Capitolo 4

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ELIZABETH

<<Steve. Steve svegliati>> dopo averlo scosso per un pò dà cenni di vita mugolando <<dobbiamo andare a scuola sono le otto!>>

<<cosa? Come cazzo sono le otto!?>> si tira su e siccome è avvolto nella coperta cade a terra facendomi scoppiare dalle risate <<non c'è nulla da ridere>> si alza sbuffando e vestendosi dato che ieri sera è finita nei migliori dei modi.

Quaranta minuti dopo ci troviamo ansimanti nel corridoio <<non ho mai corso così tanto>> dico con fatica, lui poggia la schiena all'armadietto riprendendo fiato

<<io vado in bagno, ci vediamo più tardi>> mi lascia un bacio in fronte prima di andare.

Siccome mancano venti minuti prima che suoni la campanella per la seconda ora estraggo dallo zaino il walkman e dopo aver indossato le cuffie esco passeggiando intorno alle mura fino a quando qualcuno poggia le mani sulle mie spalle facendomi saltare <<mi hai fatto prendere uno spavento>> tolgo le cuffie portando poi la mano al petto

<<lo svitato si fa sempre riconoscere>> ride levandosi dei capelli dalla bocca <<non dovresti stare a lezione?>>

<<si ma ho fatto tardi. Rigiro la domanda>> riprendiamo a camminare affiancati

<<la prima ora era noiosa tutto qua>> fa spallucce

<<stasera ci sei alla partita?>> domando guardandolo

<<oh no non vado di certo a vedere quei falliti che hanno come unico pensiero il pallone e poi ho un'altra partita>>

<<davvero? Quale?>>

<<Dungeons and Dragons, conosci?>> stavolta anche lui mi guarda

<<oh si certo, Dustin e tutta la sua combriccola ci giocano da anni e anni>>

<<ti piace?>>

<<sinceramente? Lo trovo davvero noioso>> corruccia le labbra scuotendo la testa

<<oh no non ci siamo per niente Elizabeth. Io sono il capo dell'Hellfire club>> mi mostra la maglietta <<i cui partecipanti sono quelli che hai visto al tavolo l'altra volta. Oltre ad essere amici, giochiamo, suoniamo e ci divertiamo passando tempo insieme>>

<<e da quando tu conosci Dustin e Mike?>>

<<ad Hawkins vengo ogni estate dato che ci abita come sai mio zio. Anni fa ho conosciuto i miei migliori amici con cui ho la band e visto che i miei hanno divorziato lo scorso anno ho deciso di stare definitivamente qua con l'unica persona a cui interessa di me: il mitico Wayne Munson. Ritornando alla tua domanda quindi ho conosciuto quei due a inizio estate>>

<<mi dispiace per i tuoi>>

<<a me no>> sorride per poi tornare a guardare il pavimento <<a loro non sono mai piaciuto, non ero come desideravano e hanno sempre pensato a se stessi tra l'altro mio padre probabilmente ora si trova in prigione. Invece mio zio mi ha sempre adorato e trattato come un figlio mancante>>

<<siete fortunati ad avervi allora>>

<<molto...molto>> afferma pensandoci. Lui è così giudicato solo all'apparenza che tutti gli altri sbagliano. Ha solo bisogno di attenzioni ma non come spesso fanno le ragazze per farsi vedere dal tipo carino <<è suonata la campanella, devi andare presuppongo>>

<<si, ci vediamo a mensa se mai>> mi saluta con un gesto simile a quello da capitano.

EDDIE

Arrivato a mensa raggiungo il mio tavolo dove ci sono già gli altri <<è arrivato il vostro capo>> mi butto sulla sedia sempre capotavola

<<ehi amico pronto per stasera?>> chiede Jeff il mio migliore amico

<<sono nato pronto>> gli faccio l'occhiolino mentre il resto del gruppo se la ride <<vi voglio carichi e puntuali>> sento nascere una strana sensazione dentro me così mi guardo attorno e vedo Elizabeth raggiungere il nostro tavolo. E' davvero una ragazza carina, all'apparenza a modo ma sotto sotto non proprio. Mi fa strano parlare con una ragazza dal momento cui non mi è mai capitato venendo rifiutato ogni volta, infatti mi domando cosa la spinge a volere essere mia amica: non sono bello, chissà quanto acculturato e mille altri difetti.

<<ciao>> si siede cominciando a mangiare timidamente <<stasera quindi anche voi siete impegnati a giocare>>

<<si>> risponde Mike <<vuoi venire a vederci?>> interviene Dustin e non so perchè ma spero in un si

<<no devo andare a vedere la partita di Steve>>

<<quindi gioca Harrington>> mi intrometto <<speriamo che vinca allora>> rivolgo il sorriso più finto apposta e mi diverto quando la vedo alzare gli occhi al cielo

<<ehi piccola!>> parli del diavolo e appare Steve <<mocciosi>> stropiccia i capelli ai due più piccoli, ammetto di essere geloso del rapporto che ha con Henderson <<stasera dopo la partita resti da me?>>

<<mettiamola così: se vinci vengo altrimenti mi riaccompagni a casa>> fa lei e si stringono la mano stringendo il patto appena fatto

<<e se vinco replichiamo anche ieri sera?>> a quell'affermazione che a quanto pare ho sentito solo io dato che gli altri continuano a parlare tra di loro, mi verrebbe da vomitare. Ora capisco perchè ha fatto tardi.

[...]

Sono le dieci di sera e mi ritrovo fuori la stanza in cui giochiamo, si trova a scuola verso il parcheggio e l'uscita della palestra. La partita è finita da dieci minuti e i ragazzi sono già andati via mentre io rimango poggiato al muro fumando una sigaretta

<<ehi svitato>> una voce femminile interrompe i miei pensieri, detto da lei 'svitato' non suona come un'offesa, dopo avermi spiegato che mi ritiene normale e che gli altri associano ciò alla parola 'svitato' non mi dispiace, però ripeto, solo se detto da lei

<<principessa>> mi inchino facendo uscire il fumo dalla mia bocca <<come mai qui?>>

<<c'è l'intervallo>> mi spiega poggiandosi al muro accanto a me <<posso?>> indica la mezza sigaretta che ho in mano, annuisco e gliela porgo. Osservo ogni movimento, da quando se la porta alla bocca a quando lascia uscire in modo lento il fumo dalla fessura delle labbra <<sei solo?>>

<<si gli altri se ne sono andati via da poco, se vuoi ti faccio vedere la nostra stanza segreta>> butta la sigaretta a terra una volta finita e le faccio cenno di entrare

<<wow che atmosfera>> le luci sono basse e al centro c'è una grande tavola con ancora sopra il gioco utilizzato poco fa <<quello si è il mio trono>>dico una volta che ci si è messa seduta <<la regina dell'Hellfire Club>> comincio a sistemare il gioco nella scatola

<<ti aiuto>> si alza mettendosi dall'altro lato della tavola mettendo a posto le piccole statuine che raffigurano il demogorgone, il mind flayer ecc... noto che ha dimenticato Vecna così lo afferro ma lo stesso stava facendo lei, ora la mia mano si trova sopra la sua. Rimaniamo a guardarle per qualche secondo ed entrambi contemporaneamente le togliamo <<ehm io dovrei andare magari è iniziata di nuovo la partita>>

<<si>> prendo la scatola del gioco e una volta usciti spengo la luce chiudendo poi la porta <<ci vediamo domani>> annuisce sorridendo e quando sto per avviarmi al furgoncino sento chiamarmi

<<Eddie>> si avvicina a me alzando di poco il coperchio della scatola: estrae la penna e il foglio che utilizziamo per giocare e vedo che ci scrive sopra un numero <<questo è il numero del telefono di casa mia>> mi lascia il bigliettino nella tasca per poi sparire dietro la porta della palestra. 

Dai miei occhi -Steve HarringtonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora