Era una terra molto giovane su cui gli dei avevano da poco iniziato il loro cammino in mezzo ai mortale che vi erano nati.
Izuku fu il primo a nascere in questo mondo, nato dalla terra stessa e dalla personificazione più pura del cielo. Da loro prese il suo amore per la natura, infatti viveva assieme ai suoi fratelli alberi nei boschi più belli e luminosi.
Ma la sua natura semidivina lo fece prendere in simpatia dalla madre degli dei Era che lo voleva al suo fianco mentre il marito la tradiva.
E questo fu l'inizio della fine per la driade (Ninfa dei boschi).
La dea presa dalla gelosia perché Zeus provò a sedurre il giovane, lo maledì togliendogli l'uso della parola a meno che non gli venisse rivolta per prima dal suo interlocutore, ma comunque avrebbe potuto rispondere con le stesse parole che gli venivano rivolte.
Da quel giorno il nome Izuku venne dimenticato ed Eco prese il suo posto.
La povera ninfa vagava per i boschi, costretta a ripetere solo quello che gli veniva detto.
Sembrava proprio che la disperazione fosse destinata a seguirlo come un'ombra.
Nello stesso periodo nacque un altro semidio, figlio di un dio fluviale e una ninfa.
I suoi capelli biondi e gli occhi rossi incantarono molti per la loro incredibile bellezza, tanto che la madre, convinta del bel avvenire che avrebbe avuto il figlio, lo condusse da un oracolo affinché gli comunicasse il suo destino.
Tragiche notizie portò l'oracolo rivelando alla donna che una volta che il figlio avesse scoperto se stesso, esso sarebbe incappato nella morte.
La madre non badò alle parole contorte dell'oracolo e crebbe il figlio convincendolo di essere il migliore in tutto quello che faceva.
I loro percorsi erano da subito destinati ad incrociarsi e fu nelle profondità di un bosco che ciò avvenne,
Eco vide il bel semidio che camminava indisturbato tra gli alberi alla ricerca di bacche e frutti di cui cibarsi.
La ninfa lo vide e scorgendo la sua strepitosa bellezza si innamorò al primo sguardo, ma il bell'uomo di nome Narciso la snobbò, dato che non poteva cedere all'amore di qualcuno inferiore a lui.
Eco inseguiva il suo amore che ogni volta lo cacciava, come qualunque altro suo pretendente.
Un'amore straziante che ben presto uccise Eco facendolo consumare in quel sentimento che sembrava averlo animato per tutto quel tempo, ma che alla fine lasciò di lui solo il suo eco.
Narciso continuò la sua vita facendo stragi di cuori, fino a quando un suo pretendente non gli disse che sarebbe morto se lui non lo avesse ricambiato.
A quell'affermazione, il biondo regalò all'altro una spada con cui porre fine alla sua vita.
Artemide adirata dal comportamento del semidio lo maledì affinché s'innamorasse, ma che non avrebbe mai potuto coronare il proprio amore, così un giorno in cui Narciso passeggiava in quei stessi boschi in cui Eco aveva persona la vita, vide il suo riflesso in uno specchio d'acqua.
Non ci fu nulla da fare per il bel semidio che s'innamorò perdutamente del suo riflesso specchiato nello stagno.
La maledizione della dea lo aveva colpito facendolo struggere per un amore impossibile.
Narciso passò così il suo tempo senza la forza di staccare gli occhi da sé stesso, consumandolo a tal punto che alla fine di lui non rimase nulla.
Nel suo ultimo istante di vita, lanciò un urlo.
Eco lo ripeté.
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Eco e Narciso
FanfictionUna storia d'amore attraverso il mito di Eco e Narciso. Una bakudeku au mitologica.