Capitolo 16-Battiti

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Gp d'Italia, 2022

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Gp d'Italia, 2022

Scusa se non ho niente da perdere
Più mi guardi e più credo che
La parola sia l'unico proiettile
A dividere questo nodo tra me e te.

Charles

Monza era stata ancora una volta speciale, grazie alla meravigliosa accoglienza dei tifosi e al clima di festa che vi si respirava.

Mi ero impegnato tanto e avevo ottenuto la pole position, purtroppo non ero riuscito a conquistare la prima posizione in gara nel Gp di casa della Ferrari.

Sia io che la scuderia ce l'avevamo messa tutta. A fine gara, però, era dovuta entrare la safety car.

E la competizione era finita così, sotto regime di safety, avevo quindi terminato la gara secondo.

Max ormai volava verso il suo secondo titolo mondiale e il mio obiettivo si era dovuto ridimensionare.

Ora, desideravo solo finire la stagione vincendo i restanti Gp, lavorando su me stesso e aiutando a migliorare la monoposto.

Sarebbe venuto il momento di trionfare e speravo che quel momento arrivasse in Ferrari.

Ma al futuro non volevo badare troppo, il mio presente era già abbastanza problematico.

Io ed Elena eravamo stati scoperti da tutto il pianeta e fingevamo di stare insieme per poi lasciarci negli Usa.

Mi sembrava tutto così assurdo, ma non avevo potuto rifiutare.

Ero stato messo alle strette, avevano minacciato di strappare il mio contratto, se non avessi accettato di partecipare a questo inganno per ottenere più consensi da parte dei media.

In tutto ciò, i miei sentimenti erano contrastanti.

Passare del tempo con Elena era meraviglioso. In Olanda, ci eravamo punzecchiati tutta la sera, ma quei baci che ci eravamo scambiati, erano più falsi del sorriso della Gioconda.

Lo sapeva lei e lo sapevo io.
Non eravamo stati gli stessi a quella festa, anche perché non eravamo noi stessi.

Mi sentivo ingannato dalla situazione, ma allo stesso tempo ne ero felice. Avevo paura, però, di quello che sarebbe potuto succedere da qui alla fine di questa farsa.

Il piano di Binotto prevedeva una fuga romantica a Milano, dopo il Gp di Monza e io ormai aspettavo Elena da un quarto d'ora davanti alla mia auto.

Finalmente, si degnò di arrivare: tacchi vertiginosi, vestito luccicante e il suo immancabile sguardo fiero.

Le aprii la portiera e lei si sbrigò a salire, come quando era salita per la prima volta, nella mia Ferrari a Monaco.

In auto, si esternava sempre da qualsiasi tipo di conversazione e rimaneva in silenzio ad osservare fuori dal finestrino.

Arrivammo a destinazione e controllai sul telefono il locale, dove ci era stato prenotato un tavolo.

"Terrazza Duomo 21" alle 21:30.

Così recitava il messaggio, che mi aveva inviato uno dei collaboratori di Binotto.

Non conoscevo il posto, ma lessi su Google che si trovava esattamente davanti al Duomo con una vista pazzesca su di esso e sulla piazza.

Presi Elena per mano e ci incamminammo in silenzio.
Non sapevo come iniziare un discorso con lei, le circostanze erano troppo strane.

Lei da parte sua non si esprimeva e la sua solita curiosità sembrava averla abbandonata. Non la riconoscevo più, forse avevo sottovalutato quanto le avessi fatto male non cercandola durante la pausa estiva.

Forse avevo sottovalutato quanto fosse stressante tutto questo per lei, quanto avesse rischiato per noi e quanto dovesse essere dura essere incastrata in un guaio simile con me.

Camminavamo sotto il cielo grigio di Milano, cosparso da nuvole qua e là e fu lì che mi resi conto di quanto tenessi a lei.

Le avvisaglie le avevo avute tutte, ma solo stringendo la mia mano nella sua come due ragazzi qualsiasi che passeggiano per le vie della capitale della moda italiana, riuscii a sentire quanto eravamo legati.

Arrivammo in Piazza Duomo nell'esatto momento in cui accettai il fatto che stavo soffrendo come un cane perché mi piaceva seriamente,come aveva detto lei in Ungheria.

D'istinto l'abbracciai, lei non si ritrasse, convinta che facessi solo scena per i paparazzi.

Mi allontanai e le sorrisi nel modo più dolce che conoscevo e lei ricambiò.

《Siamo arrivati, ceneremo lassù. 》le indicai il locale.

《Wow, la scuderia fa proprio le cose in grande. 》disse lei osservando la posizione del locale e soffermandosi sull'imponente Duomo.

Al locale, ci avevano preparato uno dei tavoli migliori ed era naturalmente una cena a lume di candela.

Il romanticismo puro, che da sempre odiavo, sembrava perfetto per me ed Elena, che scappavamo al mare di notte e ballavamo in castelli rococò.

Spostai la sedia, feci accomodare Elena, che subito mi ringraziò e poi mi sedetti al lato opposto del tavolo.

Era arrivato il momento di fingere il più possibile, anche perché notai subito un paparazzo nascosto dietro un enorme vaso di fiori.

Fu Elena ad aprire le danze, mi sorrise in un modo all'apparenza tenero e intrecciò le dita alle mie sopra il tavolo, in bella vista.

《Sei magnifica stasera. 》lo pensavo sul serio, ma lo dissi con un tono di voce elevato per fare arrivare il messaggio alle orecchie più indiscrete.

《Grazie, anche tu non sei male. 》mi rispose continuando a sorridere in quel modo gentile e falsissimo.

Arrivò la cena e ci dilettammo nell'arte dell'illusione.

Ci imboccavamo a vicenda per assaggiare tutti gli squisiti piatti che ci avevano servito.

Ci guardavamo sorridenti come le coppiette in luna di miele e scherzavamo come due navigati migliori amici.

A fine cena, dovetti azzardare e mi allungai sopra il tavolo per baciarla.

Lei ricambiò con un'esitazione che solo in Australia avevo percepito.

《Sarà meglio andare, Charles. Si è fatto tardi. 》si alzò sfuggente e aspettò che feci lo stesso.

Pagai il conto e le presi di nuovo la mano, insieme raggiungemmo l'ascensore che ci avrebbe riportati in piazza.

《Non so per quanto riuscirò a continuare. 》iniziò così Elena sconfortata, consapevole che nessuno avrebbe potuto sentirci.

《Ti capisco. 》mentii spudoratamente.

In realtà, non la capivo per nulla.
Il mio cervello mi diceva di non dare peso ai gesti tra di noi, il mio cuore batteva come un pazzo.

Le presi la mano e la condussi di nuovo per le vie di Milano fino alla mia auto, che ci riportò a Monza nel silenzio più assoluto.

Ci separammo e sentii subito la sua mancanza.

Può un cuore in frantumi scalpitare per amare?

Imprevisto-Charles LeclercDove le storie prendono vita. Scoprilo ora