20-Ripercorrere

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Ansia e stress dominavano il corpo di Meryl, lo stomaco in subbuglio, un continuo indietro, non un passo avanti. Forza sotto zero di vivere, di provare a riprendersi prima di riperdersi, ma la verità è che lei non si era mai ripresa del tutto e di certo avere un'altro punto debole non faceva altro che giovare sulla sua sanità mentale. "Ry non puoi continuare a scappare" mormorò Joseph, erano passati a stento due giorni e la riccia non riusciva più a guardare i suoi amici come prima, davvero avevano mosso passi, contro di lui, senza consultarla? Soprattutto ora che c'era Christian, era tutto così dannatamente difficile e complicato. Come avrebbe fatto a vederlo senza essere vista? Non poteva di certo evitarlo, il ballerino era testardo e le conseguenze erano due: o scopriva dove abitava di preciso e l'avrebbe affrontata faccia a faccia mettendola in una posizione ancora più scomoda o sarebbe stato tanto accecato dalla delusione da mollarla. Meryl lo sapeva che Christian aveva bisogno di certezze, di fisicità, aveva bisogno di vederla, toccarla, baciarla, viverla in tutta la sua quotidianità, aveva bisogno ancora di incontri notturni, aveva bisogno di essere in ansia per poi finalmente vederla arrivare nel buio totale, emergere da quella oscurità pronta a entrare nella sua luce. Non poteva permettersi di punto in bianco di ferirlo così tanto, ma non voleva nemmeno che la sua vita fosse in pericolo "Non sto scappando, sto cercando una soluzione, cosa a cui nessuno a parte me pensa mai" disse cauta, con voce vuota, non aveva vacillato nemmeno per un millisecondo, tutto ciò a cui pensava, per una volta, era salvare la sua felicità, preservare quel piccolo pezzo di mondo che ballava ai confini del suo cuore e che piano piano lo stava ricostruendo e congiungendo con l'altra metà, rischiando di cadere in un abisso fin troppo profondo. Ma lei, di farlo sprofondare, non ne voleva sapere niente. Costi quel che costi, nessuno lo avrebbe toccato, glielo aveva promesso.

"E cosa vorresti fare?" sospirò, erano sugli scalini dell'università che frequentava Joseph, era l'unico luogo in cui poteva parlare con l'unica persona che poteva comprenderla più di tutti in quel momento. Joseph in quei casi era l'unico non egoista, che cercava di comprendere Meryl al cento per cento, senza lasciarsi sfuggire niente, non una parola dei suoi pensieri, perché sapeva che la riccia spesso e volentieri aveva bisogno di restare in silenzio, con qualcuno, che però, quei silenzi, li ascoltasse "Non lo so, vorrei tirali fuori, ma non posso e non voglio nuovamente affrontarlo" alzò le spalle, aveva su una corazza di un indifferenza disarmante che lasciò perplesso e stupito il londinese al suo fianco "Okay non me lo aspettavo" disse piano e tenendo su un tono apparentemente calmo, in realtà temeva un po' per tutti, persino per Christian, nonostante non lo conoscesse, più che altro, pensò, temeva che perderlo per Meryl avrebbe segnato la definitiva chiusura del suo cuore, avrebbe tirato nuovamente su tutti i muri che aveva abbassato dopo anni dalla morte del fratello di Alexander, e probabilmente quella volta non li avrebbe mai più abbassati. Seppur lei sembrava restia ad ammetterlo a se stessa, Jo, sapeva che lentamente quel ragazzo la stava facendo innamorare, già solo il fatto che si frenasse dal mettersi in mezzo completamente, per aiutare la sua famiglia, voleva dire tanto, tantissimo. Lei lo sapeva, in parte si sentiva in colpa, li stava come tradendo, li stava lasciando andare contro una morte certa, che presto o tardi avrebbe raggiunto anche lei, o forse, sarebbe arrivata a pregarlo di farlo, di lasciarla finalmente in pace,ma ciò, finché c'era il bergamasco, non sarebbe mai accaduto.

"A volte essere egoisti fa bene, ma non contro la tua famiglia" sbottò poi alzandosi e dirigendosi all'interno dell'università, quelle parole lo avevano scombussolato, anche solo il pensiero che per colpa di una stupida cotta, la prima tra l'altro, stava voltando le spalle ai suoi più cari compagni di vita. Voleva essere felice per lei, ma non era pronto ad un suo improvviso egoismo, ad un suo abbandono. Meryl sorrise amaramente, non si voltò nemmeno per guardarlo allontanarsi da lei, non provò a fermarlo, era quello che voleva, aveva bisogno che loro la odiassero, per avere sulle spalle solo una vita da salvare, di certo non poteva essere in due posti contemporaneamente, sapeva fin troppo bene a cosa stava andando in contro, eppure vacillava dentro sé. Le ultime parole del suo amico parevano voler rimbombare nella sua testa, ma lei era troppo contrata a ripercorrere tutti i suoi brutti ricordi, che magicamente diventarono belli, mentre quelli troppo brutti erano stati chiusi in una porta impossibile da aprire, non ricordava dove avesse messo le chiavi di essa e forse nemmeno voleva ritrovarle. Ripercorreva ancora e ancora i corridoi della sua mentre aprendo a scaglioni le porte ai lati. Bloccata nel suoi limbo mentale, si ritrovò a camminare verso una metà indefinita, non riusciva a mandate segnali celebrali per fermarsi, per capire dove stesse andando e continuava a perdersi e trovarsi, in modo ossessivo. Solo quanto arrivò davanti alla sua tomba, inclinò il viso, osservo i fiori ormai secchi, le foto leggermente sbiadite, il nome quasi del tutto coperto dalla polvere. Voleva forse un segno? Oppure era così inconsciamente turbata dall'ansia di perdere un'altra persona così importante? Aveva bisogno di certezze che nessuno a parte lei potesse darsi, ed allora come faceva a darle al ballerino di Hip-Hop e Break dance? Non se lo spiegava, così come non si spiegava come riuscisse a ritrovarsi sempre nello stesso punto e a bloccarsi, tornando alla realtà, che forse le ultime due porte avessero le risposte alle sue domande? Che forse contenessero la soluzione ai suoi problemi? O forse semplicemente non cerca nulla se non gli ennesimi ricordi ed era solamente una pura coincidenza. "Signorina?" sussultò voltandosi, ritrovandosi davanti un uomo sulla cinquantina che probabilmente lavorava lì "Si sente bene? Si è persa?" chiese confuso e leggermente spaventato dall'intensità con cui la ragazza lo stava fulminando con lo sguardo "Sto benissimo, non vede? È proprio diverte venire in un cimitero a trovare un amico morto, non trova?" gli sorrise ironica, che domande, suvvia cosa si aspettava che sorridesse ad una tomba? L'uomo rimase in silenzio "Mi scusi" sussurrò rendendosi conto che forse non doveva intromettersi in un momento così intimo, nonostante di intimo non c'era nulla, Ry non comprendeva nemmeno perché stesse li in quel momento. Sbuffò superando l'uomo ed uscendo, mente il suo cellulare prese a squillare.

Grazie per i 4k💚
Scusate eventuali errori, fatemi sapere se la storia vi sta piacendo, mi piace leggervi.

Ps. Per tutti quelli che mi chiedono per la storia di Nunzio: non temete! I capitoli arrivano presto, mi spiace farvi aspettare così tanto ma giuro sembra che la sfiga mi perseguiti, mi farò perdonare presto!

Vi voglio bene💕

Plus qu'un ami/Christian StefanelliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora