CAPITOLO LXXIII

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Brigitte

L'infermiera la guarda da lontano. Dopo quella dichiarazione lapidaria quella ragazza non ha più proferito parola. Non sa nemmeno il suo nome. Ha provato a farla parlare per più di un'ora, senza successo ed ora è spaventata: glielo ha letto in faccia che in questo momento sta soffrendo e vorrebbe solo morire.
«Maddalena, sai niente di lei?» chiede indicandola, alla collega dell'accettazione del pronto soccorso.
«È arrivata questa mattina, con un'ambulanza credo. Io non ero di turno. Non si è mossa da lì. Io quando sono arrivata alle 13:00 l'ho trovata così come la vedi ora tu».
«Chi era in turno questa mattina qui?».
«Marie, ma non mi ha detto nulla. Ci siamo incrociate giusto un attimo e la ragazza non me l'ha menzionata».
Brigitte la guarda mentre chiude gli occhi, stringe i denti come per ricacciare il pianto e trema. È così esile, così dolce. Cosa le può essere successo?
«Forse dovremmo chiamare psichiatria» bisbiglia alle sue spalle Maddalena.
«No, lascia stare. Me la vedo io» la blocca scuotendo la testa senza smettere di guardare la ragazza. «Soffre».
«Che non stia bene lo vediamo tutti ma se non parla io non posso farci nulla».
«Lascia fare a me» ribatte. «Tu assicurati solo che non si muova da lì, al resto ci penso io».
«Come vuoi, ma credimi non penso che muoverà un muscolo».
Brigitte si allontana verso l'ingresso per le ambulanze, in modo che il telefono abbia campo e lei possa fare una chiamata. Prende il cellulare, cerca il suo numero in rubrica ed attende che lei risponda.
«Brigitte! Dimmi!» esclama Marie.
«Ti disturbo?».
«No tranquilla, sono al supermercato a fare un po' di spesa».
«Questa mattina eri di turno in pronto soccorso, giusto?».
«Si, perché me lo chiedi?».
«Sai nulla di una ragazza castana, minuta, seduta nel corridoio, visibilmente sconvolta?».
«Ah lei!» esclama Marie. «È arrivata questa mattina con un'ambulanza assieme ad un ragazzo, non più tardi delle 8:30. Lui è stato portato via d'urgenza, non so il motivo ne tanto meno le sue condizioni. Lei è stata bloccata e dopo aver inveito contro tutto e tutti è sbiancata all'improvviso e si è accucciata sul pavimento. Ho provato a parlarle ma lei non ha mai aperto bocca».
«Il ragazzo, ricordi il nome?» chiede avendo intuito esattamente cosa è successo.
«No, mi dispiace. Era piuttosto grave però, questo lo so. Era un codice rosso. Il medico diceva era stato anche necessario rianimarlo».
Brigitte impreca in silenzio e decide di chiudere la telefonata: «Va bene, grazie mille. Buona spesa e ci vediamo domani».
«A domani Brig!».
Terminata la conversazione, ripone il cellulare in tasca e torna all'interno dell'edificio. All'accettazione ritrova Maddalena: «Puoi guardami nel portale una cosa?».
«Dimmi»
«Questa mattina è arrivato con l'ambulanza un ragazzo. Era un codice rosso».
Maddalena fissando il pc davanti a lei scuote la testa. «Devi essere più precisa, anche perché dei due ragazzi che corrispondono alla descrizione, uno è morto quasi subito dopo essere arrivato qui».
«Sulle delle 8:00».
«Ok... Potrebbe essere Strangis allora».
«Lui è quello che ...» inizia ma viene subito interrotta da Maddalena.
« Oh no, oddio, potrebbe se non hanno ancora aggiornato la sua cartella, ma per ora risulta essere in sala operatoria».
«Che gli è successo?».
«Probabile emorragia interna. Ha perso molto sangue ed è collassato. Sembra che il cuore si sia anche fermato» spiega Maddalena guardando la documentazione sullo schermo.
«Dov'è ora?» chiede.
«Sala due. Quinto piano».
«Tienila d'occhio. Torno subito». Brigitte si avvia verso l'ascensore passando davanti alla ragazza, il cui sguardo è nero come la pece. Sta annegando nel suo dolore.
«Non mi sono dimenticata di te piccola. Devo fare una cosa importante e poi torno qua» dice. La ragazza non da segno di vita, così prosegue, decisa a saperne di più sulle condizioni di quel Strangis. "Una volta che avrò scoperto cosa è successo a lui saprò come aiutare lei" pensa, spingendo il pulsante per chiamare l'ascensore e recarsi al quinto piano.

...

Il corridoio che porta alle sale operatorie è il più triste di tutti in ospedale. Si respira proprio un'aria diversa, lo ha sempre sostenuto.
«Brigitte?» chiede Marcus, suo collega infermiere, ferrista, uscendo da una porta a lato.
«Si, sono io» risponde andandogli incontro.
«Con la mascherina non ti avevo riconosciuta» sorride lui, levandosi dalla testa la cuffia.
«Eri in turno alla due?».
«Si, abbiamo appena finito. Purtroppo non ce l'ha fatta» risponde abbassando lo sguardo, visibilmente dispiaciuto.
«No, maledizione».
«Aveva una certa età ed il cuore era malandato. Lo sapeva Ferriè che le possibilità di riuscita dell'intervento erano scarse. Abbiamo privato con ...».
«Aspetta, aspetta» lo interrompe. «Una certa età? Quanti anni aveva? Non era un ragazzo?» .
Marcus scuote la testa: «No, forse tu stai cercando quello della tre. C'è stato un cambio di sala, il ragazzo è arrivato prima ed era un'urgenza così hanno usato la tre che era già pronta per il mio paziente».
«Grazie a Dio» sospira. «Faccio un salto a vedere come sta andando allora. A dopo, grazie Marcus».
«Non tirava una bella aria questa mattina quando sono arrivati. Ad ogni modo, di nulla. Spero che vada tutto per il meglio. È davvero molto giovane. Penso che abbia l'età di mio figlio» .
Brigitte si allontana e raggiunge la sala tre. Non appena varca la soglia il gelo permea le sue ossa: non è più abituata a stare qui dentro.
«Come sta andando?» chiede mantenendosi a debita distanza per non contaminare il campo sterile.
«Facciamo del nostro meglio. Abbiamo quasi fermato l'emorragia, aveva la milza spappolata» spiega il chirurgo senza voltarsi.
«Procede bene quindi».
«Noi il nostro lo abbiamo fatto, ora tocca a lui. Il cuore si è fermato diverse volte, prima dell'arrivo dei soccorsi, durante il trasporto in ambulanza e qui in ospedale sul tavolo operatorio. È rimasto incosciente per molto, non sappiamo come il cervello possa aver reagito. Per ora le pupille sono reattive, il che fa ben sperare ma non avremmo certezze fino a che non si sveglierà».

IL MIO SBAGLIO SULLE OSSADove le storie prendono vita. Scoprilo ora