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E poi corsi via, nel bosco lì vicino senza mai voltarmi, udii sempre più lontano la sua melodica voce parlarmi e poi essa come la villa divenne solo un ricordo. Prosegui dritto per un tempo che mi parve infinito e poi trovai quello che stavo cercando, il lago.
Mio padre mi aveva fatto studiare tutti i contorni di quella villa per nascondermi in caso di problematiche.
Arrivato alla riva lanciai il pacco nel lago, senza pensarci 2 volte e poi scappai via velocemente, l'adrenalina correva in tutto il mio corpo, ero senza fiato e iniziavo a vedere nero, in lontananza sentii una forte esplosione e il mio cuore si fermò per un attimo ma poi riprese subito la sua corsa verso casa.
Davanti alla porta d'ingresso c'era mio padre in piedi, impaziente ad aspettarmi.
Quando mi vide senza il pacco in mano fece salti di gioia mi corse in contro e mi abbracciò io esausto caddi tra le sue braccia svenuto.
La mattina seguente mi svegliai di soprassalto nel mio letto, mio padre arrabbiatissimo spalancò la porta di camera mia e con lo sguardo furente mi trascinò giù nella stanza urlando che ero uno stupido, un babbeo, che ero un imbecille senza futuro e che mi aveva chiesto solo una cosa.
Da lì compresi che era andato alla villa a godersi il disastro senza trovare nulla di distrutto ma solo una magnifica villa e la sua famiglia che tranquillamente ci abitava e da lì la sua rabbia era esplosa e adesso, tornato a casa mi stava punendo picchiandomi.
Sentivo le mie guance bruciare e cercai di nascondermi il viso tra le braccia.
Lui non smise di tirarmi pugni finché non si stancò.
Sputò per terra e mi chiuse nella stanza.
Dopo poco sentii la porta di casa sbattere e il suo furgone partire, provai sollievo e ripresi a respirare regolarmente.
Fissai il vuoto e rimasi lì per tanto tempo, all'incirca 3 giorni, li contai grazie alla luce del giorno e al buio della notte che entrava in quella stanza da una piccola finestra impossibile da aprire.
Tutto quel tempo rinchiuso lì con solo una bottiglietta d'acqua quasi finita e un pacchetto di creaker mi fece impazzire.
Non c'è la facevo più, il silenzio mi stava devastando.
Avevo perso peso e la mia forza era sottozero, a malapena riuscivo a masticare.
Sdraiato per terra con il viso al soffitto ripensai a quella bambina, desiderai fosse lì con me, che mi concedesse un suo abbraccio, desiderai perdermi nei suoi magnifici occhi color
speranza.
Ripensando a lei ebbi la forza di sorridere e di chiudere gli occhi in un sonno profondo, il primo da quando ero lì, la sognai abbracciata a me ma la paura di ferirla soppraggiunse ancora alla mia mente e lei scomparve lasciandomi da solo.
Mi svegliai sentendo il vociare di un gruppo di persone intorno alla casa.
Pensai di avere un opportunità per uscire di lì così mi misi ad urlare aiuto.
Inutilmente, solo in quel momento infatti mi ricordai che la porta di metallo era insonorizzata.
Così mi affacciai alla finestra per capire  da chi provenissero quelle voci e scorsi tre auto della polizia, mi sentii sollevato, gridai aiuto con tutto il fiato che avevo in corpo e due signori in divisa si avvicinarono alla finestra.
Mi fissarono a lungo poi chiamarono i loro colleghi che mi dissero di allontanarmi il più possibile dalla finestra e di coprirmi il viso con le braccia.
Io obbidii senza ribattere e poi sentii dei forti rumori, stavano abbattendo il muro con non so cosa.
Dopo pochi minuti, che mi sembrarono un'eternità, tutto il muro era abbattuto, tra la nube di polvere scorsi un signore avvicinarsi a me, mi prese in braccio portandomi fuori da lì, dal mio inferno, al sicuro.
Scavalcato i resti del muro una forte luce mi invase il viso costringendomi a chiudere gli occhi a due fessure.
I cappelli davanti al viso lasciavano trapassare piccoli fasci di sole. Stanco abandonai il viso contro il petto del mio eroe e poi vidi buio e svenni.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Nov 18, 2022 ⏰

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