Capitolo 4.

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..Get even💃🏻

<< Mamma sta andando tutto bene! Tranquilla. Non possono succede catastrofi in una settimana..>> sbraito al telefono con colei che amo più al mondo, ma che è in grado di rompermi le scatole e mettermi agitazione come nessuno.
È già passata una settimana da quando sono a Boston, le lezioni vanno bene, ma per una settimana all'università non si è parlato d'altro che dello schiaffo che avevo dato ad Adrian.
Occhi indiscreti ovunque io andassi mi seguivano..
Nessuno sapeva il mio nome, ero semplicemente l'intrepida ragazza che era riuscita a zittirlo, forse per la prima volta nella sua vita, dato l'enorme scandalo che aveva riscosso il mio schiaffone.

Non l'avevo più incrociato da quel giorno, l'ultima volta mi aveva minacciato di non farmi vedere in giro, ma io avevo troppo orgoglio per cominciare a nascondermi, quindi feci come se nulla fosse successo: a testa alta camminavo per i corridoi della boston university.

Avevo peró passato molto tempo con Travis, a pranzo, a colazione e anche durante il quarto d'ora universitario.
Questa sera sarei uscita a cena con lui, mi aveva invitato una settimana prima, proprio alla festa, ma tra una cosa ed un altra avevamo rimandato fino ad oggi.
Non sapevo bene come definirla, una cena amichevole, un appuntamento.. ma sapevo fossi in buone mani.
Travis era un cuore puro e sincero.

Staccai la chiamata con Mamma dopo una buona mezz'ora ed iniziai a mettere il mascara.
Questo prodotto mi aveva cambiato e stravolto lo sguardo, insieme all'eye-liner.
Erano entrambi entrati a far parte della mia routine mattutina, e mi chiedevo tutti i giorni come avessi fatto a vivere prima senza di loro.
Peró ecco, mi limitavo a quello.
Avevo comprato qualche correttore, 2/3 lucida labbra e anche qualche palette viso, ma continuavo a non usare nulla se non quei due.

Finito di spruzzarmi la mia colonia preferita al cocco, mi misi la borsa in spalla ed uscì ad aspettare Travis che sarebbe dovuto venire a prendermi per accompagnarmi.
5, 10, 15 minuti.. di lui nemmeno l'ombra.

"Travis dove sei? Eravamo rimasti che anche oggi saremmo andati insieme all'università. Che faccio prendo l'autobus?"
Gli invio, sperando in una risposta immediata, ma niente.

Sbruffai sonoramente senza sapere che fare,
Poi, d'improvviso, mi si palesó davanti in tutta la sua maestosa bellezza lei.

La mercedes di Adrian, con lui al volante e sta volta più bello che mai.
Braccio appoggiato al finestrino, in bocca una sigaretta spenta, ed il suo solito savoir faire da chi dalla vita era sempre riuscito a prendersi tutto.

il mio sguardo non potè  che non cadere sulle sue labbra rosse, sui capelli arricciati, e sulla clavicola disegnata perfettamente.
Non se la meritava tutta quella bellezza, e non si meritava nemmeno la sua macchina.

<< Il principe azzurro oggi non è passato a prenderti?>> ghigna lui, mantenendo lo sguardo fermo.
Eccolo fregarsi con le sue mani, come faceva a sapere che era Travis ad accompagnarmi  tutti i giorni?
<< Ah,quindi lo sai che è Travis ad accompagnarmi.. fortuna che sono io quella ossessionata da te, Adrian>> rispondo, cercando sempre di apparire sicura di me.

Lo vedo sorridere e alzare la testa verso l'alto, prendere poi un accendino dal cruscotto e accendersi la  sigaretta senza distogliere il suo sguardo da me.
Mi fissava, mi fissava spesso, in un modo tutto suo, come volesse perforarmi o farmi cedere.

Dalla sua bocca uscivano solo cattiverie, eppure nei momenti di silenzio, quando mi guardava e basta, io non mi sentivo arrivare cattiveria.
Mi sentivo arrivare di tutto, brivido, curiosità, arroganza, ma non cattiveria.

<< sali.>>
<< Con te? Mai.>>
<<Sali ho detto, Non lo ripeterò una terza volta>>
<< no Adrian. Non ci senti?>>
<< Perchè? Non reggi la mia vicinanza?>> scandisce arrogante, dio mio come faceva ad essere così sicuro di se?

Portai il mio sguardo verso tutto il suo corpo, indossava una camicia nera aderente che gli fasciava perfettamente i muscoli, insieme ad un paio di Jeans.
Volevo ricambiare con la stessa moneta, farlo sentire osservato, in profondità, come lui faceva con me, eppure il mio sguardo non gli causava una minima reazione. 
Lo vedevo lì..
Marmoreo, insormontabile.

stavo anche cercando un difetto, un minimo difetto su cui potermi appigliare, ma negare la sua bellezza sarebbe stato da sconsiderate, e non sarei nemmeno risultata credibile ai suoi occhi.

<<fammi guidare>>
<< stai scherzando vero?>> rispose gettando la sigaretta finita dalla finestra.

Ignorai la risposta, mi accostai al lato del conducente ed aprì la sua portiera.
<< Scendi, oggi guido io>>
Adrian mise un piede fuori e salì esattamente per la mia figura, avvicinandosi pericolosamente a me.

C'era un'evidente differenza d'altezza tra noi, arrivavo all'inizio del suo petto e questo obbligava me ad alzare la testa e lui ad abbassarla, eppure i nostri sguardi riuscivano ad incastrarsi in un punto.
In un punto preciso, giusto, perfetto.

<< sei impavida, Ariel>> disse con un tono più basso del solito facendomi venire una smorza allo stomaco.. Non mi stava toccando, mi stava solo leggermente sfiorando, eppure a me sembrava di essere finita nella tana del lupo..
<< Quindi anche tu sai il mio nome>> risposi, cercando di riprendere le redini del gioco in mano.
<< Lo so perché i miei amici non hanno fatto altro che rinfacciarmi il famoso Schiaffo che una certa "Ariel" mi aveva dato nell'ultima settimana >> continuò pacato, diminuendo ancora di più la distanza tra noi.

Fino ad una settimana fa mi aveva minacciato e detto che sarei morta se mi fossi avvicinata un altra volta a lui, ed ora me lo ritrovo difronte, a pochi millimetri da me.
Ma la cosa più esilarante era il fatto che fosse stato lui a volere questo.

<< Quindi ho rovinato la tua reputazione..>>
<< Sei una donna Ariel, fossi stata un uomo ti avrei probabilmente ucciso..>>
E la tranquillità con cui dice questa frase mi fa gelare il sangue.

Iniziai a deglutire a fatica, Volevo spostarmi, fare un passo indietro perché questa vicinanza mi stava spaventando, ma sarei risultata una persona senza coraggio.

Avevo due gemme inchiodate su di me, sul mio petto che saliva e scendeva e sui brividi che la paura mi aveva causato.
Avevo paura di Adrian, perché non lo conoscevo, non sapevo cosa potessi aspettarmi da lui e cosa no, era un incognita.
Una bellissima, affascinante e mistica incognita.

Riprendi lucidità Ariel, ripetei tra me e me, ma esasperata, abbassai lo sguardo verso i miei piedi.

<< Non riesci nemmeno a reggere uno sguardo per più di 10 secondi.. sei ancora una bambina, piccola Ariel..>> sorrise beffardo, perché oggi aveva vinto lui.
Lui, la sua sicurezza ed il suo ego smisurato.

Si allontanò poi da me risalendo subito  in macchina.
<< ho fatto bene a non darti importanza l'altra sera, perché sei come tutte le altre Ariel.
Non dimenticarlo.>> dice con un tono completamente diverso da quello di prima, un tono frigido, privo di emozioni umane.

<< non darmi importanza? Ma se mi hai seguita fino a fuori per minacciarmi>> dissi, nella speranza di mettergli un minimo di pressione ed umiliazione a dosso, ma lo sapevo bene, ero stata io a seguirlo fuori.
E lo sapeva anche lui.

La macchina partì ed io me ne restai lì impalata, con la rabbia in corpo ed il cervello in subbuglio.
Adrian Miller aveva appena pareggiato i conti con me.
Ma non era finita qua.

Ci vediamo con la seconda parte del capitolo💃🏻

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