Un mese dopo.
Skylar pov
Le luci al neon viola e blu che solitamente illuminavano il locale con i loro giochi pirotecnici, quella sera erano state sostituite da altre sui toni dell'azzurro, celeste, rosa e lilla; il palcoscenico era stato decorato con festoni in raso e tulle, così come i tavoli, le sedie, la postazione del DJ, perfino il bancone del bar era stato contornato dagli stessi lembi di tessuto e luci led poste sotto il bordo esterno del bancone formando un punto luce in quella penombra in cui giaceva esso.
Sulla parete retrostante il palco dei drappi dalla forma triangolare, degli stessi colori, erano disposti alternati creando un meraviglioso gioco armonioso, profondità e prospettiva. Appeso ad essi delle lettere formulavano la classica dicitura "Buon Compleanno". Non c'era un centimetro di quel locale notturno che non era ricoperto da quel tipo di decorazioni; il corrimano che delimitava il piano superiore era attraversato da un intreccio in raso celeste e lilla, dei fiori ricavati piegando dei piccoli tovaglioli in lino e incollati nei vari punti in cui i due nastri si incontravano davano un tocco in più di eleganza e femminilità.
Nell'angolo più remoto sulla sinistra, un lungo tavolo privo di qualsiasi tipo di copertura era stato allestito con piatti, bicchieri, posate, tovaglioli usa e getta; un paio di sedie, che erano state isolate da esso, erano state adibite a punto di raccolta dei pacchi regalo e sulla parete che faceva ad angolo unita a quella su cui vi erano delle panche imbottite dei palloncini argentati a formare le cifre "27" e "7" svettavano con orgoglio.
La musica tecno risuonava in quel luogo ad un volume moderato, vista l'ora ancora prematura ma nonostante fossero appena le ventuno e trenta, c'era già un notevole e continuo afflusso di giovani in quello che era il locale più famoso della movida milanese, lo stesso in cui ebbe inizio il capitolo più bello della mia vita.
Me ne stavo seduta a bordo palco osservando Ariel che allegra e solare come sempre aiutava il suo papà i suoi Oppa a controllare che tutta la strumentazione fosse a posto, funzionante, sistemando gli ultimi dettagli e rifinendone alcuni, con un sorriso di ammirazione, orgoglio e felicità ad illuminarmi il viso. Mi sentivo osservata, ma non me ne importava più nulla, se prima il solo pensiero di sentirmi scrutare da occhi sconosciuti mi provocava una sensazione di disagio portandomi a nascondere anche dalla mia stessa ombra, ora non mi scalfiva neanche più di tanto; sapevo da cosa derivavano quelle occhiate, sapevo che il mio pancione non poteva più essere ignorato, sapevo che esso ormai non passasse più inosservato per via della sua insolita forma e sapevo anche che quegli sguardi non tanto piacevoli che mi vedevo rivolgere erano sinonimo di gelosia ed invidia, in quanto ormai, qualsiasi ragazza frequentante assiduamente l'Heaven era a conoscenza della mia relazione con il bel leader del gruppo che si esibiva ogni fine settimana. Ma a me non importava, non mi dava nemmeno più fastidio vedere le occhiate loquaci che continuavano a venirgli riservate, oppure vedere come certi individui di sesso femminile si scoprissero senza alcun senso di pudore il petto rivelando molto più che il capo d'abbigliamento indossato potesse mostrare.
Niente di tutto ciò che prima mi avrebbe fatto ribollire il sangue dalla gelosia, che avrebbe minato la mia autostima rendendomi ancora più insicura di quanto già non lo fossi, niente di tutto ciò che mi avrebbe potuto mettere in ombra mi toccava più di tanto, poiché pienamente cosciente che Youngjo avrebbe guardato solamente me.
Quella serata di inizio settembre, in procinto di partenza, per buona parte di chi la animava risultava essere una come tante, il classico venerdì sera in cui si andava con gli amici in giro per locali a sballarsi e a divertirsi, ma per un piccolissimo gruppo ristretto di individui, essa era speciale in quanto non si festeggiava la nascita di una persona, bensì due.
Era il due di settembre: il compleanno di mia figlia ma anche di Youngjo.
Il giorno tanto atteso da Ariel, poiché non vedeva l'ora di poter condividere quel giorno insieme alla persona a cui voleva più bene, quella stessa persona che aveva saputo apprezzarla ancora prima di conoscerla, la stessa che la accompagnò in quell'inferno durato pochi mesi durante i quali, anche se potevano vedersi di rado, non smetteva mai di informarsi su di lei, di chiedere delle sue condizioni, di preoccuparsi di lei.
STAI LEGGENDO
•Incomplete•
FanficSkylar è una ragazza madre abbandonata dai genitori, costretta a lasciare il suo paese natale si trasferisce in Italia, dove inizierà un nuovo capitolo della sua vita. Youngjo è un giovane ventiseienne che ha paura di amare e di innamorarsi. Cosa ac...