Una fredda serata d'autunno 🍂 (3)

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𝓐𝓽𝓽𝓸 𝓽𝓮𝓻𝔃𝓸 🍵

Gabriel srotolò per l'ennesima volta, di furia, la cravatta color vino che si stava ormai spiegazzando:
Alzò gli occhi al cielo con uno sbuffo e questa rabbia aumentò quando sentì una risata argentina dietro di lui.
Guardò nello specchio: Émilie rimaneva sulla porta lisciandosi indietro i lunghi boccoli biondi, avvolta nella sua uniforme bianca e con l'agenda alla mano.
Si erano conosciuti appena due anni prima all'Opernball di Vienna, lei come semplice debuttante e lui come uno dei tanti scapoli ai quali non importava un bel niente degli eventi mondani e vi attendevano solo per la pressione da parte dei propri genitori. Gabriel aveva guadagnato una segretaria, un'amica e persino una potenziale amante da quell'incontro: adesso lui ed Émilie convivevano in un piccolo attico nel centro di Parigi, all'ottavo piano di una suite bianca con arredamento moderno che ostentava comunque una certa classe, si trovava nell'Avenue Montaigne per essere specifici.
Gabriel piegò la testa di lato quando il corpo di Émilie aderì al suo da dietro, lei gli scivolò le mani sulla giacca e accomodò quel disastro lasciandogli un lento bacio sul collo al quale lo stilista reagì guardando altrove.
-Perché lo hai fatto?-

-Non voglio essere sostituita come stoffa malconcia Gabriel.-

-Nessuno ti sostituirà Em, mai. Solo che non sono pronto per fidanzarmi ufficialmente con te; almeno questo puoi concedermelo?-

-Ovviamente.- Rispose piatta lei, facendo girare in circolo le dita sui pettorali di Gabriel e guardandolo dritto negli occhi attraverso quello specchio.
-Ma questa lei...-

-È una persona onesta. Non sa nemmeno chi sono io.-
La giovane donna annuì poco convinta e solo sparì nel buio del corridoio lasciandosi alle spalle un'ultima affermazione. 

-Stasera abbiamo una cena molto importante: vieni al Le Grand alle otto in punto.-

═════ஓ๑🍂๑ஓ═════

Quella mattina buia Nathalie si guardava nello specchio  del suo modesto monolocale: gli occhi parevano brillare di una luce più intensa... non aveva ottenuto il lavoro che sperava da Agreste però aveva conosciuto Gabe. Più gli rifrullava quel nome in testa e più lo sentiva falso: aveva provato a chiedergli se si trattasse di un soprannome ma lui non s'era curato di rispondere, lasciandole quasi ad intendere che si trattasse di qualcosa di intimo che lasciava fare solo alle persone a lui più vicine. Era un perfetto sconosciuto, non doveva importarle, eppure oggi, come quasi ogni giorno della settimana passata, che era venuto a prenderla al lavoro per accompagnarla a casa, si guardava allo specchio con tutt'altri occhi.

La giornata al ristorante fu abbastanza lenta, pochi clienti e Toulouse che ogni tanto si faceva sentire sfogando la propria frustrazione su qualche giovane, povero malcapitato. Niente pareva essere cambiato: Nathalie rimaneva alla reception poggiata al proprio palmo, osservando come le foglie color rosso si piegavano alle minute gocce di pioggia che a poco a poco stavano cessando la loro pietosa caduta, lasciando spazio ai raggi di un tramonto di un arancio vivo su un cielo dorato, una luce immensa, interrotta da falcate di nuvole minacciose color buio.   

Poi un'altra cena di Borghesi, rumore e un sacco di coperti da ripulire.
Quando alzò lo sguardo dalla pila di piatti che teneva tra le mani quasi li fece cadere nel vedere Gabe lì, con uno strofinaccio che la aiutava a riordinare quella catastrofe...
Non aveva voluto sentir storie: le aveva preso i piatti dalle mani e con naturalezza li aveva portati in cucina, come se non pesassero affatto, come se fosse il suo mestiere da anni.

-Ti lasciano sempre da sola a quest'ora?-
Chiedeva lui poggiato alla balaustra della veranda, estraendo la sigaretta ormai usurata dalle labbra per schiacciarla contro il posacenere ed esalare l'ultimo alito di fumo bianco.
Lei taceva con uno sguardo incriminatorio posato su di lui, Gabriel le sorrise e sistemò la coppola sulla testa.
-Sei sempre sola in quella cucina, l'ho notato.
In ogni caso non ti ho fatto i complimenti per la tua squisita cioccolata calda, ne avevo bisogno.-

〔A Storm in a teacup 🍵〕 𝑮𝒂𝒃𝒆𝒏𝒂𝒕𝒉Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora