I ragazzi da fuori lo spogliatoio cominciano a guardarmi con sospetto, ma ormai peggio di così non può andare.
Mi schiarisco la gola ed esco dallo spogliatoio salutando Jason in modo impertinente.Per arrivare al ufficio del professore devo percorre praticamente mezza scuola, compresa la mensa, dove si trovano i miei amici che ho rigorosamente abbandonato per andare a cambiarmi difronte a uno sconosciuto.Vedendomi arrivare un pò scossa,Veronica e Kevin mi saltano subito addosso e iniziato a farmi domande a raffica.
-Che è successo?- chiede Kevin con gli occhi sgranati, scuotendomi leggermente per le spalle.
-Ti hanno toccata?- ripropone Veronica, mentre magia un paninetto.
Io tolgo le mani di Kevin dalle mie spalle mentre cerco di calmarli-Niente di così grave,vi spiego dopo-
Kevin si calama,ma Veronica sembra comunque abbastanza su di giri e non appena sto per ripartire lei mi blocca.
-Perché Pérez vuole vederti scusa?- anche lei,come i ragazzi allo spogliatoio mi guarda con sospetto.
Lo sapevo, quando si parla di Pérez sono tutti pronti a pensar male.
-Non lo so...forse vuole dirmi qualcosa sulla mia media- faccio una breve pausa e mi allontano- e comunque sono fidanzata!- urlo a Veronica mentre raggiungo l'ufficio.
Passando per i corridoi le occhiatacce dalle ragazze e gli sguardi di malizia dei ragazzi, sono inevitabili e mi fanno sentire al quanto a disagio. Così decido, prima di aprire la porta del ufficio, di mandare tutti a fanculo mostrandogli quanto sono lunghe le mie dita di mezzo.
E dopo aver scandalizzato quasi tutti gli imbecilli che hanno pensato male di me, mi ritrovo ad aprire quella porta in legno scuro dalla maniglia dorata, che in prima superiore avevo tanto sognato di aprire.Poggio la mia mano sulla maniglia e apro.Difronte ai miei occhi si posa la figura di un uomo dalla carnagione color cappuccino, con indosso una camicetta bianca dalle maniche non troppo lunghe e un gilet nero, che lasciano intravedere un fisico ben allenato e curato, noto subito il rolex nero agganciato al suo polso leggermente peloso, che porta alle sue grandi mani incrociate, con cui, un secondo dopo, si sistema i capelli mori e mossi mentre mi acceca con i suoi denti bianchissimi e perfetti.
Io ricambio subito il sorriso e soffoco un piccola risata di imbarazzo.
-Siediti- dice con voce dolce indicando con la mano la sedia difronte alla scrivania.
Io annuisco,ma non appena soposto di qualche centimetro in più la porta,c'è un altra figura posata sulla sedia di fianco alla mia. È una figura piuttosto snella dalla pelle chiara e i capelli neri, che tiene le braccia incrociate cercando,discretamente, di coprirsi il prorompente seno, mentre mi fulmina con lo sguardo.
Mia madre.Oh dio! E lei perché è qui?
Il mio sorriso da gattina morta viene subito sbarrato dalle mia labbra sottili che cercano di aiutare la mia lingua a deglutire della misera saliva.
-Sì Evelyne,siediti- mostra anche lei un sorriso, ma come so bene, non è uno di quei sorrisi che i genitori fanno ai bambini prima di mandarli a letto.
Io annuisco ancora, e questa volta mi siedo. Mia madre continua a guardarmi in modo minatorio mentre io inizio a fissare le mie ginocchia leggermente arrossate,per paura di incrociare il suo sguardo. Prima di iniziare a parlare il professore si mette a controllare dei documenti.
-Bene, ragazze!- attira la nostra attenzione con voce squillante.
Mia madre al udire quel "ragazze" pare dimenticarsi il perché siamo qui, e inizia subito a sorridere.
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Errori da Rifare
RomanceLa nostra storia inizia una sera, quando la nostra protagonista Evelyne esce da casa sua assieme alla migliore amica per andare ad un festino organizzato da un compagno di scuola. Nel uscire di casa nota il suo nuovo vicino e lo saluta -Ciao- facend...