Prima di commettere un qualsiasi errore, chiamai Paige e le spiegai velocemente la situazione.
Erano giorni che non smettevo di pensare a quello che avevo trovato nella vecchia soffitta, volevo parlarne con Noah ed essere il più sincera possibile con lui, ma volevo che Paige sapesse prima di tutti.
Così, quando lei ancora un po' scossa mi diede una sorta di permesso, sciacquai il viso e tornai in salone dove ad aspettarmi seduto sul divano c'era Noah.
Non avrei mai immaginato di rivederlo lì, ma mi costrinsi ad ammettere che non speravo altro che un suo ritorno.
Ne avevo bisogno come fosse ossigeno.
Avrei persino smesso di bere, se me l'avesse chiesto.«Ti ho mai parlato dei miei genitori?» chiesi legando i capelli in una coda alta, mentre mi accomodavo sul divano incrociando le gambe.
«Mi hai accennato il fatto che non fossero mai stati particolarmente presenti, ma no. Non so altro» mi scoccò un'occhiataccia quando mi vide portare una sigaretta tra le labbra, ma decisi di ignorarlo.
«Non te ne ho mai parlato perché non è facile comprendere, ma voglio che tra noi non ci siano più segreti. Sono stanca delle bugie e di doverti perdere per codardia» brontolai soffiando una nube di fumo.
«Mia madre era una tossicodipendente, riusciva a sballarsi con qualunque cosa le capitasse davanti. Era bellissima, forse la donna più bella che io avessi mai visto, aveva una famiglia perfetta e nessun tipo di problema» presi una boccata di fumo, poi la sputai fuori sotto lo sguardo attento di Noah.
«Mio padre era lo studente modello, l'uomo più buono e gentile che esistesse al mondo. Si è innamorato di mia madre quando ancora frequentavano il college ed era chiaro che la loro relazione fosse tossica, ma a lui non è mai importato granché perché amava mia madre più di qualunque altra cosa al mondo» accennai un sorriso amaro, mentre lo sguardo di Noah si faceva man mano più curioso.«Nonostante a volte mia madre sparisse per ore o addiritture giorni, quando tornava mio padre era sempre lì per aiutarla e sostenerla. Ascoltava tutte le sue urla, subiva i suoi schiaffi e accettava persino quando decideva di lasciarlo -che poi, in realtà, non si erano mai lasciati per davvero. Poi le condizioni fisiche di mia madre peggiorarono e, quando morì di overdose, mio padre prese la sua stessa strada: iniziò a fare uso di droghe. Certo, non nelle quantità di mia madre, ma rimase vittima di un incidente che lo costringe tutt'ora a vivere come una specie vegetale» buttai fuori tutto d'un fiato perché non credevo che sarei riuscita a spiegargli quella storia per intero se mi fossi fermata.
Noah rimase in silenzio qualche secondo, tenendo gli occhi puntati nei miei.
«Sapevo fossi forte, ma non pensavo avessi sopportato tutto questo» mormorò cautamente, quasi come se temesse di vedermi piangere.
Ma io feci spallucce e, reggendo la sigaretta tra le labbra, mi alzai dal divano facendogli cenno di seguirmi.«Non è per questo che ti ho raccontato la storia della mia splendida famigliola.
Da bambine, mio padre proibì a me e mia sorella di salire al terzo piano e di entrare in soffitta. Quella stanza era sempre chiusa a chiave, ma non ci importò mai granché di aprirla.
Fin quando, qualche giorno fa in preda ad un assurdo momento di noia, decisi di sbirciare tra i vecchi scatoloni» aprii la porta della cucina ed indicai il tavolo.«C'era un'infinità di bustine come queste nascosta negli scatoli» dissi fingendomi indifferente, ma in realtà la consapevolezza di ciò che avevo fatto mi stava logorando a tal punto che ne indicai due ormai vuote.
«Quelle le ho usate io in questi giorni. Mi sono ripromessa che sarei stata completamente sincera con te, quindi ecco qui la verità servita su un piatto d'argento: ho ripreso a fare uso di droghe» spensi la sigaretta in un posacenere.
Quando ero arrivata a quel punto di non ritorno? Mi sentivo così debole che, nel guardare lo sguardo deluso di Noah, quasi non riuscii a rimanere in piedi.«Dobbiamo disfarcene. Devi buttare tutta questa roba» arricciò il naso, iniziando a raccogliere le bustine bianche.
«Ehi, lasciale!» gliele sfilai dalle mani, quando notai il suo sguardo diventare duro.
«No, non guardarmi in quel modo. Non butterò tutta questa droga, non puoi costringermi a farlo» ringhiai stringendo le bustine al petto. Era infantile il mio comportamento, ne ero consapevole, ma non riuscivo più a starne senza.
Ero come mia madre, pensai.
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Everything you don't know.
RomanceLa vita di Faith, un'adolescente riservata dagli occhi chiari come il ghiaccio che prova a superare i suoi traumi causati da un'infanzia turbolenta e da genitori completamente assenti, viene sconvolta da uno sconosciuto dal buon profumo ad un ballo...