Avete presente quel tipo di ragazza con le cuffiette nelle orecchie e le felpe enormi? Alice era una di quelle. Quelle ragazze sempre distratte, con la testa tra le nuvole. Quelle ragazze così fragili, ma capaci di rialzarsi sempre e comunque. Quelle ragazze con il sorriso sulle labbra e i demoni nella testa. Quelle ragazze che trattengono la rabbia dentro e poi scoppiano. Quelle ragazze che aiutano prima gli altri e poi se stesse. Lei era un bellissimo disastro che odorava di tabacco, lavanda e di vecchi libri. Lui invece, si chiamava Danilo. Aveva uno di quei sorrisi da lasciarti senza fiato e uno di quegli sguardi che ti penetravano dentro anche senza volerlo. Aveva tutte le ragazze ai suoi piedi ed era comprensibile, dovevate vederlo per capire. Lui si definiva uno 'spirito libero', un modo carino per dire che gli importava solo divertirsi e non avere impegni. Lei aveva 18 anni e lui 19. Si ritrovarono in classe insieme quell'anno, erano destinati a stare insieme. Era scritto nelle stelle. Alice amava stare in solitudine, ecco spiegato il perché anche in classe era sola, in un angolino a sentire la noiosissima lezione di storia dell'arte. Lui entrò, con quell'aria da 'Sono il migliore, amatemi' e si guardò attorno. Poi sorrise, Alice arrossì. Si emozionò a vedere quello spettacolo, si emozionarono tutte. Poi si rivolse verso la professoressa.
"Il preside mi ha spedito in questa classe, tenga." disse, consegnandole un foglio.
"Ah, si. Ho sentito molto parlare di lei, Papa. Non in positivo, se può farle piacere. Si segga all'ultimo banco, vicino Romano."
Danilo guardò Alice e sorrise. Si diresse verso Alice, e si sedette al posto a lui assegnato.
"Ciao" disse lui alla ragazza, sorridendo.
"Ehm, ciao." disse lei, con il cuore in gola.
"Inutile che mi presento, sai già chi sono. " le fece un occhiolino e aggiunse "Tu invece? Tu chi sei?"
"Nessuno di importante." Disse lei. Lo guardò per altri due secondi dopo quell'affermazione, ma poi si rigirò, senza voltarsi più.
Finita la lezione, Alice si alzò e si diresse verso l'uscita, senza considerare minimamente Danilo. Era incazzata con lui, non sopportava quell'aria di superiorità che aveva. Danilo la seguì fino alla fermata dell'autobus.
"Alice, giusto?" disse lui.
"Preferisco definirmi nessuno di importante con qualcuno che si sente il Dio di non so cosa" disse lei, fredda e indifferente, o almeno provava a sembrarlo.
Lui rise e disse "Dai su, ti accompagno a casa io".
"Abito dall'altra parte della città" rispose lei.
"Tranquilla, anch'io".
"Ah."
"Dai, vieni" Sorrise, la prese per mano e la trascinò fino alla macchina.
"Senti, okay, ma prima devo andare al parco. Quindi se non ti va prendo l'autobus".
"Mi va, Sali"
Salirono in macchina e si diressero al parco.
Appena arrivati al parco Alice si avvicinò in tutta fretta alla ringhiera che si affacciava sul mare.
"Posso sapere cosa devi fare qui?" chiese Danilo incuriosito.
"Delle foto"
Prese la macchina fotografica dallo zaino e inizio a fotografare il mare.
"Ti piace fotografare?"
"Solo le cose belle"
"Io ti fotograferei per ore"
Alice arrossì, Danilo sorrise. In quel momento Alice si girò e scattò una foto.
"Il tuo sorriso riesce a far invidia al sole"
Lui le mise una mano tra i capelli e si avvicinò delicatamente al suo viso.
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Libro per il concorso AAP
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