Capitolo 1

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"Ci sono persone così. Persone capaci di ricominciare infinite volte senza paura di sbagliare."

BANANA YOSHIMOTO

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È possibile dimenticare il passato? Lasciarsi tutto alle spalle, facendo finta che nulla sia accaduto? Domande, domande e domande. Più penso e più trovo domande a cui non riesco a dare una risposta. Sarebbe facile se la nostra vita fosse come un romanzo, che scrivi capitolo dopo capitolo, dove già sai che ti aspetterà un lieto fine. Allora, in questo caso, la vita sarebbe davvero nelle nostre mani. Ogni sbaglio, ogni brutta esperienza possono essere cancellati con un semplice tasto. Ma essa non è così semplice. Le delusioni ti segnano, come macchie di inchiostro su un foglio bianco e rimangono per sempre.

Il tempo aiuta a dimenticare, dicono, ma la verità è che il dolore non passa. Si attutisce, ma rimane sempre lì, come una vecchia ferita di cui ogni tanto ti ricordi a causa di fitte improvvise. Un dolore troppo lieve per morire, ma anche troppo intenso per guarire appieno. La verità è che sono una codarda. Non ho il coraggio di andare avanti in un posto che ormai mi sta troppo stretto, dove non vedo un futuro per i miei sogni. Quindi parto. Vado via da questa piccola città che mi ha cresciuta rendendomi quella che sono oggi. Testarda? Forse. Ingenua? Sicuramente. Mi mancherai Odawara. Mi mancherà vedere le tue alture bagnate dal mare. Mi mancherà il tuo giardino pieno di fiori dai mille colori e profumi. Mi mancherà osservare i fiori di sakura appena sbocciati, visitare il castello illuminato la notte dai fari. Mi mancherà sentire la tua sabbia scura sotto i piedi, chiudere gli occhi ascoltando il suono delle onde che si infrangono sulla riva. Ma più di tutto mi mancherà la vecchia me. Una me più ingenua e che crede ancora nelle favole. Mi mancherai Odawara, ma non posso restare. Non qui dove ho conosciuto il mio primo amore, dove ogni cosa mi ricorda lui. Non qui dove mi ha lasciato senza dire nulla.

Il tempo aiuta a dimenticare, dicono, ma tu mi conosci, io sono una codarda.

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<Desidera?> - il ragazzo dietro la cassa mi guarda sorridendo, i vestiti neri vengono messi in secondo piano dal verde intenso del grembiule dov'è ricamato lo stemma della caffetteria.
<Un caffè latte grazie> - gli porgo i soldi mentre aspetto che la mia ordinazione sia pronta. Mi guardo intorno, l'odore dei chicchi di caffè tostati è prepotente. Chiudo gli occhi, ricordi felici spuntano da ogni angolo. Uno più felice di tutti. Ricordo di mio padre mentre preparava il caffè la domenica mattina, così da fare una sorpresa a mia madre. Ed io ero lì che lo guardavo incantata mentre l'odore di caffè invadeva la casa. Sorrido. Sembra accaduto secoli fa.

<Ecco a lei il suo caffè latte> - prendo la bevanda racchiusa in un bicchiere di carta monouso con coperchio ed esco. Un vento freddo mi frusta il viso, e subito mi pento di aver lasciato quel caldo accogliente del negozio dietro di me. Mi avvio verso un edificio vicino, il luogo dove si potrebbe realizzare il mio sogno.

La vita a Shibuya non è facile, ho dovuto lasciare la mia casa e andare verso l'ignoto con in tasca solo i miei risparmi. Di certo non la immaginavo così. Vivo in un bilocale dove a malapena c'è spazio per le mie cose, i miei vicini non fanno altro che urlare e io illusa a immaginarli tranquilli e all'antica. D'altronde non potevo chiedere molto, con poco denaro e senza lavoro è già tanto che io abbia un tetto sulla testa. Ma la fortuna sta girando dalla mia parte, sento che tutto cambierà in meglio. Inoltre com'è che si dice, la speranza è l'ultima a morire, giusto? E ormai non mi rimane che questa.

Ora eccomi qui, davanti questo edificio così imponente e spaventoso: La Shōgakukan. Non avrei mai immaginato di poter entrare in una delle case editrici più importanti del Giappone. Tutte le difficoltà provate fino ad adesso sembrano avere un senso ora che sono qui. Fin da bambina ho sempre sognato di diventare una scrittrice, poi crescendo mi sono resa conto che non sarebbe stato così semplice. Vivere in una piccola cittadina non ha di certo aiutato, così piccola da soffocare me e tutte le mie aspirazioni. Prendo un bel respiro mentre stringo il manico della mia borsa per darmi coraggio, non c'è più spazio per le esitazioni. Mi avvio con passo sicuro verso le strisce pedonali, il semaforo per i pedoni indica il verde, ho via libera. Il lieve rumore dei passi e delle auto in attesa viene sommerso dal rombo del motore di una vettura in lontananza.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 11, 2022 ⏰

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