Antonio

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Il fioraio.

Se ti fingi morto, magari le cose non ti succedono o non accadono

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Se ti fingi morto, magari le cose non ti succedono o non accadono.

Se stai immobile a letto e ti copri, e fingi che il buio sia l'unico amico in grado di accoglierti, magari non lo avverti nemmeno l'arrivo di un'altra giornata.

So già che alzandomi, farò colazione, aspetterò una risposta a un messaggio, un tuo messaggio, e dovrò accontentarmi se lo visualizzerai.
È così, che afferro la tazza, prima il latte e poi i cereali.

Che l'esatto inverso, lo facevi sempre tu.

Ed è vero che questa volta lo sto facendo anch'io, come se ci fossi tu in casa mia. Ho annaffiato la piantina di mamma, sul davanzale, che placidamente si bea del sole di metà agosto, che lo necessita per farla vivere. Io il sole, a malapena lo reggo, ma in ogni caso, questo non mi vieta di guardarla quella dannata piantina, che si prende i raggi.
Si prende tutto il calore che una volta era anche il mio, si avvolge nelle spire di luce, mentre io sto qui in piedi con la mia ciotola e cucchiaio. Sto pranzando con latte e cereali, alle 12 e mezza, di un giorno estivo.
La verità è che non ha dormito che tre ore. Ha visto l'alba, ha visto il sole lavarsi, ha sentito la porta di casa chiudersi. Ha provato a chiudere occhio, senza riuscirci.

Manuel, non possiamo scambiare la colazione con la cena solo perché non hai voglia di cucinare!

Rido.
C'è un albero, non troppo lontano da casa, si è appena fermato sopra un piccolo uccellino nero. Lo distinguo perché spicca nel verde brillante, e per la luce gialla che investe le foglie e lui è l'unico puntino nero, da un becco arcuato che si guarda attorno.

Simone, non è colpa mia se sei voluto rimanere a letto tu. Che poi è pure leggittimo, è domenica!

Mi stringo nelle spalle.

Vuoi i cereali o i biscotti?

Sospiro.
Manuel idiota Ferro, potresti anche evitare di farti così male, o almeno spegnere la testa per più di cinque minuti sulle stesse immagini.

Cereali. E li voglio a letto.
Precisamente con te, sopra le coperte.

E invece no, ti devi sempre rivivere i film come se avessi una pellicola infinita incorporata nel cervello fradicio che ti ritrovi.

T'ho viziato un po' troppo, Simò.

E allora non mangerò!

E l'altra immagina che si vede davanti è quell'uccello nero che vola via. Per un attimo, gli sembra di rivivere l'attimo in cui si avvicina al ragazzo che ama, per depositarli un bacio sulle labbra. Per dirgli che è suo e che se non mangia, glielo renderà ancora più chiaro. Per un attimo, davanti a lui compare il sorriso a mezza via come un biglietto di non ritorno diretto verso la beatitudine.
La boccia con i girasoli, sta lì.
Prima freschi, profumati, rigogliosi.
Poi, si scurisce, il contenuto si appassisce di colpo, la stanza diventa più scura e i bordi si bruciano.
Simone non ha più un sorriso, non ha più un viso, non vede più i suoi occhi. Non vede i contorni gialli delle ciglia. O forse quelli dei fiori.

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