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Nelle tre settimane successive dopo qualche timido saluto quando si incrociavano per strada stavano riuscendo ad entrare in confidenza, e finalmente lui aveva preso coraggio per invitarla ad uscire.
Erano gli uomini a fare la prima mossa, glielo avevano sempre insegnato.
Ma lui con le ragazze non ci sapeva per niente fare, invece Euphemia sembrava molto più sicura di lui.
Dopo aver mangiato qualcosa al bar, che Euphemia aveva insistito con non poco stupore del ragazzo a pagare per entrambi, erano andati a fare una passeggiata per le vie.

Camminavamo vicinissimi, le loro mani si sfioravano appena.
Euphemia parlava, gli raccontava di com'era l'Inghilterra e Fleamont ascoltava guardandola attentamente.
Aveva scoperto che a quanto pare lei era veramente una strega, così lui le aveva detto anche della sua famiglia: in India le scuole di magia non esistevano, dunque Fleamont aveva studiato magia a casa con sua madre imparando a tenerla nascosta già in giovane età.

Gli amici della ragazza erano inizialmente stupiti che Euphemia uscisse con un tipo del genere, che non era in realtà il massimo della bellezza né dell'espansività.
Però lei gliene parlava benissimo, dunque non potevano fare altro che fidarsi.

Dopo l'ennesimo sfioramento delle loro dita Fleamont finalmente decise di prenderle delicatamente la mano, sentendola calda nella sua.
Adorava la sensazione della pelle morbida della ragazza attorno alla sua, e notò che le sue guance si erano leggermente arrossate.
Euphemia gli sorrise probabilmente per l'ennesima volta da quando erano usciti e gli tenne la mano, continuando a parlare come se niente fosse.

"uhm... Comunque sei veramente bella oggi. Cioè, non solo oggi" si corresse.
"grazie Fleamont, anche tu"
"cosa- davvero?"
"beh sì, per me sei bello"
fortunatamente la carnagione di Fleamont mascherò decentemente il suo rossore.
"oh beh- grazie mille"
"non c'è di che" gli disse lei.
Lui continuava a guardarla, senza sapere che dire e che fare.
Aveva tanta paura, sia della sua famiglia che di un suo possibile rifiuto.
Perché se mai si fossero messi insieme poi avrebbe dovuto fare i conti con suo papà.

Sapeva che lei era intelligente e che capiva le cose anche senza bisogno di parole, e sperò che forse capisse anche quello.
Ma lei cosa ne poteva sapere?
"ehm, devo dirti una cosa" disse ad un certo punto.
"certo vai pure"
"io devo sposarmi" disse abbassando subito gli occhi. "mio padre sta organizzando un matrimonio per me" aggiunse poi.
Euphemia stette qualche secondo in silenzio.
"capisco" disse poi.
Lui la guardò dritta negli occhi. "Euphemia per favore, insegnami l'inglese".

at first sight | potter familyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora