Tu, pensiero felice.

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Cosa vecchia scritta agli inizi del mese.

E cosa mai pubblicata perché volevo tenerla per me.

Ero abbastanza giù e avevo una musica particolare in doccia. La playlist ha favorito.

Immagine istantanea.

Come sempre io mi capisco e io so perchè o non so proprio.

Non è granché, ecco.

Non aspettatevi nulla.

Clò.





Il crepitio del fuoco non mi da conforto.
Avevo acceso il camino in questo spazio largo, fatto di legno un po' marcio, disabitato in cui mi trovo da solo. Potrei chiacchierare con me stesso, ma non penso scaccerebbe il mio senso di colpa.
E quindi esco, esco fuori. Mi trovo come in una specie di spazio denso e che non riconosco.

Non è Roma, non è la città.
Niente traffico.

Dove sono?

Sembra un allucinazione, sudo ma non avverto il calore, il corpo gocciola, credo sia estate, ma non ne sono sicuro.

Manuel, non è che sei finito all'inferno?

Mi ritrovo a camminare lungo questo campo, a ben due ore da casa.
Non so bene nemmeno il cosa ci faccio, ma ripenso a cosa ci siamo detti l'ultima volta. A cosa mi hai detto.

Simone mi dispiace. Non ha significato nulla.

Avrei voluto cancellare le lacrime, sembravano due aghi da cui usciva acqua, non sangue.
È il ricordo più brutto che ho di te, di noi.
Non ci siamo più capiti, io non sono più riuscito a capirmi. Andava così bene e l'errore di una sera lo sto pagando da soli tre mesi.
Quando mi avvicino alla tua casa, Simone, la guardo solo da lontano. Ho troppa paura di vedere la delusione sul tuo volto, quel bel volto che assomigliava a qualcosa di non terreno.

Perché lo hai fatto?

Tradire non è atto sano. È ingiusto, è sbagliato, è fuoco che brucia e divora. Eppure ero io ad avere paura potesse succedermi. E invece sono stato io a farlo.

Simone, guardami.

E mi ritrovo, qui. Vagante, senza nessuna meta o posto dove andare. Ce lo avevo un posto dove andare, ma ho rovinato tutto.

Manuel, hai rovinato tutto. Ti ho lasciato entrare nella mia vita, ti sei preso la mia pelle, ti sei preso i miei ricordi, ti sei preso il mio respiro, la mia insicurezza.

Tu mi hai preso tutto.

E se devo maledire me stesso, o la sensazione di quella sera, non lo so davvero. Continuo a muovere i piedi senza davvero una logica, è pura inerzia che mi spinge in avanti. Le mani si alzano sulle spighe di grano, il colore del poco sole che è rimasto, ci batte sopra. È pomeriggio inoltrato.
Cammino e vedo un'immensa distesa di fiori, rivolti al cielo. Sono gialli, grandi, sembrano avere un grande occhio al centro, colmo di semi. Una volta che verrà tagliata la base, il girasole sarà lasciato ad essiccare e i semi verranno mangiati.
Sai perché mi piacciono i girasoli?

Guardo verso il cielo, e avverto già la pioggia scaricarsi addosso a me, nonostante ci sia il sole.

Perché guardarono sempre al sole. Me lo ricordi, Manuel.

Forse allora penso sarebbe meglio raccorgliene un po'. Lo faccio in maniera automatica. Non ho un coltello non ho nulla, semplicemente uso le dita e la poca forza che ho.
Le unghia rovistano lungo la pianta.
Il terreno viene bagnato da una piccola goccia. Una seconda mi cade sui capelli, sembra un ago bagnato, sottile.
Guardo in alto, c'è ancora il sole.

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