X. LA CASA DI CAMPAGNA

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Non restammo molto a Berlino, comunque. Dopo qualche settimana dal nostro arrivo, Albert tornò a casa tardi, il viso particolarmente stanco. -Ho una casa in campagna... credo che sarebbe meglio rifugiarci lì- disse senza preamboli.

Mi ritrovai subito d'accordo con lui e decisi di non indagare. C'era qualcosa di strano in città, un'atmosfera tesa, che m'innervosiva ogni giorno di più. Sospettavo inoltre che non sapendo il tedesco venissi tenuta all'oscuro di molte cose.

Preparai i bagagli in fretta, con una strana urgenza. Non vedevo l'ora che Lotte tornasse per dirglielo. Julien mi aiutava, passandomi i vestiti e facendomi sentire le parole che aveva imparato nella nuova lingua. Fu proprio mentre mi recita una breve poesia che Lotte entrò. Era bellissima, i capelli scuri della parrucca sul viso olivastro, un delizioso abito rosso che sottolineava il suo ventre prominente.

-Che succede qua? Già stanca di Albert?- mi chiese, appoggiandosi allegramente allo stipite.

-Prepara i bagagli, ce ne andiamo- dissi.

-Io resto qua- dichiarò Lotte, il suo sorriso deciso sulle labbra.

-Qua?- domandai, confusa.

-Sì, Berlino è una città fantastica, la voglio esplorare... e poi credo che sia giusto che tu e Albert restiate un po' soli, no?- dichiarò, gli occhi verdi che splendevano come smeraldi.

-Sì, credo che sia una buona idea- ammisi. Avevo davvero bisogno di stare da sola con Albert, senza l'ingombrante presenza di Lotte. Allo stesso tempo però non volevo lasciarla sola lì. -Sei certa di stare bene qua... -

-Oh sto benissimo... e poi non sarò sola-

Ghiaccio lungo la schiena. -No?- domandai, tesa.

-No- replicò lei, sorridendo ancora di più.

-E io lo conosco questo tuo compagno?- certo che lo conoscevo, certo che sapevo chi era.

-È tuo suocero-

Abraham. Non mi piaceva, ma non volevo dirglielo. Sarebbe stato inutile e forse dannoso. E poi Lotte non mi ascoltava mai.

-Stai tranquilla... lo amo... per lui ho smesso la vita di prima-

-Cosa vuoi dire?- mormorai. Conoscevo bene le infatuazioni di Lotte. Esagerate, nel migliore dei casi.

-Niente balli, niente che possa metterlo in imbarazzo... ho preso un po' da te-

-Vuoi assomigliarmi- dissi, confusa.

-Sì, l'idea è questa- sorrise, come se la cosa la divertisse, poi balzò in avanti e mi abbracciò. Ci stringemmo.

Per anni avrei ricordato quel momento. Era solo un arrivederci, lo sapevamo entrambe, eppure aveva l'amaro gusto dell'addio. Lasciavo una Lotte diversa da quella con cui ero cresciuta. E avevo paura per lei. Abraham mi trasmetteva un senso d'angoscia.

Partimmo la mattina seguente. Lotte salutò a malapena Julien, sembrava quasi che la infastidisse.

-Se hai bisogno di qualcosa raggiungimi- dissi. Eravamo ferme sulla soglia.

Lei annuì. -Certo, certo-

-Promettilo- le sussurrai, prendendole le mani.

-Oh, sei tu quella che normalmente promette... sì, sì, prometto- mormorò -però tu devi stare attenta- abbassò la voce -Ho fatto uno strano sogno... un ragazzo dagli occhi grigi come la tempesta-

Le sue parole mi turbarono. Ci lasciammo così, con un senso di crescente angoscia che mi stringeva la gola. Era una sorta di presagio, come se sapessi che le cose erano destinate a finire male.

Il viaggio durò qualche ora. C'inoltravamo sempre di più tra gli alti alberi e lungo le vie sterrate.

-Contenta di cambiare casa?- mi chiese Albert, le mani strette al volante.

-Sì- ammisi in un soffio.

Buffo come ora, a distanza di molti anni, riesca a vedere tutto chiaramente. Se non ci fossi andata... oh, inutile pensarci.

-La cittadina si chiama Neuberg- mi spiegò Albert -prende il nome dal castello dell'omonima famiglia... dicono che ci abitasse una strega-

Ci mancava solo la strega. -Scommetto che è legata a una storia molto oscura-

-Sì, decisamente... la moglie di uno dei proprietari aveva questa fama... ci fu anche un processo per stregoneria, ma la cosa strana fu che la giovane accusò delle altre persone-

-Una strega che accusa gli altri?-

-Gli abitanti di Neuberg non la considerarono mai una strega- continuò -Alinor allontanò i nemici che attaccarono la cittadina e fu una donna coraggiosa-

Alinor. Era questo quindi il nome. -Era una strega allora?-

-Dipende dai punti di vista- mormorò Albert -comunque siamo arrivati-

La villa in campagna comparve dietro una svolta. Cosa pensai? Beh, era semplicemente perfetta. Enorme, bellissima, incantevole. Si trovava lontana da Berlino, un luogo quasi dimenticato dal mondo. Un posto che prometteva felicità e tranquillità, tutte cose che io non avevo. Albert mi fece fare un tour all'interno, un braccio intorno alla mia vita. Parlava, parlava, parlava. Mi raccontò la storia della casa e mille altre cose che non ricordo più. La cosa però che mi rimane ancora oggi impressa è il lusso. Era arredata molto meglio della casa di Berlino, con oggetti costosi. Alcuni erano d'oro.

Fu proprio la prima sera, affacciata alla finestra della mia nuova camera da letto -con mobilio di almeno due secoli- che la vidi.

Una figura si muoveva furtiva. Una donna, compresi, dopo aver osservato meglio. Sensazioni diverse si fecero strada in me. Cosa stava succedendo? Chi era? Non lo sapevo. E ripensai alla storia della strega amata dal paese. Era lei?

Qualcosa mi si posò sulla spalla, facendomi trasalire. Mi voltai di scatto, i muscoli rigidi e incontrai lo sguardo verde di Albert.

-Non volevo spaventarti- si scusò con un mezzo sorriso.

-No, non mi hai spaventata... ho visto una donna là fuori-

Albert parve sorpreso della cosa. -Una donna?-

-Ehm sì- mi sentivo sciocca.

-Io non vedo nulla... forse è una delle cameriere-

Non sostenni che no, non poteva esserla. Lasciai che Albert affondasse dolcemente le sue labbra nel mio collo. Era piacevole abbandonarmi a lui, anche se mi sentivo fragile e demoralizzata.

-Domani sera ho deciso di dare una festicciola- mi comunicò, la bocca contro la mia pelle tenera e fin troppo sensibile.

La notizia mi sorprese. A Berlino non avevamo fatto vita sociale e quel posto non mi sembrava ideale per qualcosa di simile.

-Ho già dato ordine alla servitù, tu non dovrai fare nulla-

-Va bene- sussurrai. Non volevo contraddirlo, anche se non avevo proprio voglia di partecipare alla festicciola. C'era qualcosa in quella casa che mi lasciava inquieta. Non sapevo ancora che era in agguato qualcosa di... indicibile.

NOTE DELL'AUTRICE:

Ciao!

Cosa pensate degli ultimi avvenimenti?

A presto

La principessa e la cocotte: in amore e in guerraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora