Capitolo 25. Ibernata

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Quando riaprii la porta del bagno, tutti i miei problemi ritornarono a galla, come se fossero lì, in agguato dietro la soglia

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Quando riaprii la porta del bagno, tutti i miei problemi ritornarono a galla, come se fossero lì, in agguato dietro la soglia. Mio padre mi aveva lasciato un messaggio e così pure Tecna. Mi bastò dare un'occhiata al primo per cadere in un profondo abisso di sconforto.

Non so cosa ti stia accadendo, che sia tutta una grande distrazione dal destino di Hypnos o una follia scaturita da quanto oggi è successo a tua madre... sappi che io ti starò sempre accanto, qualsiasi cosa tu faccia.

Mia madre non c'era più. Ovviamente nessun dispositivo poteva informarmi, né lei aveva modo di mettersi in contatto con me. Lo sapevo e basta, percepivo un vuoto incolmabile nel petto, e pure ora, a distanza di tempo, riesco a discernere il momento esatto in cui mia madre uscì dalle porte dell'esistenza, lasciandomi per sempre. Non ci saremmo più viste, le sue braccia non mi avrebbero più avvolta, non sarei più stata cullata dalla sua voce... voce che, giorno dopo giorno, diveniva sempre più sbiadita, più lontana, così come il suo volto. La mia mente, in sua assenza, stava inesorabilmente cancellando i suoi lineamenti, lasciando un'enorme e profonda voragine nella mia memoria.

Uscita dal bagno, ero cupa, ingobbita, svuotata da ogni energia. In un certo senso, l'urgenza di trovare un gabinetto e scrollarmi di dosso le tre ragazze era stato un bel diversivo, una divertente distrazione da quel tragico giorno di sconfitta.

Valtor, di fronte a me, non mi chiese se avessi finito. Lo sapeva, lui percepiva ogni minima mia sensazione.
Infatti mi redarguì: - Questo legame non è un gioco, dovrebbe anzi spingerti a essere più discreta...

- Scusa. - Lo interruppi, tornando a ignorarlo. Gli diedi le spalle e andai a lavarmi le mani in silenzio. Mi concentrai sul rumore costante del rubinetto, sulla freschezza dell'acqua sulla mia pelle accaldata, tutto pur di non piangere. Non davanti a lui, almeno.

Tornammo verso le tre ragazze camminando fianco a fianco. Probabilmente quelle là si staranno mangiando le mani. Pensai, ricordando come si erano comportate di fronte allo stregone. Almeno potrò pensare a qualcosa che non sia mia madre...

Valtor mi aveva coperta, era stato accondiscendente con quella bugia, non era una gentilezza senza prezzo, anzi aveva un obbiettivo preciso: fare sì che m'indebitassi. Gli ero utile da alleata, da nemica sarei stata una rogna, ne ero pienamente consapevole. Ero cosciente pure di quale sarebbe stata la miglior cosa da fare: darmela a gambe, raggiungere le Winx e avvertirle tutte della sua presenza, eppure...
Eppure le mie gambe si erano fatte gelatina, il mio cuore tamburellava, tuttavia la mia mente era ancora tormentata da un passato che non avevo potuto impedire.

Quella vicinanza con me incupì pure lo stregone, infatti d'un tratto sospirò: - Se sono costretto a sentire ciò che senti tu, almeno fammi la grazia di riferirmi il motivo per il quale sei così triste. È straziante questa nostra connessione, sai?

Le sue parole supportavano ancora la mia tesi, ossia che ogni suo sentimento e ogni sua azione era condizionata dall'Influenza, se non fosse stato per quella nemmeno mi avrebbe rivolto la parola.
In ogni caso, collaborare era la soluzione migliore... tanto avevo comunque bisogno di essere ascoltata.

Erede dell'Oblio||𝒲𝒾𝓃𝓍 𝒞𝓁𝓊𝒷Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora