Capitolo 27

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Charlene

Guardai Angelina muoversi di continuo per 5 minuti buoni mentre pensavo a quale sarebbe stata la nostra prossima mossa. Non potevano farci niente, o perlomeno non dentro ad un centro commerciale.

La gente era ovunque e un minimo accenno di pericolo avrebbe messo in allerta le guardie che sostavano ad ogni angolo del posto, per nostra fortuna.

«Usciremo da qui senza un graffio, credimi» mormorai duramente prima di afferrare la borsa dal lavandino bianco e tirare un calcio alla porta.

Si aprì di botto, creando un boato non indifferente che fece girare l'uomo sconosciuto verso di me. «A me non piacciono questi giochetti» iniziai.

Feci due passi verso la sua sagoma. «Non ho più 5 anni e giocare a nascondino non mi entusiasma più di tanto..» sbuffai sorridendo come una pazza. E dovevo davvero esserlo per comportarmi così, maledetta me.

«Quindi», inclinai il capo, «cosa vuoi da me?» domandai avendone ogni diritto, mi avvicinai ancora e alzò il capo per guardarmi negli occhi.

Iridi scure, oserei dire nere. Mi guardavano, scrutavano come per cercare una singola briciola di paura, che non c'era. Totale assenza.

Non dovevi mai mostrarla, lo avevo scoperto a spese mie.

L'uomo sospirò e mi rivolse uno sguardo annoiato. «Sei un'arma, il suo punto debole» cominciò, «ripetitivo, no?» alzò un sopracciglio.

Mi posai la mano destra sul fianco intenta a starlo a sentire. «Sappiamo bene che la ragazza che aveva attirato Jason fuori dal locale aveva i capelli ricci, marroni; che era bellissima e tutti altri aggettivi di cui non me ne frega un cazzo, Charlene».

Sapeva il mio nome. Si riferiva a Jason Felix, nonché il ragazzo che Ashton aveva fatto fuori. Vendetta a sua madre, no?

«Già, e dimmi un po'..» sorrisi, «l'avete trovata?» misi in bella vista i miei denti con un ghigno consapevole, lo stavo prendendo in giro e mi divertita tantissimo.

Mi rivolse uno sguardo sorpreso, forse dovevo sembrare una brava ragazza, impaurita o forse di poco carattere, peccato fosse l'opposto. «C'è l'ho davanti».

Sorrisi ancora di più prima di stendere la mano verso di lui. «Beh.. piacere mio» dissi guardandolo negli occhi, freddi e cattivi.

Scosse il capo con un impeto di rabbia. «Non uscirete da qui vive, ne te ne la tua amichetta che tende a nascondersi», ci minacciò malamente, «a lei piace ancora nascondino, non è così?».

Il mio sorriso scomparve, lasciando posto ad un'espressione divertita ma pur sempre incazzata. «Oh gia.. lei è l'angelo della coppia..» lo informai, «quindi tieni gli occhi aperti, altrimenti potresti ritrovarti tra fiamme e sangue» ridacchiai passando gli occhi attorno alla sua sagoma, per poi guardare dietro di lui e attorno a me.

Ero una pazza, ero da rinchiudere, ma a quello ci avrei pensato una volta fuori dai guai. Volevo fare la parte della ragazza forte e potente, sempre e comunque. Quello mi avrebbe uccisa prima o poi.

«Forse non sarebbe così spiacevole» restò a guardarmi, e io rimasi lievemente sorpresa. Ci stava seriamente provando in un momento come quello?

Avrei potuto giocare la carta a mio favore.

«Ah no?» sorrisi pensando ad un'idea geniale, ma che sicuramente non avrebbe funzionato. «Lo renderò io stessa spiacevole allora».

Feci uno scatto indietro e bussai due volte sulla porta che intanto si era richiusa dopo il mio passaggio, la feci aprire di poco con un po' di forza e sentii la mano di Angelina congiungersi alla mia.

Ignis facit bonaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora