13. Da punto e a capo

1 0 0
                                    

Miguel e Zilong riuscirono in qualche modo a ritornare alla casa del vecchio Tom. In qualche modo perché Zilong era ancora intento a ripercorrere la sua vita, valutandola accuratamente, mentre Miguel era ancora scosso dal viaggio nella bolla di Maharashad. Gli aveva lasciato un viscido disagio addosso, un profondo senso di inquietudine che pareva fuoriuscire da quella sostanza violacea, imprimendosi nel suo corpo, impianti elettronici compresi.

Per questo, quando la porta della casa del vecchio Tom si aprì restò per una manciata di secondi con la capra in mano, alzata, attendendo una sentenza, mentre il suo corpo cercava di espellere quel disagio. Tardi si accorse che, davanti a sé non aveva l'uomo, ma Nastia, stordita come sempre.

Passarono altri secondi, in cui si fissarono a vicenda, senza concludere niente, finché la capra non belò. Lei abbassò lo sguardo, svogliata e forse notò per la prima volta l'animale.

«Ah, l'avete trovata.»

Quella frase, così atona e priva del minimo entusiasmo, permise a Miguel di riconnettere la sua mente, ricordare quanto avesse vissuto nelle ultime ore e rischiare un ictus al volto, per quanto cercò di reprimere la rabbia.

La capra belò di nuovo, con tono più acuto, e lui si accorse di averla stratta troppo. Rischiò di perderla per lo spavento, ma poi la strinse a sé, come se fosse un oggetto di inestimabile valore: mai avrebbe rischiato che, una volta toccata terra, se ne fosse andata via, correndo verso il tramonto.

«Caroline, dannazione, questa è Caroline!» gridò una voce dall'interno, prima che un peso morto cadesse a terra e rompesse un bicchiere di vetro.

Nastia non reagì finché il vecchio Tom non li raggiunse e lo lasciò uscire. L'uomo strappò la capra di mano a Miguel e la riportò all'interno, ciondolando e riempendola di baci.

Il ragazzo tornò a fissare la donna, che ricambiò per un'altra lunga manciata di secondi, mentre dall'interno si sentivano le adulazioni di Tom per Caroline. Capendo che negli occhi di Nastia avrebbe trovato solo un pozzo senza fondo, da cui sarebbe uscito a fatica, decise di entrare, trascinandosi dietro Zilong.

L'uomo, intanto, era giunto a Cambise IV e, per le difficoltà trovate nell'elaborare i ricordi, si appoggiò al tavolino del soggiorno, rovesciando il secondo bicchiere, prima di cadere a peso morto sul divano.

Al secondo rumore di vetri rotti, Miguel analizzò la zona, perplesso: la casa era piccola, costruita con lamiere e materiali refrattari. Aveva forse quattro stanze, una cucina verniciata di azzurro, che intravvedeva, una stanza da letto dall'altro lato e il salotto dov'erano loro, arredato con un divano, un vecchio tubo catodico acceso, un terribile tappeto giallo e delle pale, che portavano un po' di fresco. In realtà non vedeva la quarta stanza, ma sperava ci fosse un bagno e che quell'uomo non facesse compagnia alla capra nell'evacuare i suoi bisogni.

Tornò a concentrarsi su quanto aveva attirato inizialmente la sua attenzione: c'erano forse cinque bicchieri di vetro sul tavolino, usurati in modo diverso, in base alle giornate che erano rimasti là. Due, però, erano ancora freschi, i più vicini alle otto lattine di birra mal stipate su quanto restasse del mobile.

Si voltò di nuovo verso Nastia, che ricambiò, stravaccata sul divano vicino a Zilong.

«Metodo Dušan, stava allungando le mani.»

Qualcosa gli disse che, tentare un appuntamento con quella donna, potesse rivelarsi più pericoloso del previsto, oltre che terribilmente monotono.

Il vecchio Tom, quasi chiamato, ritornò ciondolante in salotto, accarezzando Caroline.

«Credetemi, non ci speravo, ma grazie ragazzi. Vi ricambio il favore», disse, prima di posare lo sguardo su Nastia e sorridere, «C'è posto anche per me là?»

Lei, in risposta, si allungò su tutto il divano, appoggiando le gambe su di uno Zilong inerte, ancora perso a Cambise IV. Era incredibile come, una missione pure secondaria, avesse lasciato un tale segno.

Il vecchio Tom non sembrò offeso e continuò ad ammirare il suo corpo languidamente, accarezzando Caroline.

«Quindi ci riparerai il condizionatore?» chiese Miguel.

Doveva prendere la situazione in mano, il vecchio Tom, tra l'alcool e gli ormoni, da solo non avrebbe combinato nulla.

Infatti non ottenne risposta e ripeté la domanda, alzando il tono di voce.

L'uomo si voltò, quasi lo vedesse per la prima volta, ma non fu l'unico scosso da quel richiamo: Zilong interruppe il flusso dei suoi pensieri, svegliandosi come da un sonno profondo.

Si guardò attorno e notò prima Nastia, poi il vecchio Tom con la capra in mano. Come un buon padre protettivo, spostò la donna e la mise seduta composta, per poi cercare di oscurarla con il suo corpo. Scosse ancora una volta la testa, per allontanare gli ultimi ricordi, e si inserì nella conversazione.

«Esatto, siamo venuti per il condizionatore e, dato che ha la capra...»

L'uomo annuì, meccanicamente, ancora stordito.

«Sì, me la cavo con i condizionatori. A casa vostra giusto?»

«Più o meno» rispose Miguel.

«Ma ci vivete, no?» domandò il vecchio Tom.

«Sì, ed è rotta, per questo deve essere riparata» continuò il ragazzo, leggermente scocciato.

Era terribile dover parlare con una persona che non lo degnava di uno sguardo. Non era la prima volta che gli capitava e lo detestava. Perlomeno questa volta il problema non era lui, ma le condizioni stesse di quell'uomo.

«Oh, bene, sì può fare, si può decisamente fare...» continuò il vecchio Tom, sempre accarezzando la carpa, che ogni tanto belava compiaciuta.

Zilong lanciò uno sguardo a Nastia, sperando che reagisse, ma questa aveva lo sguardo perso, incollato al tubo catodico. I suoi occhi parevano rispecchiare la pellicola, un vecchio film di cowboy ingiallito dal tempo.

«Direi che possiamo andare» sussurrò Miguel a Zilong, comprendendo il problema.

«Concordo. Magari sulla via del ritorno potremmo fermarci in quel locale in città. È cibo consumista, ma sarà sicuramente meglio del gulasch sintetico e compresso.»

All'idea di mangiare per la terza settimana di fila quella roba, Miguel si dovette piegare e accettare la proposta. Per quanto non più sano, almeno quel cibo avrebbe avuto un sapore diverso.

«Speriamo solo che il proprietario non si ricordi di noi, anche se l'abbiamo pagato bene.»

«Avete messo piede nel locale di mio fratello?»

La voce del vecchio Tom era cambiata bruscamente, divenendo cupa, minacciosa e lucida.

Miguel e Zilong alzarono lo sguardo e notarono che, al posto della capra, ora l'uomo imbracciava nuovamente il fucile, puntato contro di loro.

«E avete dato tanti soldi a mio fratello?»

Entrambi balbettarono parole sconclusionate, parecchio perplessi e confusi, tempo perso per poter controbattere.

«Fuori da questa casa!»

Miguel e Zilong non osarono obiettare, non dopo che due pallettoni li sfiorarono di pochi centimetri, sollevando le assi del pavimento all'impatto.

Riuscirono giusto in tempo ad afferrare Nastia, dirigersi fuori, accendere il motore e obbligarla a mettere in moto, schivando un altro colpo mentre partirono con la retromarcia.

Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: Jul 27, 2022 ⏰

Aggiungi questa storia alla tua Biblioteca per ricevere una notifica quando verrà pubblicata la prossima parte!

Squadra 24 - Storia di un disastroso naufragio spazialeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora