La porta aveva appena sbattuto, lei aveva sceso due rampe di scale per lasciarsi tutto dietro ma anche da li si sentivano le grida di Ron che cercava di liberarsi degli uccelli che lei gli aveva scagliato contro. Si sentiva stanca e confusa, perché, perché lui non capiva che lei, Hermione provava qualcosa per lui, per Ron?? Si appoggiò alla colonna e le lacrime iniziarono a scendere da suoi grandi occhi, da sole, senza che lei avesse la forza di fermarle...
Camminava svelto per il corridoio, la chioma biondo-platino che ondeggiava appena, il suo respiro affannoso. Era arrabbiato, non riusciva a capire come quel Waesley fosse riuscito a giocare la partita così bene, perché in fondo, anche se gli costava, doveva ammettere che il rosso aveva effettivamente giocato bene, e proprio per questo i Grifondoro avevano vinto la partita. Non aveva voglia di tornare il Sala Comune, non sopportava di vedere il sorriso di trionfo sulla faccia di Potter, troppo, tutto questo non lo sopportava.
Il debole pianto giunse alle sue orecchie, svoltó l'angolo e la vide, raggomitolata su se stessa, singhiozzante.
"Hei!" fece Draco, forse con tono troppo spavaldo.
"Cosa vuoi, Malfoy?" la sua voce appariva debole, non si sforzava neanche di apparire forte agli occhi di lui.
'C'é qualcosa che non va?" riprovó lui cercando un tono amichevole.
"Perché non ti fai gli affari tuoi, Draco?"
Nessuno dei due seppe spiegarsi il motivo, ma come attratti da una calamita i loro occhi si incrociarono e due deboli sorrisi presero vita sulle loro labbra." É la prima volta che mi chiami per nome, Granger" disse Draco facendo per la prima volta un sorriso sincero verso la ragazza.
"Sai, chiamare per nome le persone le fa apparire meno antipatiche, Malfoy."
"Beh, forse basta solo provare" si disse."Allora....c'è qualcosa che non va, Hermione?" riprovó lui, curioso di sapere se dietro l'aspetto, conosciuto da lui, da "ragazzina so tutto io" si nascondeva in realtà una persona diversa, capace di fidarsi di uno come lui...
"Non penso possa interessarti, sai è solo una sciocchezza" disse lei cercando di essere più convincente possibile, in primis con se stessa.
"Perché non provi a fidarti?" chiese lui con un leggero velo di supplica nella voce.
Lei si girò e i loro occhi si incontrarono....Quegli occhi, che tante volte aveva provato a spiare in Sala Grande, girandosi verso la tavolata dei Grifondoro sperando che lei incrociasse il suo sguardo. Più di una volta, quando non era impegnato per conto di Voldemort, si era rintanato in biblioteca per poterla osservare tra gli scaffali intenta a studiare. Forse questo era il momento buono per dirle quello che pensava...
Quegli occhi di ghiaccio, quegli occhi che vedeva brillare quando passava per il corridoio, con la divisa nera sempre perfetta e la cravatta verde-grigia sempre al suo posto, che spuntavano appena dalla camicia. Durante i pranzi e le cene cercava di vedere oltre la spalla di Harry, seduto davanti a lei, la sua figura che, osservava con rammarico, era troppo impegnata per vederla. Forse questo era il momento buono per digli quello che pensava...
...
Erano ormai da un'ora seduti per terra appoggiati alla colonna. All'inizio erano stati tutti e due troppo imbarazzati per parlare, ma un po' alla volta la ragazza si era sciolta ed aveva iniziato a sfogarsi.
Lui all'inizio era troppo occupato ad osservare il suo volto, ancora rigato dalle lacrime eppure cosi perfetto, poi vedendo che lei si riusciva finalmente fidarsi di lui, decise di concentrarsi sulle sue parole, velate da tristezza e, seppe anche vederci, un po' di incomprensione e rassegnamento.I loro volti erano sempre più vicini, i loro occhi, inconsapevolmente, si erano illuminati di una luce nuova, ognuno poteva sentire il battito del cuore accelerato dell'altro.
Il pavimento non parve loro più così freddo, le loro mani iniziarono a sudare.
Hermione vide i suoi occhi avvicinarsi sempre di più e sulle labbra sentì il leggero tocco di quelle di lui. Rimasero così per qualche secondo, gli occhi chusi, la mente libera eppure concentrata per poter ricordare in eterno quel momento...."Hermione!....Hermione, dove sei?...Hermione, se hai voglia di parlare sono qui....dai, dove sei? È più di un'ora che sei via!!" la voce di Harry risuonò per il corridoio dove Hermione e Draco erano seduti, le labbra ancora unite.
La separazione fu violenta.
Fu lui ad alzarsi di scatto, intimorito da un ipotetico arrivo di Harry. Guardò la ragazza, che nel frattempo di era rialzata e aveva annuito, ancora con il sorriso sulle labbra per tutto quello che era appena accaduto.
Draco si assicurò che nel corridio adiacente non ci fosse nessuno così da poter passare indisturbato, estrasse la bacchetta, la agito appena....
Con un sorriso verso la ragazza si avviò verso la Sala Comune dei Serpeverde. Prima di svoltare, dietro di lui, lasciò cadere un bigliettino di pergamena strappato sul pavimento di pietra.Hermione era rimasta imbambolata,appoggiata alle fredde pietre della parete dietro, non riusciva a pensare ad altro se non al bacio che Draco le aveva dato. La sua mente era ancora offuscata. Vide il bigliettino cadere dalle mani del ragazzo e si avvicinò curiosa...
"Questo per ora sarà il nostro segreto, dmani alle 15.30 in biblioteca, ti aspetto, HERMIONE" lesse a bassa voce e gli angoli della bocca si curvarono all'insù quando lesse l'ultimo nome, scritto con grafia maiuscola.
"Certo" sussurrò alla pergamena, sperando che anche Draco riuscisse a sentire le sue parole, e si avviò al dormitorio completamente dimenticandosi dell'episodio di Ron e Lavanda.
Perché è con il pensiero del bacio del biondo che lei si coricò sotto le coperte, rievocando attimo per attimo il suo grande segreto....
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W.G.// "Il nostro segreto..."
RomancePerché è con quel pensiero che lei si coricò sotto le coperte, rievocando attimo per attimo il suo grande segreto....