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Black out days
I don't recognize you anymore

Clare

<< ci si rivede, Clara >>

C'è solo una persona che mi chiama Clara, e quando alzo lo sguardo ne ho la conferma.

E come volevasi dimostrare, lo conosco.

Alexander è a pochi centimetri da me, con il suo solito sorriso falso. Mi sta guardando come ha sempre fatto, con perversione, fregandosene di Aron che si è appena accorto di lui.

<< cosa cazzo vuoi? Non dovresti essere dietro le sbarre? >> chiedo innervosita dalla sua presenza.

Benché non mi sia mai piaciuto, ora mi rende ancora più nervosa. Ha ucciso i miei genitori, e i suoi. E non solo, ha ucciso molti studenti che non centravano nulla.

E tutto questo per cosa? Per le sue manie di protagonismo. Doveva per forza formare il suo nome con le iniziali degli studenti, perché altrimenti non sarebbe stato contento.

È un serial killer, e si trova a pochi centimetri da noi.

Aron si è già alzato in piedi, allontanandolo di poco dal tavolo.

<< hey sono qui in pace >> dice alzando le mani in segno di resa.

<< tieni Clara, volevo solo darti questo >> mi porge un foglietto, credo sia lo stesso che usava con mia sorella.

<< ora me ne vado prima che arrivi la polizia >> si mette a correre, attirando l'attenzione su di lui.

Sento le sirene all'esterno del ristorante, e sento anche le urla di Alexander che viene preso dai gomiti per poi essere scortato fuori.

Doveva aspettarselo, può anche essere riuscito a scappare dalla prigione ma non sarebbe riuscito a rimanere fuori.

Era impossibile.

Porto lo sguardo sul biglietto, ignorando i richiami di Aron.

99 Greenwich St

Non c'è scritto altro, solo quest'indirizzo.

Potrebbe essere pericoloso, ma vale la pena di correre il rischio.

A meno che lo stronzo non stia organizzando un'imboscata.

<< Clare dove cazzo stai andando?! >> sento la voce di Aron in lontananza richiamarmi, ma sono già uscita dal ristorante quando mi raggiunge.

E l'ho fatto senza neanche rendermene conto, senza pensare alle conseguenze.

O meglio; ignorando le conseguenze.

<< Clare! Fermati non fare cazzate! >>

Mi afferra il polso violentemente, facendomi voltare e scontrarmi con il suo petto.

<< cosa c'è scritto? >> chiede poi senza allontanarsi.

Sono io a farlo, a mettere distanza.

<< 99 Greenwich St >> rispondo porgendogli il biglietto che prende subito.

<< non vorrai andarci? >>

<< si, ci voglio andare >> dico con tono fermo iniziando già a camminare in direzione della mia auto.

<< ti rendi conto che stiamo per fare una cazzata? >> chiede afferrandomi il gomito per cambiare la mia direzione, andando verso la sua macchina.

<< stiamo? >> domando voltandomi verso di lui.
Sembrerebbe un'espressione di scherno, la mia, ma in realtà sono solo stupita. Non pensavo sarebbe venuto.

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