Part 25

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CAPITOLO 25

Rachid stava percorrendo tutta la collina di Malibù palmo a palmo da svariate ore ed era deciso a trovare la villa di Micaela. Aveva una settimana di ferie e la stava passando così: girovagando come un segugio a caccia della sua musa perduta. Era il terzo giorno di ricerche e ancora non aveva trovato la sua casa. Si rendeva conto che si stava comportando da stalker visto dall'esterno, ma le sue intenzioni erano buone.

Un pensiero gli traversò la mente per la prima volta: e se Micaela non fosse stata in casa? Anzi, era estremamente probabile che non ci fosse. Sicuramente stava passando le feste in famiglia. Non certo da sola. Ma che stupido! Di tutti i periodi dell'anno in cui potesse fare quel folle tentativo aveva scelto il meno indicato. Era la viglia di Capodanno per di più! Anche se avesse trovato la sua villa, lei non ci sarebbe stata. E poi che avrebbe fatto? Sarebbe tornato a casa con la coda tra le gambe.

Iniziava a dubitare della sua salute mentale. Quello che stava facendo non aveva alcun senso. E se l'avesse trovata in casa con altre persone? Magari aveva invitato parenti e amici da lei. Che cosa avrebbero detto? Come si sarebbe giustificato? Lei sarebbe sicuramente rimasta infastidita dalla sua intrusione in un momento privato. E se fosse stata con un uomo? Impossibile...o forse no?

La sua mente passava in rassegna tutte le ipotesi, dalle più fantasiose alle più realistiche, mentre continuava a vagare per quelle stradine tortuose. Almeno il paesaggio era grandioso: alberi, piccole cascate, clima mite e soleggiato e canyon spettacolari dalla vista mozzafiato sul mare in lontananza. Capiva perché Micaela avesse scelto questa zona per vivere: selvaggia, poco frequentata e pacifica nonostante fosse a poca distanza da Malibu e Los Angeles, quindi perfetta per le sue attività lavorative e i suoi appuntamenti mondani.

Ad un certo punto, proprio dietro ad una curva e perfettamente mimetizzato dietro uno sperone roccioso, vide un muro di cinta. Rallentò e seguì il muro a passo d'uomo fino a raggiungere un cancello. Era decisamente l'ingresso di una proprietà. E anche ben nascosta. Ma se non fosse stata la casa di Micaela? Se fosse stata la casa di qualcun altro? Cosa avrebbe detto? "Scusi, ho sbagliato indirizzo?" Avrebbero chiamato la polizia?

"Ma va be, tanto ormai siamo qua" pensò.

Si era spinto troppo oltre quindi scese dalla macchina e suonò il citofono. Nessuna risposta. Indeciso se restare o andare, rimase per qualche tempo col braccio appoggiato alla portiera aperta a fissare quel muro di cemento armato e quel cancello nero alto come un palazzo di due piani. All'improvviso un ronzio. Il cancello si stava aprendo. "Davvero?" pensò.

Prima ancora che riuscisse a formulare un pensiero su cosa dire si ritrovò una canna di pistola puntata dritta in faccia e indietreggiò spaventato. Una frazione di secondo dopo vide Micaela dietro quella canna di pistola.

Si guardarono entrambi non capendo cosa stesse succedendo. La prima a reagire fu Micaela che abbassò la pistola e lo guardò come se lo vedesse per la prima volta.

"Hey, ciao. Disturbo?" disse lui come se fosse una situazione normalissima.


Un angelo sotto coperturaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora