Chapter 6: Fame di Ingordigia, Dolore di Separazione

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Verso le diciannove precise, Miyako aprì la stanza di Izuku con la chiave e lo chiamò per cena. Izuku non obiettò nulla, si alzò e la seguì, vestito con gli abiti della scorsa volta.

Quando venne, come al solito, annunciato, Kei divenne molto felice e lo invitò a sedersi al suo fianco.

«Per te ho fatto preparare qualcosa di speciale».

Il tavolo era imbandito con carne di prima scelta, frutta pregiata e riso di altissima qualità. Il profumo era invitante, si poteva addirittura intuire i condimenti presenti con una semplice annusata.

Miyako si congedò dopo un inchino profondo.

«Cosa ti ha fatto cambiare idea? Ero convinto che avrei di nuovo mangiato da solo come un cane stasera».

«Katsu» rispose semplicemente il verdino.

L'uomo contrasse nervosamente una palpebra tuttavia non smise di ghignare. Prese un sorso di vino prima di portare alla bocca del riso.

«Mangerai?».

Izuku sorseggiò un po' d'acqua ed annuì. Spezzò le bacchette pronto per consumare la sua cena. Si sentiva stranamente un po' accaldato e piuttosto affamato.

Kei assottigliò lo sguardo famelico. Si chinò verso il collo dell'Omega per inspirare a fondo il buon odore di pino e limone. L'aroma era molto forte, smorzato da un po' di dolcezza concessa dalla gravidanza.

«Quindi hai scelto tuo figlio? Sarai mio?».

«Non sarò mai tuo ma non ti permetterò di uccidere il mio Katsu».

Kei improvvisamente scagliò con forza il calice di vino sul pavimento pronto per schiaffeggiare il bel viso di Izuku. Questo, in un agile gioco di dita, gli puntò un affilato coltello per il pane alla giugulare.

Seguì un sottile gioco di sguardi.

«E' un controsenso. Vuoi essere mio pur mantenendo il tuo marchio e tuo figlio?» riprese Kei cercando di calmarsi.

Izuku non abbassò l'improvvisata arma ma non rispose. Kei sospirò passandosi una mano sui capelli.

«Abbassa il coltello. Non ho intenzione di farti del male».

Izuku lo fece volteggiare nella mano e lo conficcò con forza nel tavolo. Anche senza One for All sapeva ancora intimidire.

Kei sbuffò una risatina, accavallò una gamba e intrecciò le dita. Non guardava più Izuku, teneva semplicemente gli occhi chiusi.

Non mancava più così tanto. Izuku sarebbe stato suo, lo sapeva.

Rilasciò una discreta quantità di feromoni; tabasco e wasabi era un aroma che gli aveva sempre fatto cadere ai piedi ogni Omega possibile e qualche volta anche degli Alpha.

Al leggero gemito strozzato di Izuku dischiuse un solo occhio e sogghignò mellifluo. La faccia arrossata, gli occhi languidi, le cosce strette e le mani che giocavano con i bottoni del cardigan...

Ah, che spettacolo sublime!

«Sembra che qualcuno abbia bisogno di sfogarsi un po'» sogghignò.

Izuku, però, si alzò di scatto e corse il più velocemente possibile via da quell'Alpha estremamente pericoloso. Salì le scale tutto d'un fiato per raggiungere la sua camera.

In un guizzo di pazzia aprì la vetrata: un vento freddo lo investì con una certa irruenza.

Il verdino era ormai sul terrazzo. Dinanzi a lui, oltre il parapetto, si estendevano ettari di fitta vegetazione. Il giardino era recintato da alte sbarre d'acciaio con la punta acuminata.

Katsu, la Nostra più Grande VittoriaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora