Capitolo 10

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Il giorno della partenza arrivò, e quindi Octavia si recò con la sua valigia all'ingresso, intenta ad aspettare Watari, per poi insieme andare a prendere suo fratello.

Come succedeva praticamente ogni volta che partiva per un viaggio, i ragazzi dell'orfanotrofio andavano a salutarla sull'uscio della porta. Ovviamente c'erano dei saluti speciali, per persone speciali, che in questo caso erano i suoi migliori amici.
Infatti Matt non perse tempo nell' avvolgere le sue braccia attorno la sua vita, intrappolandola in un abbraccio spacca ossa.

Le ricordò ancora una volta di fare delle foto, e lei lo rassicurò dicendo che gliele porterà, evidentemente gli doveva proprio piacere Amsterdam come città.

Dopo essersi staccati dall'abbraccio, l'attenzione della corvina fu rivolta verso un certo biondo che stava fissando i due con uno sguardo da far rabbrividire anche le persone più calme. Octavia non si aspettava niente di simile alle reazioni di Matt da parte di Mello, in fondo lo sapeva, lui è fatto così.

-E tu?- chiese Octavia.
-Cosa?- domandò a sua volta Mello.
-Non mi saluti?-
-Ma certo che ti saluto, che sarei sceso a fare altrimenti?-

Proprio in quel momento i ragazzi sentirono la portiera di un auto essere aperta, facendo girare i presenti verso la porta quasi spalancata, rivelando poi Watari che usciva dalla macchina, con il suo solito cappotto nero.

Mello approfittò del momento per mettere una mano sulla spalla della ragazza, che si girò a tale contatto, e guardarla negli occhi.

-Fai buon viaggio, Octavia.-

Non sa bene perché, ma dopo quelle parole, le guance della corvina su tinsero di rosa. Gli rivolse un leggero sorriso, in segno di apprezzamento e gratitudine.

-Buongiono, ragazzi. - salutò Watari,
-Buongiorno, signor Wammy- ricambiarono, quasi in coro, i presenti.
L'anziano signore rivolse poi l'attenzione verso Octavia, e verso la sua valigia, sulla quale fece anche un commento.
-Sembra più piena del solito-
-Non riuscivo a far entrare i pattini-
Questa frase fece scaturire un po' di stupore in mezzo ai ragazzi.
-Avresti anche potuto comprarli lì, o utilizzare quelli che ti danno in pista, Octavia.-
-Si, lo so, però mi trovo davvero bene con questi qui, quindi per stare più comoda quando pattino, me li porto sempre.-
Molti dei presenti avevano delle domande da fare, ma si resero conto che non avevano molto tempo per rispondere, quindi lasciarono perdere.

Watari prese la valigia della ragazza, e dopo gli ultimi saluti, uscirono dall'orfanotrofio.
Octavia entrò in macchina e si sedette sul posto affianco al guidatore, quindi vicino l'anziano, che fece partire la macchina per andare a prendere anche suo fratello L.
Arrivati all'aeroporto la corvina non perse tempo nello scendere dalla macchina e cercare suo fratello in mezzo alle tante persone.

Continuava a girarsi intorno finché incrociò uno sguardo identico al suo, che piano piano, man mano che la folla diminuiva, rivelò essere proprio quello di suo fratello. Gli corse incontro e avvolse le braccia intorno al suo busto. L non perse altro tempo e fece lo stesso, prendendola addirittura in braccio, e facendole fare una giravolta.
Watari si avvicinò ai due ragazzi, sorridente, amava vedere il rapporto e la dinamica tra quei due, e se proprio deve, a volte possono rivelarsi anche molto divertenti.

-Vedo che sei cresciuta...leggermente, ma sei comunque un po' più alta.- disse L, squadrandola da capo a piedi.
-Già! Adesso ti arrivo qua.- esclamò Octavia, segnando un punto sul busto del fratello.
-Nonostante ciò, rimani comunque piuttosto bassa.- dichiarò egli, ricevendo in riposta uno sbuffo da parte della sorellina.
-Mettiamo l'altezza da parte, ci aspetta un lungo viaggio per arrivare all'aeroporto di Londra.- parlò Watari.
-Di un'ora e cinquantaquattro minuti- dissero simultaneamente i fratelli.

Una partita a scacchi | Death Note ffꨄDove le storie prendono vita. Scoprilo ora