Capitolo 3

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Il mio primo giorno di lavoro era ufficialmente concluso.
Dopo la telefonata, il signor Cooper era tornato nel salone a lavorare col computer e io avevo continuato a svolgere il lavoro che avevo assegnato quel giorno.
Avevo pranzato fuori, in un piccolo bar vicino a casa, per poi passare a raccontare tutto ad Hannah e preparare la mia valigia.
La mia (ormai ex) coinquilina l'aveva presa bene anche se si era mostrata piuttosto triste del non poter più condividere l'appartamento con me. Nonostante andassi ad abitare da tutt'altra parte, le promisi di restituirle tutto il denaro che nel tempo mi aveva prestato e che, un giorno, magari se avessi trovato un lavoro migliore, saremmo tornate a vivere insieme.
Avevo preparato tutto ciò che mi sarebbe potuto servire ed ero tornata alla villa.

Adesso, finalmente, mi sarei potuta godere il mio nuovo letto e prendermi del tempo per me senza avere tra i piedi un uomo scontroso come quello per cui lavoravo.
Mi tolsi la divisa e la misi all'interno della cesta dei vestiti sporchi che si trovava nel bagno collegato alla mia camera.
Mi infilai il primo pigiama che trovai nella valigia e mi lasciai sprofondare tra le lenzuola profumate di pulito.
Ripensai alla giornata trascorsa.
Non era successo nulla di speciale, eppure mi sembrava ci fosse qualcosa di strano, che non mi tornava, ma non avevo idea di cosa potesse essere.

Mi svegliai di colpo sentendo il rumore della sveglia che la sera prima avevo impostato sul cellulare.
A forza di pensare, la sera prima mi ero addormentata senza neanche accorgermene per la stanchezza.
Mi alzai appena fui in grado di farlo e mi misi la seconda divisa che mi era stata fornita, uguale a quella che avevo indossato il giorno prima.
Uscii dalla mia camera e mi resi conto che tutte le luci della casa, sia quelle al piano inferiore che quelle del piano superiore, erano spente. O il Signor Cooper era già uscito o stava ancora dormendo.
Per torgliermi il dubbio mi avvicinai alla sua porta e ci appoggiai contro l'orecchio sperando di sentiro o il completo silenzio o un leggero brontolio dovuto al russare.
Contro ogni mia ipotesi, sentii dei rumori che mi portarono a pensare che ci fosse ancora in stanza ma nulla di simile a qualsiasi rumore una persona potesse produrre durante il sonno.
Ascoltai meglio.
Produceva ritmicamente dei piccoli grugniti, quasi impercettibili dal corridoio, e un costante sfregamento di pelle si ripeteva con la stessa frequenza.
Si stava masturbando.
E io lo stavo ascoltando masturbarsi.
Mi allontanai di colpo dalla porta facendo alcuni passi indietro appena realizzai cosa stava succedendo in quella stanza.
Inavvertitamente andai a sbattere contro un tavolino che stava alle mie spalle su cui era posato un piccolo vaso di latta contenente dei fiori.
La formula perfetta per creare abbastanza frastuono da far accorgere chiunque della mia presenza lì, in quel momento.
Il recipiente di latta barcollò qualche secondo e, prima che io potessi afferrarlo, cadde a terra producendo un rumore assordante.
Terza figura di merda in meno di ventiquattro ore.
<<Ashley, siete voi?>> sentii chiedere da dietro la porta.
Mi portai istintivamente entrambe le mani alla bocca e feci qualche respiro porfondo prima di rispondere.
<<Sì, sono io. Spero di non avervi svegliato. Sto pulendo il corridoio e per sbaglio ho fatto cadere il vaso di latta>>
<<Non si preoccupi, ero già sveglio>>
La sua voce si incrinò verso la fine della frase. Probabilmente aveva creduto alla mia bugia e si era trovato in una situazione più imbarazzante di quella che stavo vivendo io in quel momento.
Mi allontanai poco dopo sentendo il rumore del getto d'acqua della doccia.
"Probabilmente, per colpa mia non ha neanche finito di masturbarsi" pensai.
Ma cosa stavo dicendo? Neanche avrei dovuto sapere cosa stava facendo nella sua camera da letto, anzi, non mi sarei nemmeno dovuta avvicinare alla sua porta per origliare senza permesso.
Nonostante ciò, per qualche motivo, mi sentivo attanagliata da un senso di colpa ingiustificato, quindi decisi, almeno di preparargli il caffè per la colazione.
Avevo visto in cucina una macchinetta a cialde e, per questo, ero quasi sicura non gli sarebbe dispiaciuto trovarsi davanti a una tazza di caffè fumante (quasi) appena sveglio senza nemmeno aver dovuto aspettare lui stesso che fosse pronto.
Gli appoggiai la tazzina sull'isola della cucina dove era solito consumare i pasti in modo che si raffreddasse un pochino e aprii il frigo per vedere cos'altro avrei potuto preparargli.
Presi uova, latte, burro e cercai in un'anta della farina, mischiai tutto all'interno di una ciotola e versai la miscela ottenuta in una padella larga per ottenere delle crepes.
Una volta pronte anche quelle, gliele lasciai sul tavolo insieme al caffè.
Sarei andata a chiamarlo in camera per annunciargli che la colazione era pronta se non l'avessi visto scendere in quel momento dalle scale.
<<Buongiorno>> gli dissi col mio solito sorriso impacciato.
<<'Giorno>>
<<Ha dormito bene? Le ho preparato la colazione>>
Lo vidi sgranare gli occhi.
<<Oh, bhe, non sono abituato a mangiare la mattina appena svegliato ma...>> esitò <<okay, grazie>>
Si avvicinò e si sedette subito al bancone.
<<Comunque puoi darmi del tu>> aggiunse bagnando appena il labbro superiore nella tazzina ormai quasi fredda.
<<Okay. Ora se non le... se non ti dispiace dovrei iniziare a pulire>>
<<Non mangi niente tu?>>
<<Emh, no, non ho tanta fame>>
Eravamo entrambi in chiaro imbarazzo quindi decisi di allontanarmi senza aggiungere più nulla.
<<Ashley, posso chiederti un favore?>>

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