36. Fiducia

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Sfreccio tra gli alberi fitti della foresta con il respiro spezzato per stare al passo di Glad, inciampando sulle radici che sbucano dal terreno, ma non mi lamento. Sono stata io a voler proseguire nonostante le mie pessime condizioni.

Il principe volta a sinistra e procediamo a un ritmo spedito, tanto da non accorgermi quando si arresta all'improvviso e quasi gli finisco addosso. «Perché si è fermato?»

Mi osserva con sguardo beffardo che vorrei cancellare con un battito di ciglia, ma il suo ghigno rimane ancora lì. «Non ha mai avuto dei buoni riflessi, ma sta davvero peggiorando.»

«Le sembra davvero il momento di mettersi a discutere?»

Mi dà le spalle e devo concentrarmi per sentire bene le sue parole. «Preferisco il suo sguardo imbronciato che quello deluso.»

Non ho il tempo di ribattere che lui ricomincia a muoversi e solo quando si sposta noto che siamo nei pressi di una radura. Osservo Glad sporgersi dall'ultimo filare di alberi con attenzione, scrutandosi attorno, prima che compia un passo oltre la protezione della foresta e, non so per quale ragione, il mio cuore accelera mentre, istintivamente, gli vado dietro per non lasciarlo solo.

Mi affianco a lui e scruto l'ampio spazio aperto, concentrandomi sull'udito per anticipare eventuali attacchi, ma tutto è stranamente silenzioso, tanto da mettermi subito in allerta. «Qualcosa non va.»

Il principe mi afferra la mano e si porta il dito indice davanti alle labbra per intimarmi di stare il silenzio. Mi trascina lentamente verso il centro dello spiazzo e, anche se tutto mi mette in allerta, non oppongo resistenza. Poggio lo stivale tra gli steli alti del prato che mi arrivano al ginocchio e mi accorgo troppo tardi di calpestare un ramo rinsecchito che produce un scricchiolio flebile che, però, riecheggia nella radura.

Ci blocchiamo e rimaniamo in ascolto con il fiato sospeso. Quando penso di averla scampata, un ululato agghiacciate squarcia la quiete della notte.

Glad mi strige le dita con una pressione maggiore. «Pronta? Si ricordi di avere ancora due pugnali dentro gli stivali.»

«Lupi? Sul serio?»

Mi lancia un'occhiata sottile e, adesso che lo noto, il suo sguardo sembra davvero quello di un lupo selvatico. Flette le ginocchia e automaticamente imito anche io il suo gesto. Osserviamo il perimetro degli alberi in attesa di capire quale direzione prendere, ma il respiro mi si mozza in gola quando dal confine avanzano dei lupi dal manto color miele che mi ricordano la chioma del principe al mio fianco. Ruoto il capo per guardami alle spalle e il battito diventa più veloce: siamo circondati.

«Cosa facciamo? È la sua prova, dovrebbe sapere come aggirarli.»

Sogghigna. «Crede davvero che mi farebbero vincere così facilmente? Già mi stupisco che lo scenario sia davvero il mio.»

Il lupo di fronte a noi rompe le righe e avanza verso la radura prima di sollevare il muso e ululare in direzione della luna. Mi guardo intorno per trovare un punto debole nel loro schiarimento, però non c'è. «Almeno sa dove si trova la fine dello scenario?»

Annuisce, ma non distoglie gli occhi dal lupo che cammina lentamente verso di noi.

«Ok, allora andremo in quella direzione.»

Sorride alle mie parole e mi innervosisco per il suo atteggiamento, ma la realtà mi colpisce con una meteora e sposto anche io lo sguardo dove punta il suo: dobbiamo superare il capobranco per arrivare alla fine. Con il pollice compio dei cerchi sul suo palmo per allentare la tensione che scorre nelle sue dita prima di sfilare la mano dalla sua presa.

Mi lancia una breve occhiata. «Che cosa ha intenzione di fare?»

«Dobbiamo dividerci, altrimenti sarà impossibile affrontarli tutti insieme. Ci ricongiungiamo sotto la quercia.» Gli indico con il dito l'albero alle spalle del lupo e mi volto verso sinistra pronta a scattare.

Iris - Il regno di FloraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora