illusioni

316 13 0
                                    

Finalmente ero tornata a Milano, nella mia città, a casa mia. Finalmente quell'aria familiare era giunta ai miei polmoni, e mi aveva riportato il sorriso. Finalmente avevo ricominciato a sperare.

Camminavo tranquillamente per le vie del centro, con la testa sollevata verso il cielo per godermi quell'azzurro immenso.

Era bello sentirmi finalmente libera, per la prima volta dopo mesi.

Quando passai di fronte ad un innocente giornalaio, quella libertà sparì di colpo, uccisa da una notte improvvisa, che mai avrei potuto prevedere: in vetrina, esposto c'era un giornale scandalistico, di quelli che leggono le zitelle acide sotto l'ombrellone, che....

Ritraeva me e Lewis, che ci baciavamo. Era stata scattata di nascosto, mentre noi eravamo nella sua veranda. Evidentemente il giornalista si era nascosto per bene, infilando la macchina fotografica in qualche fessura della siepe che recintava l'intera proprietà.

Percepii una stretta allo stomaco: mi ero messa alle spalle tutto, e non sarei stata certo disponibile a mettere in piazza i fatti miei in quel modo.

"scusi", dissi, entrando prepotentemente nel negozio. "li compro tutti", dissi, indicando il pacco di riviste esposte in vetrina.

Il giornalaio mi guardò per qualche istante, con fare interrogativo. "non vorrà mica rivenderli?", chiese.

"che cazzo me ne frega di rivenderli", risposi, con il cuore che batteva nel petto. Avevo perso il controllo, di nuovo. Dovevo stare calma.

"si calmi, era solo una domanda", commentò, "sarà meglio che si faccia una camomilla una volta arrivata a casa"

Mi trattenni a forza dal saltargli addosso e torcergli il collo, quindi uscii dal negozio, con due borse pesantissime stracolme di riviste appese alle braccia.

Andai verso casa, trascinandomi stancamente, rischiando più volte di inciampare, e con la circolazione del sangue seriamente compromessa dai lacci delle borse.

Comprare tutte le copie presenti in quella tabaccheria non era poi molto, ma almeno ero certa che la gente di quel quartiere non avrebbe visto nulla... forse.

Entrai in casa, e gettai dietro il divano le due borse.

Feci per allontanarmi, quando fui morsa da una punta insaziabile di curiosità.

Mi voltai, e afferrai una delle riviste.

La sfogliai, notando come quella in copertina non fosse l'unica foto che ritraeva me e Lewis: a quanto pareva quel maledetto giornalista (sempre che così si potesse definire) ci stava seguendo dal momento del mio arrivo a Londra.

Lessi l'articolo, trattenendomi a forza dall'insultare il giornalista ad alta voce. Non era lì, cercai di mantenere a mente: non sarebbe servito a nulla far conoscere i miei pensieri ai vicini.

Mentre richiudevo la rivista e la posavo sul tavolino del salotto, sentii il suono del mio campanello invadere l'appartamento.

Andai verso la porta, ed osservai il pianerottolo attraverso lo spioncino.

Quando vidi chi si trovava fuori dal mio appartamento, il mio cuore fece un tuffo.

Era Charles.

Aprii, lentamente, quasi per paura che un leggero spostamento d'aria potesse farlo volare via, come non fosse mai esistito.

"ciao", mi disse, guardandomi negli occhi.

"ciao", risposi.

Restai lì, a fissarlo, inebetita.

"posso entrare?", mi chiese, sorridendo.

Mi misi a ridere. "certo, scusa"

Richiusi la porta alle mie spalle. "come mai da queste parti?", gli chiesi.

"volevo vederti... e parlarti", ammise, mentre il suo sguardo restava sempre ancorato saldamente al mio.

Restai in silenzio, attendendo che andasse avanti. Avevo trascorso mesi a sperare in una situazione del genere, mentre ora non sapevo che fare: avevo paura, paura che i miei sogni si infrangessero non appena Charles avesse aperto bocca, paura di dover ammettere che tra noi era finita per sempre.

"non posso vivere senza di te", disse, tutto d'un fiato.

Lo guardai, mentre il battito del mio cuore si faceva sempre più insistente, prendendo possesso di ogni mio movimento.

"sono stato un idiota", ammise, avvicinandosi a me. "ma vorrei solo che tu mi dessi una seconda possibilità: standoti lontano ho capito di amarti più di me stesso, ho capito che tu sei l'ossigeno che mi permette di respirare, ogni singolo giorno. Senza di te la mia vita è vuota, come lo è stata in questi mesi, quando eravamo distanti".

Deglutii. Sentivo le lacrime pungermi le guance, mentre quelle meravigliose iridi verdi si facevano sempre più vicine.

"se mi darai una seconda possibilità, giuro che non ti lascerò mai: tu sei l'altra, meravigliosa, metà di me"

Mi sporsi verso di lui e lo baciai, finalmente senza barriere, senza paure. Tra noi non c'era mai stato bacio più vero di quello. Mai.

Tutto nella mia vita era di colpo tornato al suo posto, nell'esatto istante in cui le nostre labbra si erano congiunte.

Mi staccai leggermente da lui, posando la mia fronte sulla sua, ansimante.

"ti amo Charles", sussurrai.

Vidi un sorriso dipingersi sul suo volto. Mi accarezzò una guancia con la mano, mentre le sue labbra tornavano sulle mie.

"Dio quanto mi era mancato tutto questo", ammise, accarezzandomi il volto.

"anche a me", risposi, sorridendo.

Sentii la sua mano scorrere lentamente sotto la mia felpa, facendosi strada.

Deglutii per un istante: erano passati solo pochi giorni da...

no, basta, mi dissi: dovevo dimenticare, voltare pagina, e rifiutare di farlo con Charles avrebbe solo rovinato tutto.

Ci trascinammo verso la mia camera, senza mai smettere di baciarci.

Mi stese sul letto, lentamente, mentre mi sfilava la felpa. Fece la stessa cosa con i jeans.

Si fermò per un istante a guardarmi, con un sorriso dipinto sul volto. Si chinò su di me, mentre gli sfilavo la maglietta nera che indossava.

Mi baciò il collo, scendendo dolcemente fino ai miei seni. Mi sganciò il reggiseno, accarezzando la mia pelle con la lingua, mentre le sue mani si muovevano sapientemente, fino a sfilarmi gli slip.

In pochi istanti gli tolsi i jeans, abbattendo ulteriori barriere tra noi.

Ora rimanevano solo i suoi boxer. Mi fermai per un istante, per poi abbassarli velocemente, desiderosa solo di sentire Charles dentro di me.

Allungai una mano fino al comodino, estrassi dal cassetto un preservativo, e glielo porsi.

Lo vidi sorridere, riconoscente, mentre se lo infilava.

Dopo qualche istante fu dentro di me, con tutta la sua forza.

Era la sensazione più bella del mondo: stare lì, tra le sue braccia, percependo le sue prepotenti spinte in me.

Era con lui che sarei stata per tutta la vita, ne ero certa.

Lui mi completava.

Velocità II Charles LeclercDove le storie prendono vita. Scoprilo ora