.𝐷𝑖𝑐𝑖𝑜𝑡𝑡𝑜.

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Circa una settimana dopo ci svegliammo di soprassalto a causa del frastuono fastidioso che veniva da fuori il castello e ci inondava le orecchie di rumori fastidiosi. Il Regno di Thonder, da una settimana, dopo che abbiamo nuovamente trafitto Lionel, non fanno altro che attaccarci giorno dopo giorno senza ritegno. Peccato per loro che avendo due sovrani nello stesso castello, per lo più due dei più forti, è quasi impossibile per loro anche solo avvicinarsi ai giardini ormai. Potevo già sentire Argon accanto a me nuovamente stressato dalla forte situazione che non lo lasciava dormire in pace degli dèi. Si alzò controvoglia, la camicia bianca sbottonata ed i pantaloni leggermente abbassati lo rendevano fin troppo attraente già di prima mattina.

- Copriti, sei inguardabile.

Commentai girandomi dall'altro lato coprendomi con la coperta fino alla testa.

- Guarda chi parla, non sei tu quella che di prima mattina deve distruggere guerrieri che si credono tanto furbi attaccando alle quattro del mattino.

Ridacchiai per sentirlo alzarsi dal letto uscendo di fretta e furia dalla finestra senza un minimo di eleganza nei movimenti. Fiori che venivano tagliati, filamenti neri che potevo benissimo intravedere dalla finestra davanti a me, spade gettate per terra, passi veloci decisi ad attaccare, cavalli spaventati, urla di dolore, divertimento. Ecco cosa provava quando li trafiggeva con le sue lance d'oscurità, divertimento. Durò poco, i soldati vengono ogni giorno ma in piccoli gruppi, giorno dopo giorno se ne aggiungono due o tre nuovi, più forti, ma continuando così Lionel perderà tutte le sue risorse, o almeno è quello che speravano gli altri. Dopo l'assalto di qualche giorno prima, Lionel riuscì a scappare, con non poca difficoltà, ma ci riuscì. Argon avrebbe voluto ucciderlo seduta stante ma Nebula glielo impedì per non so quale strano motivo. Una voce proveniente dal corridoio mi fece intuire che già fosse finito tutto, i servi si stavano recando all'esterno a passo svelto per ripulire il casino causato da Argon il quale, ormai da giorni, non riusciva mai a trattenersi.

Quest'ultimo rientrò in camera, ormai calmato dalla ferocità del suo potere. Si sedette sul bordo del letto, le mani poco dietro la schiena e lo sguardo volto verso l'alto. I ciuffi di capelli che gli ricadevano sul volto, nemmeno una goccia di sudore o un elemento che indicasse che fosse stanco o esausto.

- Delle volte mi faccio paura da solo.

Decise di spezzare quei pochi secondi di silenzio in questo modo, realizzando ciò che lui ha combinato non solo oggi, ma fin dall'inizio del suo Regno. 

- Sai quando vorresti essere un'altra persona ma non puoi, quando vorresti diventare qualcuno che gli altri ammirino per ciò che è veramente, per ciò che si è davvero. 

Potei notare il suo sguardo abbassarsi e guardare verso la propria mano che pochi minuti prima aveva osato uccidere delle persone, dei guerrieri, dei nemici.

- Magari un giorno potrò imparare a essere diverso. Sono state molte volte in cui sognavo che Cattherdal potesse diventare un regno simile a quello di Thonder o di Knox, regni pacifici dove tutti ti amano per la bestia feroce che sei...

Quell'argomento mi riportò alla memoria tutti i momenti in cui ho sempre desiderato essere come mia sorella, essere diversa, coraggiosa, allegra, indipendente... Sono cose che ho sempre solo sognato e che, come Argon, spero ancora che un giorno si avvereranno.

- Non riesco a dormire.

Recitai, dopo tutto quel frastuono il mio corpo si trovava di nuovo completamente sveglio e attivo, e in più non volevo sfociare oltre quella situazione di disagio che si stava creando fra entrambi consapevoli che quello non era il momento adatto per piangere.

- Ti va un giro nella foresta?

Domandò girandosi verso di me tendendomi la mano, quei occhi che luccicavano contro la luce lunare, i capelli scompigliati, la bocca semiaperta e uno sguardo speranzoso che stava mostrando solo con me da giorni. Speranza. Ecco di che cosa abbiamo bisogno tutti. Sorrisi sospirando e afferrai la sua mano. Uscimmo dal castello mano nella mano, i servi che stavano pulendo ci guardavano sorridenti, mi venne d'istinto pensare che avendo vissuto per anni accanto al Re, non si sarebbero mai aspettati di vederlo finalmente così sereno delle volte. Nebula ogni tanto, mi ha raccontato che prima lui non ne voleva nemmeno sapere di cercare una donna adatta a lui, passava intere giornate nella sua foresta a intagliare paletti di legno o restava seduto su uno dei rami degli alberi a contemplare il vuoto, nessuno sapeva mai che cosa lo tormentava più di qualunque altra cosa tanto da rimanere per giorni rinchiuso nel suo piccolo mondo. Spesso non si faceva sentire per giorni, teneva sempre lo sguardo annoiato e non vedeva l'ora di combattere contro qualcuno di nuovo. Ora invece sembrava che il suo animo da combattente spietato si stia calmando.

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