1- Confusione silenziosa

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21 Marzo
Londra, Inghilterra

21 MarzoLondra, Inghilterra

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"L'essenza proviene da
cio che si emanana e non dall'apparenza"


ll codice della vita. Spesso cerchiamo di trovare il codice che rappresenti la nostra vita o che sia in grado di sbloccare la serratura dei problemi. Si tratta perlopiù di una sequenza di numeri e lettere che, paragonato a un oggetto letterale e inanimato, può rappresentare il codice di una cassaforte, un'insieme di numeri pigiati che decretano come risultato l'apertura della porta.

Ognuno di noi ha un codice -che sia letterario o numerico- rappresentante della propria vita e la chiave di ogni grattacapo e difficoltà. Ma c'è una minuscola particolarità, un piccolo sgambetto, uno scherzo quasi, celato da questo codice, ovvero quello di  scovarlo. Un'impresa ardua si dice.
Infatti c'è chi riesce a individuarlo e poi a decifrarlo, chi lo individua soltanto e chi non ha nemmeno la grazia di reperirlo.

Io il mio codice l'ho scoperto, con qualche impresa l'ho decifrato e in seguito ho aperto la mia cassaforte; l'unica pecca è quella di averla trovata vuota. Speravo di trovare almeno qualche numero al suo interno, speravo di rintracciare qualche buon ricordo, magari un piccolo promemoria per il futuro, forse una batteria per questo presente. Vuota.

E il problema più grande era quello di riempirlo. Immagazinare quantomeno qualche emozione, anche solo della dimensione di un atomo... e per me questo rappresentava l'ardua gesta.

I codici, inoltre, contengono al loro interno anche dei simboli e sono quelli che attribuiscono una facciata significativa, conferiscono un'unicità a quei caratteri sistematici ed esprimono la loro essenza. Li diversificano dagli altri codici e li rendono speciali, diversi.

Io ero gelosa di loro, lo sono, e volevo imitarli per trovare la mia essenza. Volevo somigliare a tutti costi, diventare un simbolo, diventare unica, ma più mi guardavo e più affermavo nel mio subconscio che io sono la proiezione dei caratteri superflui e privi di valore. Tanto più trascorreva l'immagine della mia figura riflessa maggiore era la consapevolezza della mediocrità del mio codice.

Osservavo me stessa attraverso una pozza piovana, mobilitata dai battufoli di vento che la ondeggiavano verso destra e poi verso sinistra; il riverbero della luce modificava la mia osservazione, la appiattiva, così striminzita ai miei occhi, e poi la allungava formando un riflesso ricco di volteggi e mai fisso.

Mi abbassai, le ginocchia che toccarono terra, granelli rocciosi aderivano all'osso della rotula. La mia mano invece, intenta a toccare quella riproduzione reale e difettosa presente nel liquido fangoso, entrò a contatto con l'acqua limacciosa; l'istante dopo il mio riflesso si dissolse.

Ed io mi imbambolai con la mente che prese a viaggiare, partendo senza un apparente ritorno e aggrappando la fermata verso l'infinito. Presi a saltare di stella in stella, lì, verso la via lattea venni trasportata da un'astronave che sfrecciava oltre gli ammassi nebulosi, lesta girovagando la spirale galattica, oltre ancora il sistema solare, lontana dai pianeti, lontana dal sole, lontana dai satelliti. La speranza di superare quel sistema che ruotava in maniera elitaria, circolare e perfettamente precisa, anch'egli privo di errore, privo di difetti.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Oct 20 ⏰

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