XXXIII - Ciao ciao, New York

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Non ti ho amata
fino alla fine.
Ti ho amata anche dopo.




Arriva per tutti il momento cardine della vita, quello in cui ci si rende conto a cosa si va incontro per davvero, in cui le luci si accendono ed il sipario si apre

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Arriva per tutti il momento cardine della vita, quello in cui ci si rende conto a cosa si va incontro per davvero, in cui le luci si accendono ed il sipario si apre.

Arriva per tutti, prima o poi.

Il momento in cui le luci si spengono ed il sipario si chiude.

Ed è lì che le ombre vengono alla ribalta, in cui tutto ci viene mostrato per quello che davvero è. In cui anche la più bella recita si decompone e si spoglia di tutti quei lustrini di cui si è ricoperta e si mostra per quello che è: un insulsa bugia.

Qualcuno lo definirebbe un momento di impatto. A Beth era sempre piaciuto momento cardine, invece.

Ne aveva visti milioni di momenti come quelli nei film che vedeva di sera quando non aveva nulla da fare. Di solito erano scanditi da una musica drammatica o dal rumore della pioggia che scendeva giù incessante tutto d'un tratto. Sapeva che nulla di tutto quello fosse vero, ma ci aveva sempre visto una similitudine con la vita di tutti i giorni.

Succedeva a tutti di arrivare a quel momento, di ritrovarsi davanti ad una luce fin troppo intensa, rimanerne quasi abbagliati e poi sbatterci contro. Succedeva a tutti di sbattere le palpebre ininterrottamente cercando a tutti i costi di cancellare, dimenticare.

Era successo anche a lei.

In uno di quei pomeriggi a villa Lawrence aveva sbattuto la testa contro il più imponente dei muri e si era fatta talmente male da essersi chiusa a riccio dentro se stessa.

Non faceva altro che guardare il soffitto completamente bianco della sua camera da letto e sospirare affranta.

Piangeva anche, lo faceva di continuo, ma solamente quando era sicura che le pareti spesse della sua stanza le facessero da scudo.
Non voleva che nessun altro la sentisse, che la vedesse raggomitolata come un povero gattino randagio in un angolo del letto e le domandasse perché mai stesse così.
Non voleva parlare, voleva solamente darsi un pizzicotto sul braccio, sentire il bruciore sulla pelle, chiudere gli occhi, riaprirli e rendersi conto che si fosse trattato solo di un incubo terribile.

Le aveva provate di tutte pur di non sentire più quell'opprimente dolore nel petto, nello stomaco, nel cuore.

Aveva pianto, tanto, forte, fino a farsi bruciare gli occhi, fino a farsi bruciare la gola per i singhiozzi continui. Aveva pianto così tanto da credere di aver prosciugato i condotti lacrimali.

Voleva che quel terribile mal di testa smettesse di torturarla perché la stava portando allo sfinimento pian piano.

Voleva semplicemente non sentire più nulla, rinchiudersi in un completo stato di apatia.

Ma più ci provava e più non ci riusciva, perché le persone come lei non potevano ignorare i sentimenti, le emozioni, le sensazioni.

Le persone come lei quando sono felici sorridono il doppio, ma quando sono tristi piangono il triplo.

Grace Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora