Shoto Todoroki × (Fem!) Reader

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Era una giornata fredda, l'inverno era alle porte. Shōto e Katsuki avevano appena preso la loro licenza temporanea da eroi, e stavano tornando ai dormitori della Yūei. Erano circa le 18, la strada era colma di persone al ritorno dal lavoro e ragazzi di ritorno da scuola.
«Oi bastardo a metà, ci si vede ai dormitori!»
Katsuki si allontanò con le mani in tasca, come al solito. Shōto faceva fatica a sopportare il suo comportamento infantile, ma aveva imparato a farselo scivolare addosso. Era rimasto solo a camminare in mezzo alla gente, quando sentì delle urla distinte provenire da di fronte un negozio: dei malviventi avevano sottratto la borsa di una ragazza.

Shōto si diresse di corsa all'inseguimento dei due, e quando riuscì a bloccarli con il suo ghiaccio, una fitta corte di nebbia calò su di loro.
«Grazie, questa la prendo io. Dovete imparare a rispettare il prossimo!»
La nebbia si diradò, presentando la stessa ragazza derubata. I pro heroes arrivarono sul posto per arrestare gli scippatori e Shōto sciolse il suo ghiaccio per poi tornare sulla sua strada. Venne fermato dalla ragazza, che lo guardò con un'espressione grata e felice.
«Grazie per avermi aiutata a riprendermi la mia borsa, senza di te non li avrei mai fermati» Affermò per poi inchinarsi in segno di rispetto. «Di nulla. Una sola domanda: la nebbia-» chiese Shōto, mantenendo per quanto possibile un'aria distaccata e fredda.
«È il mio quirk. Si chiama Fog, permette di farmi innalzare della nebbia ogni volta che voglio, posso vederci facilmente attraverso» spiegò T/N.
«Interessante...» rispose semplicemente lui.

La giovane scrutò meglio il ragazzo, per poi riprendere la parola.
«Io ti conosco, tu sei Todoroki Shoto, del corso per eroi della Yūei! Ti ho visto al festival sportivo, sei davvero forte!»
«Me lo dicono in tanti, ma ho ancora molto da imparare. Potrei fare di meglio...» rispose all'affermazione con lo sguardo basso, trattenendo un imbarazzo palpabile.«Devi credere in te stesso, sono sicura che ce la farai. Ora devo andare, spero di rivederti presto!» lo incalzò lei. Poi la ragazza corse via, dileguandosi tra la folla. Shōto restò fermo per un paio di secondi, riflettendo sull'accaduto: era abituato a ricevere complimenti solo dai suoi fratelli e da Deku, nessun'altro gli aveva mai detto una cosa simile e ne fu alquanto sorpreso. Decise di rimettersi in cammino verso I dormitori, poiché il coprifuoco sarebbe scattato a momenti.

Quando arrivò ai dormitori, non trovò nessuno nella sala comune. Un grande trambusto risuonava nell'ala, ma nessuno si vedeva. Vide sbucare Tokoyami dal corridoio delle camere.
«Hey Todoroki-Kun, sei tornato.» disse il corvino. «Ciao Tokoyami... Ti ho già detto che puoi chiamarmi Shōto. Cosa succede?» domandò il primo, perplesso. «Abbiamo una nuova studentessa, Aizawa-sensei è appena venuto a dircelo. Domattina la conosceremo...» spiegò con aria assente. «Bene» concluse, per poi andarsene.
Si diresse silenzioso verso la sua camera, si cambiò e poi tornò in cucina per preparare la cena. Quella sera era il turno suo e di Īda, quindi avrebbero cucinato le solite cose estremamente salutari che mangiava lui. Con la testa pensava ancora alla ragazza che aveva aiutato: secondo lui non era da tutti un atteggiamento così controllato e tranquillo.

Dopo mangiato, si diresse nella sua camera per ripassare le materie del giorno dopo e ordinare le sue cose. Sentì il suo cellulare squillare e rispose senza nemmeno vedere il nome del contatto.
"Pronto?"
"Pronto! Ciao Shōto, com'è andata?"
"Bene, ho passato l'esame"
Dopo aver finito la breve conversazione con il padre, spense il telefono. Ricordò che il giorno dopo sarebbe dovuto andare con i suoi fratelli all'ospedale per visitare sua madre. Gli mancava, anche se non lo dava a vedere.

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