Nei media: Symposium Magarum by Yuki Kajiura.
Concetti come bellezza e perfezione mi sembrano così inadatti se applicati alla mia persona. Sento continuamente voci e parole elogiarmi e disegnarmi con quegli aggettivi, tutti sembrano essere convinti che io ne sia l'incarnazione vivente. «Non è così!» vorrei urlare ma le mie corde vocali diventano improvvisamente silenziose in quei casi; mi spavento quando succede, perché la mia voce non mi ha mai abbandonato negli allenamenti, nelle prove generali o nelle esibizioni dal vivo. Odio quando succede perché se la mia voce sparisse, cosa ne sarebbe di me? Cosa ne sarebbe del gruppo e della mia carriera? Cosa potrei mai fare io da solo? Non lo so, anche se ci penso più del dovuto, non riesco a trovare una risposta.
La paura mi si avvinghia al cuore, allo stomaco, all'intestino, ai polmoni. La testa diventa un girotondo violento, inarrestabile, che mi provoca una sensazione di nausea e vertigini. La temperatura schizza alle stelle, l'aria viene a mancare e inizio a sudare da tutte le parti, addirittura dagli occhi.
La paura diventa più intensa perché si aggiunge il terrore di vomitare: il retrogusto che mi lascia in bocca mi disgusta. La sensazione che precede la mia nausea sembra quasi un palloncino d'aria che risale con forza lungo tutto il canale esofageo, mi sento impotente quando accade perché non sono in grado di fermarla e non riesco a distrarmi: la sua presenza mi rende impossibile pensare ad altro. Nessuno del gruppo lo sa, non ho trovato il coraggio di parlare loro delle mie paure, provo troppa vergogna; ai loro occhi sono il maggiore, quello su cui possono fare affidamento e in cui posso sempre trovare una parola di conforto. Al contrario, io non sono in grado di lasciarmi andare completamente, ho la costante sensazione di essere osservato e l'agitazione prende il controllo.Detesto essere circondato da telecamere: mi ricorda le valutazioni mensili, con l'unica differenza che quelle avevano lo scopo di farmi migliorare. Al contrario, queste non mi aiutano a migliorarmi, non del tutto almeno. Sono troppi i commenti negativi che vedo sotto le mie fancam e sono troppe le volte in cui vorrei solamente demolire tutto quanto. Ci sono giorni in cui non riesco a reggere la pressione, in cui non riesco a sopportare il pensiero di dover uscire dalla porta del dormitorio e in cui voglio solo rimanere a letto, con le tapparelle chiuse, nella speranza di sparire. I miei pensieri fanno troppo rumore, dispettosi, mi strappano via le poche ore di sonno di cui dispongo ogni notte. E lo so che dovrei riposare di più, che non quei commenti non dovrebbero nemmeno sfiorarmi perché sono solo parole dette da utenti senza volto che sentono la necessità di dire cattiverie perché sanno di essere inafferrabili, ma delle volte è troppo anche per me. Non è semplice pretendere di essere quello che non sei, avere paura di commettere un passo falso e rovinare la propria "immagine". Immagine poi, ma di chi?
Lo specchio non mi restituisce un'immagine perfetta: mi mostra un corpo sottopeso, senza un filo di grasso, delle gambe forse troppo magre e sottili, un volto scavato dallo stress e dalla dieta fatta di recente, degli occhi opachi privi di qualsiasi bagliore vivo, e delle occhiaie violacee rese meno evidenti dalle maschere per il viso. Se non fossi sicuro di avere un fisico allenato mi chiederei come fare a reggermi in piedi, a furia di chiudermi in sala prove a ballare, ancora e ancora.Credo non sia salutare trascorrere la maggior parte del mio tempo in quella stanza fino ad arrivare allo stremo delle forze. Probabilmente non lo è, ma farlo mi aiuta a correggere e migliorare i miei movimenti, e a non pensare a nulla che non siano i passi di danza che sto eseguendo in quel momento. La danza e la musica sono il mio porto sicuro, quel rifugio che ho scoperto anni fa e che sa sempre consolarmi e proteggermi, fino a quando non mi sento di nuovo sufficiente. È solo tramite ciò se la mia persona riesce ad esistere nella sua interezza, senza maschere e senza etichette di nessun tipo. La musica diventa la voce delle miei pensieri impronunciabili e la danza quella dei miei sentimenti più reconditi; io prendo finalmente vita, così, tra le loro braccia. Ma quando la musica finisce e non ci sono più passi da eseguire, quando rimaniamo solamente io e il silenzio, è lì che la mia condanna ricomincia. Ritorno ad essere quel ragazzo imperfetto su cui tutti attaccano un etichetta e da cui pretendono qualcosa, il sacco da boxe per i frustrati di turno, quel pesce fuori d'acqua che annaspa sul terreno arido e polveroso.
E di nuovo mi sento perseguitato da quegli occhi, dalle lenti di quelle macchine che sorridono fredde e maligne. Solo quando ritorno al dormitorio coi ragazzi e finalmente mi chiudo in stanza, posso riprendere a respirare, posso tornare a essere il vero me: rotto e difettoso. Sotto le coperte posso abbandonare quella maschera che a stento mi fa respirare e posso fingere di riposare. Posso chiudere gli occhi e pretendere di dormire, anche se nel retro delle mie palpebre prendono vita le mie paure; il girotondo della nausea accelera, ancora più veloce rispetto a prima. I commenti, gli sguardi, gli errori che ho commesso, tutto quanto diventa una pellicola grottesca e la mia mente si trasforma in un carnevale dell'orrore: un circo ambulante nel quale i pagliacci sono i mei errori, gli acrobati i miei fallimenti e il direttore del circo le mie paure.
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L'estetica del disatro
FanfictionSequel (circa) di "L'estetica della bellezza". Fingere davanti a tutti senza sosta non è facile quando sei un disastro composto solo da imperfezioni. Non c'è nulla di bello in lui, nulla che sia degno di nota; è solo una massa di rumore fastidioso e...