Capitolo 18 - Le Onde della Scelta

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Andrea mi tiene tra le mani due completi. Uno blu notte, l'altro nero lucido. Li scuote davanti a me con un'aria divertita, come se fossero la cosa più ovvia del mondo.
«Completo blu notte, o nero lucido?» mi chiede con un sorriso malizioso, già immaginando quale sarà la mia risposta.

Guardo i due completi con un'espressione confusa. «Ma per cosa esattamente?» rispondo, ancora incredula.

Andrea mi fissa come se fossi improvvisamente diventata la persona meno sveglia del pianeta. «Per il tuo futuro matrimonio con Francesco, ovvio», dice con aria di superiorità.

Una mano sul viso. Un sospiro esagerato. «Mi farà morire, lo so», penso tra me e me.

«Non ci sarà nessun matrimonio», ribatto per l'ennesima volta. È quasi una battaglia persa, ma non posso smettere di ripeterlo.

Andrea non sembra impressionato. «Non ora», mi da ragione, come sempre. «Ma in futuro, sì. E io prevengo.» Mi sorride, orgoglioso della sua "visionaria" previsione.

Un altro sospiro. Cosa posso rispondere? Come non detto.

Mi viene un'idea. «Ma scusa, da quando hai questi completi?» chiedo, incerta ma curiosa.

Andrea si alza e mi fa una smorfia, come se fosse ovvio. «Da quando mi hai detto che vi siete baciati», risponde, con un tono che non lascia spazio a dubbi.

Lo guardo, attonita. «Stai scherzando? È anche successo quel discorso per Vivian. E se non chiarivamo?»
Andrea scrolla le spalle, del tutto indifferente. «Li avrei riposti nell'armadio per qualche altra occasione», risponde, come se fosse la cosa più normale del mondo.

Alzo gli occhi al cielo. «Sei incredibile.»

Proprio in quel momento mi arriva una chiamata. Andrea capisce subito, si allontana senza fare rumore.

Prima di rispondere, gli urlo dietro. «E non ci sarà nessun matrimonio!»

Lui risponde con una risata lontana. «Lo vedremo!»

Sorrido leggermente, sentendo la sua risata dissolversi nell'aria mentre sollevo il cellulare all'altezza del mio viso.

«Hey», dico con un sorriso che mi prende inconsciamente.

Dall'altro lato della linea, sento il respiro di Francesco. «Hey», risponde lui, il suo tono un po' più basso, come se stesse sospirando.

«Va tutto bene?» chiedo, preoccupata. Il giorno prima aveva avuto una discussione piuttosto accesa con Vivian, e la cosa non mi aveva lasciato tranquilla.

Francesco sospira di nuovo. «Sì, sto bene, tranquilla.» La sua voce è più calma, ma avverto dei rumori lontani, forse si è seduto.

«D'accordo...» non voglio insistere. Capisco che ha bisogno del suo tempo.

«Ti va di vederci tra poco?» La domanda arriva improvvisa.

Alzo lo sguardo verso l'orologio sulla parete della mia camera: è quasi l'una di notte. «Ma è quasi l'una di notte», rispondo confusa. «Non sei stanco dal lavoro?»

C'è un momento di silenzio, poi il suo tono si fa più distante. «Francesco?» lo richiamo, preoccupata.

«Sì, sono qui», dice, ma la sua voce è lontana. Sento altri rumori, sembra che si stia preparando.

Sbuffo, ma non posso fare a meno di ridere. «Ma da prima che sento rumori, ma che fai?»

«Mi preparo», risponde con una risata soffocata. «Venti minuti e sono lì. A dopo, piccola.» Riattacca.

Guardo il cellulare, incredula. «Ma guarda che maleducato, mi ha chiuso il telefono in faccia», borbotto, andando verso l'armadio. Subito dopo, però, penso a quel "piccola" finale nella sua frase e un leggero sorriso mi sfiora le labbra.

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