Capitolo 36

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Non era ancora giunta l'alba quando Kyu si sorprese ad aprire gli occhi di scatto; il mento appoggiato sull'elsa della katana. Nel silenzio della natura non si percepiva alcun suono molesto, lasciandolo sospirare di sollievo. Si voltò un attimo a osservare il tatami, ma quando vide che questo era vuoto, scatto in piedi allarmato.

La lanterna gettava un alone di luce in un angolo, dove una sagoma avvolta in una vestaglia bianca era rannicchiata con le gambe tirate al petto, le braccia incrociate su di esse e il viso affondato all'interno, come per nascondersi dal mondo intero, così come le aveva visto fare la prima volta che l'accolse. Le si avvicinò, quasi gattonando; in mesto silenzio; lo sguardo timorosamente afflitto. La sua mano si allungò a sfiorarle un gomito, ma percependo la presenza di lui, Casey si strinse di più nelle spalle e Kyu si ritrasse con angoscia e mestizia.

"Casey sama!" le bisbigliò in un soffio rattristato.

"Io ero lì, " si fece udire lei in un sussurro; la voce rotta dal pianto "dove voi potevate guardarmi!" Tirò su col naso. "Ma voi non c'eravate!"

Kyu strinse i pugni, maledicendosi e i suoi occhi si adirarono di collera per se stesso, fino a chinare la faccia a terra innanzi a lei, in segno di supplichevole perdono.

"Moushiwake arimasen!" (Sono imperdonabile!) - si scusò afflitto. "Ho abbassato la guardia e sono stato ingannato!"

Lei si ritrasse ancora di più nell'ombra e lui sollevò il capo per meglio guardarla.

"Qualcuno ... ha barattato la vostra salvezza ... con la mia!" gli riferì con tono pacato, ricordando le parole di Helmut. Kyu ripensò al biglietto trovato nella camera di Casey. Quello stesso giorno, Awashima aveva deciso di consolidare il suo consenso alle sue nozze con Kyoko. La giovane nobile, ricordò, aveva mostrato un atteggiamento ansioso. Aveva sempre considerato il bene del villaggio e probabilmente la presenza dell'inglese non la rasserenava, specialmente dopo aver notato quanta attenzione lui mostrasse per la bella straniera. Il verde dei suoi occhi divenne più intenso in uno sguardo di illuminata intuizione. Tornò a osservare la fragilità della giovane inglese e si ostinò ad avvicinarsi a lei.

"Sollevate il volto, Casey sama!" la supplicò in un sussurro gentile. Lei scosse la chioma ondulata e lui insisté. "Voglio vedere il vostro viso, Casey. Sollevate il capo!"

Lei, dapprima restia, affondò ancora di più il volto nell'incavo delle braccia. Solo quando lui le accarezzò i capelli per incitarla, sentì qualcosa sciogliersi dentro di sé e desiderò, ardentemente, obbedirgli.

Vedendo il suo volto sollevarsi, Kyu si raddrizzò pur rimanendo in ginocchio. Le prese il viso tra le mani, accarezzandole la pelle candida e soffermando il pollice lì dove i segni delle percosse le violavano la bellezza. "Avrei dovuto ucciderlo!" ringhiò piano non riuscendo a togliersi quelle immagini violente dalla mente. "E' colpa della mia distrazione se vi è capitato tutto questo!"

Casey sentì il calore della sua mano infiammarle i sensi e si ritrasse, urtata nelle sue emozioni. A un tratto, sentì un braccio insinuarsi sotto le sue gambe e prima che potesse protestare, lui la sollevò tra le braccia. Quel contatto spontaneo le confuse la mente e quando lui la adagiò sul tatami, lei si vergognò di ciò che stava provando.

"Scoprite la spalla sinistra!" la incitò, prendendo il vasetto con l'unguento. "Vi medicherò la ferita e vi farò una nuova fasciatura" disse, vedendo la bendatura scomposta a causa dei suoi rapidi movimenti.

Lei non obiettò. Non volle. Fece, esattamente, come lui le chiese e lasciò scivolare la spallina della vestaglia fino a mostrare la spalla nuda. La luce riverberava sulla sua pelle candida. Il giovane le scostò i capelli con gentilezza e nel farlo un dito le sfiorò la pelle morbida, facendogli trattenere il fiato.

L'unguento era freddo e le dita del giovane si muovevano delicate sui contorni arrossati della ferita. Casey chiuse gli occhi, sentendo il respiro di Kyu sul suo collo e il calore della sua vicinanza sfiorarle la schiena. Una fitta al fianco, però, non le permise di rimanere seduta e strinse i denti, attendendo che l'uomo terminasse la medicazione. Quando ciò avvenne, lei si distese non riuscendo a trattenere una smorfia di dolore e lui se ne rammaricò.

"Il dottore ha detto che dovete riposare per meglio riacquistare le forze ..."

"Non posso!" lo incalzò lei quasi stizzita, ma era il dolore che le dava sui nervi. "Helmut ha fatto rinchiudere Jonathan al Bakufu e non oso immaginare ciò che lo shogun gli stia facendo, supponendo che sia ancora vivo!" rivelò riprendendo efficienza nella voce.

Reiji si corrucciò. "Per tutto questo tempo?"

Lei annuì e lui assunse un'aria riflessiva. "Jonathan è una spia molto in gamba. Se è riuscito a farsi prendere così facilmente è perché segue uno scopo ben preciso. L'ipotesi più sorprendente sarebbe che possa essere stato lui a consegnarsi spontaneamente con la scusa di un negoziato per l'Imperatore!"

Casey inclinò il capo da un lato e lo guardò sbalordita. "Lo conoscete così bene?"

"Ci sono, in pratica, cresciuto accanto!" rispose lui, mentre con gesto premuroso sollevava la coperta sul suo corpo per coprirla. "Andrò io al Bakufu!"

Lei si oppose, sollevandosi, ma il dolore le fece strizzare gli occhi, rigettandola indietro e reggendosi sui gomiti. "E' pericoloso! Helmut vi avrà, certamente, denunciato e se vi prenderanno ..." lui la zittì, insinuando una mano dietro la sua nuca per meglio aiutarla ad adagiarsi sul cuscino.

"Non accadrà. Domani il villaggio sarà mobilitato perché le donne, i bambini e gli anziani si allontaneranno da Ginza diretti a ovest verso le montagne. L'esercito di Meiji ha oltrepassato il confine e Tokugawa sarà impegnato a organizzare la difesa con i suoi comandanti. Questo lascia intendere che le carceri saranno custodite da pochi soldati!" Le rivolse, poi, un sorriso incoraggiante. "Non temete. Naemi san resterà qui con voi, insieme a Mao san e a Nia, fino al mio ritorno."

Lei mostrò stupore. "Nia?"

"Hiro san è partito per lavoro, chiedendomi di occuparmi di lei."

"Quattro donne sole?! E dite che non dovrei preoccuparmi?"

Lui sorrise divertito a quel temperamento riaffiorato che ben conosceva nella giovane. "Sarete ben protetta, Casey sama!"

Lei allargò gli occhi, allarmata. "Per il cielo! E da chi?"

"Dall'unico guerriero di cui mi fidi a questo mondo!" Detto ciò, si sollevò in piedi, chinò il capo e avanzò l'atto di uscire. "Rimarrò qui fuori mentre voi riposate!"

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