Mancano due giorni al mio trentesimo compleanno e mi sento completamente persa, persa in quel gigantesco buco nero che mi accompagna da quando un anno fa ho preso un aereo per Berlino e ho dormito in un ostello con persone che conoscevo a stento.
Faceva un freddo cane e io come al solito non ero preparata. Non sono mai preparata.
All'inverno. Ad un nuovo amore. Ai cambiamenti.
Ho preso i biglietti all'ultimo minuto una mattina di fine Agosto, supplicata dagli occhi grandi e color cioccolato di Tommaso.
Glielo dovevo.
Glielo dovevo?
Cosa aveva fatto lui per me?
La verità era che nessuno dei due aveva fatto nulla per l'altro per moltissimo tempo: la torta di compleanno gliel'ho comprata due settimane dopo. Ha festeggiato i suoi 30 anni un anonimo Lunedì sera in una cucina vintage degli anni settanta.
A Tommi andava bene così. O forse no, ma nessuno ha mai avuto il coraggio di guardare l'altro negli occhi e dire che ci stavamo perdendo. Che ci eravamo già persi. Rincorrendoci in un girotondo senza fine vivendo nel ricordo di ciò che eravamo stati.
Eravamo due anime vuote che camminavano l'una accanto all'altra senza sfiorarci nemmeno, aspettando che qualcuno o qualcosa ci venisse a salvare, ma nessuno è arrivato.