CAPITOLO LXXX

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Quando due persone si scelgono lo fanno perché le loro anime hanno lo stesso sapore, ed insieme acquistano senso. Shakespeare aveva perfettamente colto nel segno quando scriveva che "l'amore non guarda con gli occhi ma con l'anima". L'anima di Carole e quella di Luigi sono l'incastro meglio riuscito dall'Universo. Nella vita capita di incontrare tante persone, ma solo in alcune si ritroverà lo stesso soffio di vita che ha sede nel proprio cuore. L'etimologia di anima in greco è soffio, vento: è qualcosa di totalmente labile, impercettibile, dove hanno sede tutti i sentimenti. È ciò che fa di noi la persona che siamo e se due anime si trovano allora vorrà dire che quello che lega i due amanti è più forte di ogni cosa, del tempo che scorre veloce, delle avversità e del fato. Di cosa sono fatte le anime, questo ancora non è noto, forse di lapislazzuli blu, polvere di diamanti oppure semplicemente di luce, ma Carola di una cosa è certa: la sua anima trae respiro ed esiste grazie a quella di Luigi. Senza di lui si sente privata di quell'alito di vita in grado di farla andare avanti, il suo cuore continua a battere nel petto ma lo fa solo in quanto organo, parte di un tutto che è il suo corpo, non certamente perchè la sua esistenza abbia un fine. Aveva trovato in Luigi l'incastro perfetto per vivere, quella forza a tratti instabile che le faceva desiderare un domani. Pensa a questo Carola , mentre arriva correndo all'ingresso del reparto in cui Luigi è stato trasferito poche ore fa. Il massiccio portone giallo è chiuso e a nulla servono i suoi tentavi di aprirlo, spingendo la leva. "Maledizione" pensa, costretta a premere il campanello di chiamata, posto in alto a destra.
Dopo pochi secondi un'infermiera piuttosto giovane si affaccia e chiede con tono piuttosto scocciato: «Cosa le serve? L'orario di visita è terminato».
«Luigi Strangis, mi hanno chiamata i suoi genitori. Sono la sua ragazza, posso entrare e vederlo anche solo per un secondo?».
Lei fa un mezzo sorriso e scuote la testa, come se Carola avesse detto la cosa più stupida è surreale del mondo. «Non esiste» ribatte quasi divertita lasciandosi scappare una risata di compatimento. Carola le tirerebbe volentieri un pugno in quella faccia da scema ma si trattiene e cerca di mantenere la calma.
«Non so se sa quanto le sue condizioni fossero critiche ...» inizia ma viene subito interrotta dalla voce acuta di lei.
«Non me ne frega niente delle condizioni del ragazzo, lei non può passare».
«I genitori di lui sono dentro».
«E quindi? Cosa significa? Il medico eccezionalmente li avrà fatti passare nonostante non sia orario di visita, visto il cambiamento delle condizioni del ragazzo. Lei non è un famigliare e non ha alcuna autorizzazione a vederlo. Mi dispiace. Se ne vada».
«Senta, o lei mi lascia passare o...» inizia Carola inferocita.
«O cosa? Si calmi immediatamente. Chiamo la sicurezza» sbotta lei chiudendo la porta. "Maledetta figlia di..." pensa Carola tirando una manata al portone giallo. «Che diavolo!» impreca.
Prende il cellulare e richiama la madre di Luigi, sperando che lei possa fare qualcosa. "Rispondi" prega visto che nonostante lei stia insistendo, la donna non risponde. Dopo dieci squilli scatta in automatico la segreteria e Carola sta per farsi prendere dal panico. La sicurezza potrebbe arrivare da un momento all altro e sbatterla fuori dall'ospedale, lontana da Luigi. "Non posso aspettare" pensa e scende le scale di fretta, pregando di non incontrarli o quanto meno di riuscire a sfuggirgli. "Calma Carola, calma" si ripete nella testa.
Fortunatamente, nelle rampe di scale dei vigilanti neanche l'ombra e si ritrova nell'ingresso dell'ospedale, vicino al punto informazioni e vicino alle casse automatiche. D'improvviso ha un'idea. Si avvicina al bancone ed esordisce nella maniera più gentile che conosce: «Ciao. L'infermiera Brigitte è per caso in ospedale oggi?».
«Chi mi cerca?» chiede una voce alle sue spalle. Carola si volta e sorride: «Ciao».
«Che ci fai ancora qua in ospedale bambina? L'orario di visita è finito da un pezzo».
«Si è svegliato, ho bisogno di vederlo ma non mi fanno passare» confessa.
«Ci penso io, vieni con me».

...

«Lei non può stare qui!» esclama su tutte le furie l'infermiera rossa di poco fa, uscendo dall'accettazione e fiondandosi verso di loro. Carola cammina al fianco di Brigitte, sicura e compiaciuta.
«La ragazza è con me Martine. Calmati».
«Non è autorizzata».
«Nemmeno tu saresti autorizzata a farti firmare l'ingresso da Robert, ma lo fai» sbotta Brigitte con un sorriso. La ragazza avvampa di vergogna e fa un passo indietro, guardando atterra. «Come non detto» mugugna.
Quando la supera, Carola le lancia un'occhiata che significa: "Ben ti sta" e prosegue, fiera che quella tipa sia stata messa al suo posto.
«È quella» esclama indicando la stanza, da cui fa capolino la mamma di Luigi.
«Sei qua!» la saluta con un sorriso sbracciandosi. Carola risponde al saluto ma prima di raggiungerla si rivolge nuovamente a Brigitte.
«Non so come ringraziarti per tutto quello che hai fatto per me».
«Un modo c'è: promettimi che vivrai, qualunque cosa accadrà. Vivi bambina». Carola la abbracci forte. «Te lo prometto».
Dopo qualche attimo, dedicato al saluto di Brigitte, Carola raggiunge la mamma di Luigi. È visibilmente stanca ma ha un sorriso stampato in faccia, quello del sollievo.
«È sveglio?» chiede. Lei sorride e le mette una mano sulla spalla.
«Si, vi lascio da soli. Raggiungo mio marito alla macchinetta: ho bisogno di un caffè».
Carola si affaccia in camera: Luigi, a letto, ha gli occhi semi chiusi e la testa appoggiata al cuscino.
«Gigino» bisbiglia con le gambe tremanti, incredula che tutto sia andato per il meglio.
Lui alza la testa ed incontra il suo sguardo arricciando il viso in un'espressione confusa. La osserva per un attimo e poi dice, con un mezzo sorriso, quasi di circostanza: «Ciao, ti conosco?».

IL MIO SBAGLIO SULLE OSSADove le storie prendono vita. Scoprilo ora