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Merhaba! Cosa sarà successo ai nostri due innamorati se fosse stata Sanem a perdere la memoria? Non appena termino "Il Mio Riflesso Nei Tuoi Occhi" scriverò anche questa nuova storia. Mentre "Una Lotta Che Cambia" prometto di cominciarla non appena termino questa. Un abbraccio a tutti voi.❤️

Come succedeva ormai da qualche mese, Can si ritrovava con i piedi fra i granelli di sabbia, dinnanzi all'acqua così limpida, chiara ma immensa, che dentro aveva tanto. Quel tanto che all'apparenza sembrava nulla, in realtà era troppo.

Camminava senza mai fermarsi, senza mai guardare indietro. Era quello che avrebbe voluto fare insieme alla sua Sanem. Vivere la loro storia d'amore senza freni, senza più paure. E invece era capitato l'esatto opposto. Passo dopo passo, Can raggiunse la riva e automaticamente, i suoi occhi si chiusero, mentre lui portò il viso all'indietro.

Piangeva senza contegno e non si vergognava di farlo, non era facile vivere con quel peso. Era lui a guidare quella macchina, era lui che si sentiva incolpa. Era colpa sua se Sanem non ricordava nulla. Avrebbe dovuto concentrarsi sulla strada, avrebbe dovuto godersi Sanem più avanti.

Il ricordo del suo sorriso, dei suoi occhi, delle sue labbra, delle sue fossette, erano sempre più vividi davanti ai suoi occhi, e facevano male. Facevano male perché Can avrebbe voluto essere al suo posto. Can avrebbe voluto tagliarsi le vene, pur di lasciarla vivere.

Avevano passato l'inevitabile, avevano superato un anno di distanza. Erano sotto lo stesso cielo, sotto la stessa luna, ma non potevano guardarsi ne sentirsi. Non potevano stringersi ne baciarsi. Non potevano farsi forza l'un l'altra. E invece in quel momento, era rimasto soltanto un albatros che non poteva piegare le ali e volare via.

Era rimasto qualcuno senza un cuore che batteva. Era rimasto un essere umano ma senza sangue in tutto il corpo. Era rimasto soltanto un corpo, ma spento e vuoto. Non aveva senso. Come si poteva tornare indietro nel tempo? Come poteva Can superare l'assenza di Sanem?

Si ricordò di quando al rifugio, danzavano dolcemente e lui le aveva esplicitamente detto che fosse l'albatros, ma Sanem era crollata. Lui l'aveva guardata come se fosse la stella più luminosa. L'aveva osservata quasi come se fosse una principessa.

Si ricordò di quando l'aveva presa per mano e portata via da Fabbri, una scarica di gelosia aveva pervaso l'intero suo corpo e non ci aveva visto più dalla rabbia. Quella donna era sua, non poteva permettere a qualcun altro di toccarla. Non poteva permettere a nessuno di sfiorarla. Al ricordo di ciò che Sanem aveva passato nell'anno in cui Can era stato via, cadde sulle ginocchia, per via del senso di colpa maggiore.

Non solo le aveva procurato danni, facendole assumere compresse, ma le aveva causato una perdita di memoria che non sapeva quando avesse avuto fine. Come poteva essere ancora vivo? Come poteva sotterrarsi? Il suo forte amore lo stava devastando. Era così brutto volere qualcosa ma senza ottenere alcun tipo di successo.

Segnò sulla sabbia il nome di Sanem, ma l'acqua lo spazzò via. Era così facile cancellare il nome di qualcuno? Era così facile perdere la memoria? Dov'era il suo amore grande? Che fine aveva fatto la Sanem innocente e buona che tutti conoscevano? Dov'era finita la fenice che aveva pubblicato il suo romanzo?

Sanem.

Solo pronunciare quel nome gli faceva vibrare l'anima e gli scuoteva il cuore. Sentiva l'aria finalmente riempirgli i polmoni e il suo stesso sangue fluire normalmente nelle vene. Aveva promesso che la avrebbe amata nonostante tutto e tutti, nonostante quella distanza che gli era stata imposta, Can l'avrebbe amata ancora di più, se fosse stato necessario. E l'avrebbe amata per tutta la vita.

Can sperava che da un momento all'altro Sanem avrebbe ricordato lui e il suo amore. Sperava che finalmente sarebbe tornata fra le sue braccia e che non ci sarebbe stata più una fine. Sperava che quel filo rosso che univa entrambi non si sarebbe più spezzato.

«Can» mio fratello mi chiamò, riportandomi alla realtà.

«Emre, mi sento talmente in colpa fratello, che potrei essere capace di fare qualsiasi cosa, qualsiasi. Sono passati mesi, per l'esattezza due. E Sanem? Dov'è la mia fenice? Emre... Quando si è svegliata dal coma e i suoi occhi hanno incrociato i miei, mi sono sentito vivo, nonostante nel suo sguardo non ci leggevo più il suo amore per me. Ma poi, sentire la sua voce mi aveva scosso internamente, oltre che esternamente. Avevo compreso che si era dimenticata di me, di noi. Aveva scordato il nostro amore, i nostri baci, i nostri abbracci. Aveva scordato il sapore delle mie labbra sulle sue, aveva scordato la fragranza che portavo nell'incavo del mio collo solo per lei. Aveva scordato ogni singola cosa che mi riguardava fratello. Aveva ed ha, tutt'ora. Perché della mia Sanem non c'è traccia, ed è colpa mia. Solo ed esclusivamente colpa mia»

«Smettila di darti la colpa e vieni con me»

«Dove andiamo?»

«Da Sanem. Mevkibe e Nihat hanno organizzato una cena, si sentono in colpa per quello che è successo, e dopo aver visto la loro figlia cancellare il ricordo di te, si sentono peggio. Non dimenticarti che tu e Sanem stavate andando da loro, prima del viaggio in barca, quindi è normale che si sentano incolpa»

«Emre, non dire più una cosa del genere, non ti azzardare! Come può essere colpa loro? Accidenti, ero io a guidare! C'ero io alla guida Emre, io!» urlò Can, scoppiando per l'ennesima volta. Si trovò nelle braccia di Emre.

In quei due mesi tutto era cambiato. Sanem era da poco uscita dal coma e nonostante la vicinanza di Can, lei non ricordava nulla. Non ricordava nemmeno Emre, ma grazie a Leyla aveva compreso quello che era capitato. Aveva sentito la sua storia d'amore e inizialmente aveva faticato a crederci, ma poi aveva compreso alla lettera quello che era successo. Sanem riteneva responsabile Can.

Lo accusava della sua sofferenza, del forte dolore che provava e per via di tutto ciò, Can aveva preso la decisione di rimanere alla larga dalla sua donna. Da quando Sanem aveva aperto gli occhi dopo mesi di coma, Can le era stato accanto, ma quando Sanem aveva esplicitamente detto è colpa tua, lui aveva pensato di allontanarsi, dopo che anche Sanem glielo aveva imposto. Aveva passato soltanto un giorno distante da Sanem, ma non avrebbe potuto mantenere a lungo quella promessa, visto che ci sarebbe stata una cena a casa sua.

Can ed Emre raggiunsero quel luogo in fretta e furia, ma Can ebbe persino il timore di bussare alla porta e di incrociare lo sguardo della donna che amava. Dov'era finito quel forte amore? Dov'era finita quella passione potente?

Una volta aperta la porta, Can e Sanem si incontrarono, ma non si riconobbero. Can non riconobbe la sua donna, quella fragile e ingenua, quella piccola ma forte, mentre Sanem non riconobbe il suo albatros. Quello che avrebbe ucciso per lei, quello che avrebbe fatto scendere le stelle dal cielo per lei.

Can si avvicinò a lei, ma non potè farlo ancora: Sanem indietreggiò e Can ebbe un forte dolore al petto. Decise però di continuare la sua lotta, sotto lo sguardo di tutti, e prese una decisione. Nonostante la voglia di tenerlo lontano, Sanem doveva accontentarsi di averlo vicino perché Can non voleva arrendersi. Si era già pentito di essere rimasto distante da lei per sole ventiquattr'ore. Disse ad ognuno di loro di aspettarli, di non cominciare senza di lui. Can andò correndo verso la tenuta, lì dove c'era ancora il diario di Sanem. Nessuno aveva mai pensato a quel racconto, credevano che avrebbe scosso qualcosa in lei, ma Can invece pensò il contrario. Pensava che tutto sarebbe cambiato se lei avesse letto quel diario. Quel diario che raccontava la loro vita. La loro storia.

Ritornò nel luogo dov'era prevista la cena, e una volta rientrato in casa, i suoi occhi si scontrarono nuovamente con quelli di Sanem, che osservò Can con bocca spalancata.

«Ti ho portato il tuo diario Sanem. Lo hai pubblicato, non so se lo ricordi. So benissimo che non è tua intenzione parlare con me, infatti sono ventiquattr'ore che rispetto questo tuo volere. Ma promettimi almeno che rileggerai la nostra storia d'amore, che è venuta fuori dalla tua mano, e che proverai ad immergerti nella vecchia Sanem... Promettimelo» disse Can, prendendole la mano. Sanem per miracolo non la tirò indietro, al contrario, rimase ferma e il suo sguardo fu puntato sul suo ex fidanzato.

«Promesso»

Cᴇʀᴄᴀᴍɪ, Tʀᴏᴠᴀᴍɪ Dᴇɴᴛʀᴏ ᴅɪ Tᴇ. Pᴜᴏɪ Fᴀʀʟᴏ. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora