"Peppe, quale cazzo è il numero civico??" lo chiamo, ormai arrivata all'apice dell'esaurimento.
Ma si può cercare un cazzo di appartamento per dieci minuti?!?
"Il ventidue Ile! Ma si sicur che stai a Pastena?" mi prende in giro.
"ma vafangul Pè" rido, sentendo ridere anche lui.
"ja l'ho trovato, apri dai" scendo dal motorino e sento il portone del palazzo aprirsi, quando però, prima di entrare, leggo sul citofono "D'orso".
Ecco. M'ha pure portato a casa di quel ficcanaso.
Salgo fino al suo piano, quando vedo Peppe aprirmi subito e salutarmi.
"che c'è? M'avete chiamato no?" chiedo, lasciando il casco e la giacca sul divano, dove stanno seduti Sasà, lollo e un'altro ragazzo che non conosco.
"ti ho chiamato io perché mi serve un favore" Peppe si siede e mi guarda dal basso, quando gli faccio cenno di parlare con la testa.
"mi devi tenere la roba Ilè" mi supplica quasi, quando scuoto la testa.
"no, hai rotto il cazzo Pè" mi faccio seria, quando lo vedo alzarsi.
"poco tempo Ilè, per favore" mi si avvicina.
"Peppe ma se non sai dove metterti la roba sono cazzi tuoi, io c'ho mattia a casa non mi devi rompere i coglioni" prendo le sigarette andando nel balcone della cucina per fumare, quando vedo Luca prendere Peppe in disparte, ma probabilmente non si rende conto che sono in balcone, e lo porta in cucina, così mi siedo sul divanetto dietro il muro e ascolto in silenzio.
"ma perché lo chiedi a lei, ma nun l'è capit che chella nun a può tnè? Ci passa i guai, ci sta in mezzo un bambino Pè, ma ti vuoi sveglià?" sento Luca imprecare contro Peppe a bassa voce.
"O sacc che nun a può tnè" gli risponde Peppe, altrettanto incazzato.
"e allora perché insisti" continua Luca.
"Lucariè, ma tu veramente pensi che chella uagliuna t sap? Tu e pers a cap, ma ess nun t pens proprij" sento Peppe parlargli in modo cattivo, sembra sputare veleno, che bastardo.
"nfam, ij o sapev, m'è pijat po cul cumm semp, si nu strunz Pè!" sento Luca alzare la voce e dei rumori come di vetri rotti arrivare da dentro.
"vattenn" lo sento dire poi, quando sento una porta sbattere, segno che Peppe se n'è andato.
Lo vedo uscire nervoso con una birra, accendersi una sigaretta, e, inizialmente, nemmeno si accorge della mia presenza.
"oh, non t'ho visto, scusa" si gira poggiandosi alla ringhiera, e quando mi vede sorride piano.
"tranquillo" scuoto la testa, lo vedo avvicinarsi, e sedersi vicino a me, nel posto libero del divanetto.
"posso anche fare da sola. Non c'è bisogno che mi difendi con Peppe" gli dico abbassando la testa quasi arrabbiata, mentre butto la sigaretta nel posacenere sul tavolo.
"guard che l'agg fatt p te, potresti pure ringraziare invece di incazzarti" dice ironico, bevendo dalla birra, quando sospiro e mi alzo per tornare dentro, ma lo sento afferrarmi il braccio, con la sua mano che, per quanto grande, lo circonda tutto perfettamente.
"ja aspetta, non te ne andà" mi dice sottovoce guardandomi, quando mi giro verso di lui e i suoi occhi sembrano ingrandirsi a dismisura.
"e pcchè?" alzo un sopracciglio guardandolo storto.
"perché mi calmi se stai qua"
Così, a fatica, sospiro di nuovo e mi risiedo dov'ero prima, non mi sta simpatico, e mi è difficile essere gentile con lui, ma ci proverò.