Alcune sere io ed Herman ammiravamo le bombe che esplodevano nel cielo notturno, che lo coloravano come lampi. Provavo un'attrazione morbosa per quelle luci, per quelle armi mortali che sapevano incantare.
Herman mi spiegava molte cose su quelle armi. Si confrontava con me su ogni cosa. Voleva sapere la mia opinione. Non mi teneva all'oscuro, non ero solo una tenera principessa, per lui ero una donna, capace di ragionare come un uomo. Questo mi affascinava. E poi la libertà, la mancanza di pensieri e di obblighi. Potevamo fantasticare quanto volevamo. L'aria fresca su di noi, carica di sogni. Ora mi rendo conto di quanto trascurassi i miei doveri. Non posso farci nulla.
Fu durante uno di questi nostri incontri che mi confidò mi avermi già vista. –Mi sono dovuto recare in Italia per una missione... così mi sono ritrovato vicino a dove abitavi... è stato più forte di me, volevo vedere com'eri... ero curioso di vedere com'era la donna che aveva stregato Albert-
Mi resi conto che era la figura che avevo visto ferma sotto il castello poco dopo la nascita di Julien.
-Eri un essere mitologico per me, una creatura simile a una dea, una ninfa, la principessa di una terra lontana, io dovevo vederti, dovevo conoscerti, dovevo accertarmi che tu fossi reale- era nervoso, agitato, non sembrava neppure lui –avevo anche inventato una scusa per parlarti, avevo inventato una sciocca storia... avrei detto che mi ero perso, che stavo cercando la strada principale... speravo di parlare con te... e poi non ci sono riuscito... non ne ho trovato il coraggio-
Mi sono chiesta spesso cosa sarebbe successo se Herman fosse venuto a parlarmi quel giorno lontano, se le Parche avessero intrecciato un altro destino, se le cose fossero andate diversamente. All'epoca ero ancora nubile ed era tutto possibile. Avrei sposato lui invece di Albert?
Spesso veniva nella mia stanza, stavamo insieme tutta la notte, parlando o in silenzio. In molti non ci crederanno. In molti diranno che ci fu di più. Solo noi due nella stessa stanza. Ci sarebbe stato se non ci fosse stato Albert tra di noi. Se fossi stata ancora nubile, con il cuore pienamente disponibile lo avrei pregato di sposarmi subito, una chiesetta isolata, solo io e lui. Non era così. C'era Albert, come un fantasma. C'era mio marito, per quanto strane suonassero quelle parole.
L'atmosfera era strana, nebulosa, con i contorni poco nitidi. Io mi sentivo confusa. Stava accadendo tutto troppo in fretta. Il tempo passava in maniera diversa.
Poi successe. Era una notte particolarmente bella, con stelle enormi, un vento leggero, la luna con una strana sfumatura rossa. Ero languidamente appoggiata al davanzale, lo sguardo perso là fuori. Pensavo a Herman, a quanto quel sentimento per lui fosse sbagliato e irresistibile.
-In notti come queste nulla sembra impossibile, non credi?-
Non mi voltai. Sentii Lotte avvicinarsi, le scarpette che battevano contro il pavimento di marmo.
-Tutta sola soletta... dov'è il tuo cavaliere?- domandò, fermandosi dietro di me.
-Lavora- mormorai.
Lotte non commentò, ma sapevo fin troppo bene cosa stava pensando. Forse avrei preferito che mi prendesse a male parole, che mi schiaffeggiasse, che minacciasse di dire tutto ad Albert oppure a mia madre. Non fece nulla di questo. Il silenzio era la sua condanna, il suo modo per dirmi che non era d'accordo con me.
-Julien sta riposando- mormorai, tanto per dire qualcosa, per rompere quel silenzio così assordante e fastidioso.
-Lo so... ho messo a letto Roby- m'informò.
Annuii. Non sapendo cosa aggiungere.
-Dovremmo tornare al castello- sussurrò.
Un brivido gelido mi percorse la schiena. –Se vuoi puoi tornare-
-Oppure a Parigi... ti piaceva Parigi, c'era quel ragazzo, Louis, lui ti piaceva-
-No, lui piace a te perché lo puoi comandare- la corressi –Herman non lo riesci a gestire, per questo ti fa paura-
-No, mi fa paura quello che provoca in te... sei cambiata- lo disse quasi con timidezza.
-Me lo dicevi anche riguardo ad Albert- le ricordai.
-Questa volta è diverso... sei davvero cambiata-
-Io... -
Un rumore, come un tonfo. Ci bloccammo entrambe. Ricercai lo sguardo verde, da gatto, di Lotte. Lessi determinazione.
-C'è qualcuno-
Rabbrividii, facendo involontariamente un passo verso Lotte. Era una cosa che facevo fin da piccola, cercare rifugio in lei che era più forte, più aggressiva, più potente. Mia cugina avanzò, protettiva, mettendosi tra me e il buio. Sentii il panico graffiarmi la gola.
La creatura, perché non potevo chiamarla in altro modo, spuntò dalle tenebre. La vidi afferrare la mia amica. Assistetti alla scena, terrorizzata. Lotte che veniva trascinata via, che scalciava, che urlava, che piangeva. Mi gettai in avanti e le presi la mano, gridando a mia volta. L'ansia mi premeva la gola, come una morsa. Non riuscii a trattenerla, fu portata via e i persi l'equilibrio, finendo sul pavimento. Rimasi alcuni istanti, sdraiata per terra, il corpo che premeva contro il freddo marmo, una mano tesa, alla disperata ricerca di Lotte. Non potevo perdere tempo, compresi. Balzai in piedi. Barcollai, avanzai e uscii.
NOTE DELL'AUTRICE:
Ciao!
Cosa ne pensate che succederà?
A presto!
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La principessa e la cocotte: in amore e in guerra
Ficción histórica(COMPLETA) Il seguito de "La Principessa e la cocotte" (è consigliato, ma non obbligatoria la lettura del primo volume) 1939. Viola sta per coronare finalmente il suo sogno d'amore con Albert. Le cose però non si riveleranno semplici. Venti di guerr...