Ho un pensiero solo per le tue orecchie:
Che tu eri bello, e che ho fatto il possibile
Per amarti nell'antico, sublime modo di amare;
Che tutto era sembrato così felice, e tuttavia siamo cresciuti
Con un cuore misero come quella vuota luna.
(da "Adam's curse", di W.B.Yeats)
La poca luce che ogni giorno annunciava a Serpeverde l'arrivo del mattino filtrò nella stanza. Pansy si rigirò, indecisa se alzarsi o meno. Tanto, quel giorno sarebbe stata festa. E soprattutto, aveva dormito sì e no quattro ore. Come previsto, la faccenda l'aveva tenuta sveglia tutta notte, o quasi. Era un suo modo classico di reagire alle delusioni, in particolar modo quelle amorose: restava impietrita, non riusciva a fare più nulla che non fosse stare immobile. E pensare, pensare, pensare. Spesso non ce la faceva neanche a piangere. Aveva versato lacrime vere solo per il nonno, e pure s'era stupita di averlo fatto così spesso.
Paradossalmente, quello che la faceva stare peggio era il rendersi conto che quello che provava non era...sofferenza. No, no, per nulla!! Pansy ricordava la sera in cui lei e Draco si erano lasciati. Lì aveva sofferto, eccome. La porta in faccia le era bruciata e le aveva causato un dolore autentico. Ma ora...non era nemmeno così sconvolta.
Come già s'era detta quella sera, seduta ai margini della Foresta Proibita, il vero dolore per la loro separazione era finito molto presto. Era... scocciata, ecco tutto.
Il suo pensiero predominante, durante tutta la serata, era stato il perché di quella scelta. Dio...con tutte, la sorella di Daphne? Astoria "Ciao, sono una ragazzina apatica e insipida" Greengrass? Persino sua sorella diceva che loro due non avevano nulla in comune.
E in effetti Astoria, a differenza della sorella, era sempre stata piuttosto in ombra, sia come look che come carattere. Era piuttosto schiva, non conosceva molte persone, e, soprattutto, era ancora piuttosto infantile. Beh, ovvio, era anche più piccola di loro. Ma molte cose in lei, secondo Pansy, la rendevano una ragazzina. Primo tra tutti, il suo modo di porsi esteticamente.
Portava sempre i capelli, di un biondo molto simile alla sorella, che sarebbero potuti essere splendidi, raccolti in una coda crespa, e, fatta eccezione per la divisa, non indossava che abiti sportivi. Perfino la sera prima era scesa in tuta, ad una festa! Sembra scappata da Azkaban, le sussurrò una vocina. Mise immediatamente a tacere Radio Vipera dentro di sé. E che cazzo, Serpe sì, ma fino ad un certo punto. Era solo invidiosa, concluse. Lo era perché, nonostante lei si fosse messa carina e avesse chiacchierato amabilmente con mezza scuola tutta la sera, gli occhi di lui erano andati a quella ragazzina insignificante. Ma quanto cattivo gusto, non poté esimersi dal commentare nuovamente.
E questo era pur sempre il minore dei mali. La cosa peggiore era il senso di vuoto e di miseria che aleggiava nel suo cuore. Era stato tutto così bello, si disse. Le sembrava che loro due si fossero sempre amati: come si era sbagliata! Dietro di loro non c'erano altro che ricordi ormai sbiaditi. Ed i loro miseri cuori, che si erano rifugiati chi in una scelta facile, chi nella solitudine. Non c'era nulla di sublime e poetico in tutto ciò. Anzi, ancora meno: non c'era nulla che valesse la pena di essere vissuto.
Decisa a non piangersi addosso più di quanto non avesse già fatto, Pansy scese in Sala Comune. Vi trovò solo Blaise, che sembrava incantato e ancora mezzo addormentato davanti alle fiamme del caminetto.
"Ehi, che ci fai già sveglio a quest'ora?"
"Appuntamento con Alice" fu la laconica risposta.
"Ora?"
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Il cielo ha una porta sola
Fanfiction"Al bordo di una piccola piscina, su una sedia a sdraio a righe bianche e blu, una ragazza con un caschetto di capelli bruni, un costume vintage e grandi occhiali da sole leggeva con aria svogliata. Pansy Parkinson sbuffava, scorrendo rapida le noti...