Demet
Mi trascinò al lago. A molti chilometri da dov'eravamo. Ma non mi dispiacque tenergli la mano durante il lungo tragitto in auto.
L'ultima sera di quel fine settimana. Solo nostro.
E il lago, la notte, l'acqua calda, i suoi sorrisi e la sua bellezza disarmante sembravano costantemente ricordarmi ciò che desideravo fare.
Non mi mossi e non parlai.
Fortunatamente parlò lui. Ma senza porre distanza tra noi.
Avvertivo il suo alito caldo sulle mie labbra.
"A cosa pensi?"
Stava sorridendo.
"Che non dimenticherò mai più questo fine settimana!" parlai e in parte mentii. Perlopiù cercai di sminuire i miei pensieri.
"Non sono sicuro che sia solo questo ...!" provò a provocarmi ancora.
"Dimmelo tu a cosa sto pensando ... se lo sai...!" parlai sarcastica. Forse per provocare una reazione. O forse per stemperare quell'atmosfera sin troppo coinvolgente e rovente. Provai a sollevare un po' d'acqua col palmo della mano e la gettai contro il suo viso.
Non una volta. Sollevai più acqua e la scaraventai contro il suo petto che sporgeva di poco- per mia fortuna-oltre il bordo dell'acqua.
Sorrise e si avvicinò.
Sorridevo anche io.
"Vuoi baciarmi!" parlò ancora più vicino.
Era di nuovo pericolosamente vicino alle mie labbra.
"Tutto qui?" chiesi senza smettere di sorridere "E' solo questo che penso?"
"No, c'è altro..." disse, sicuro di ciò che credeva.
Sapevo che era sempre un passo avanti a me.
Avvertivo il suo alito caldo fondersi al mio.
Era incredibile quanto riuscisse a confondermi. Quanto riuscisse a coinvolgermi.
Per un attimo lo vidi protendersi.
E istintivamente mi allontanai.
"Dimmi cosa voglio!" parlai.
Se lui avesse trovato il coraggio di dire ciò che io non avevo il coraggio di dire, forse sarebbe stato meno imbarazzante per me ammetterlo.
Sorrise e posò le sue mani sui miei fianchi e mi attirò a sé.
Fino a far congiungere i nostri corpi. L'uno contro l'altro.
Can stava diventando una costante tentazione. Una piacevole tentazione. E non eravamo mai stati così liberi come ora.
"Dammi un indizio!" disse lui.
Voleva che lo ammettessi?
Il suo sguardo sembrava ardere. Mi fissava e mi ... desiderava?
"Stai giocando con me?" chiesi d'un fiato.
"Forse!" disse divertito.
Con scatto repentino posò le sue mani sul mio sedere e mi sollevò. Lo assecondai, cingendo il suo corpo con le mie gambe.
Era incredibile quanto fosse facile per me lasciarmi andare -anche in quel modo- con lui.
Nessuno aveva mai toccato il mio corpo in quel modo, eppure, riuscivo ad abituarmi così bene al suo tocco.
"Dimmelo!" sussurrò al limite della pazienza.
Perché stava perdendo la pazienza?
Desiderava anche lui ciò che desideravo io?
"Voglio fare di nuovo l'amore con te!" ammisi.
Lo avevo detto davvero?
Non mi riconoscevo più.
Non ero certa di ciò che provavo, di ciò che dicevo.
Sembrò rilassarsi e la malizia tornò nei suoi occhi.
Mi baciò. Si distaccò e tornai io sulle sue labbra.
Fui io ad innescare molti baci. E a Can non parve dispiacere. Anzi le sue mani vagabondavano sul mio corpo.
D' un tratto si distaccò, ponendo fine alla dolce sequela di baci e le sue labbra iniziarono a depositare baci sul mio collo, graffiandomi con la sua barba.
Sembrò impaziente. Come se avesse fretta. Mi tenne stretta e corse via dall'acqua.
Cercavo di non sorridere. Ma non ci riuscivo.
Mi trascinò in un angolo coperto da erba e lontano dall'acqua. Mi distesi autonomamente e Can si sovrappose a me. Le sue labbra baciarono il mio seno, il mio ventre e scese in basso. Fui costretta ad inarcare la schiena per reggere quell'impeto passionale.
Sollevò lo sguardo e mi osservò compiaciuto per qualche secondo.
Tornò al mio ventre. Disegnò delle linee con la lingua. E non parve bastargli. Senza esitare mordicchiò il mio fianco. Ed io emisi un sospiro.
Un sospiro strappato attraverso i denti a causa del piacere improvviso.
Chiusi gli occhi e cercai di godermi ciò che stava per accadere ancora e ancora. Ormai dipendevo da lui.
Mi costringevo a non lasciarmi andare. Ma non ci riuscivo.
Trattenni il fiato. Solo quando si allontanò dal mio corpo per tornare alle mie labbra tornai a respirare. E mi baciò ancora.
Il suo corpo premeva contro il mio. Ma con una delicatezza e una dolcezza che non dimenticava mai.
La sua bocca seguiva il profilo del mio seno e poi tornava a me. Al mio collo.
Sentivo scariche animare ogni lembo della mia pelle. Lì dove si posava la sua lingua. Le sue mani. O le sue labbra.
Iniziò a spingere più forte con il suo corpo. Ma senza irruenza. Solo con una passione più calda.
Strinsi la presa delle mie mani sulle sue braccia perché il desiderio stava iniziando a dissiparsi nel mio corpo. Ne volevo di più.
Can sussurrò un ti amo fugace contro le mie labbra.
Graffiai la sua schiena. Sorrise coinvolto e desideroso di avermi.
Capì dal mio sguardo che era il momento di lasciarsi andare di nuovo.
Fu una notte lunga.
Prima di entrare in camera, Can mi bloccò.
"Dammi un ultimo bacio!" implorò quasi sulle mie labbra.
"No!" dissi e sparii oltre la porta.
Mi piaceva tenerlo sulle spine. Mi piaceva giocare con il fuoco. Quel gioco creava aspettative alte.
Anche se la realtà era ben diversa. Stavo iniziando ad avere paura.
Stavo iniziando ad avere davvero paura.
Mi chiedevo come sarebbe andata la nostra relazione quando sarei stata chilometri lontana da lui.
In fondo vivevamo in un'era globalizzata. Non sarebbe stato difficile per lui o per me prendere il primo aereo e trascorrere quanto più tempo insieme. Ma lui aveva due fratelli a cui rendere conto, due fratelli piccoli che avevano una vita scandita da ritmi scolastici e quotidiani. Ed io quando sarei tornata in città, ad attendermi, ci sarebbe stato un nuovo impiego molto più oberante.
Non era appagante il pensiero di dovermi separare da Can e dai suoi fratelli. Era difficile da ammettere ma durante il nostro weekend mi ero persa a fantasticare riguardo una nostra vita insieme: io, lui, i piccoli e magari ...
Senza dover contare su una relazione breve o forse una relazione che avrebbe cercato di resistere ad una distanza troppo ingombrante.
Ma i miei sogni erano sovrastati dal mio razionalità.
Ero piena di dubbi, ma a Can non lo avrei detto: il nostro fine settimana era stato uno dei momenti più belli della mia vita.
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Desiderami, Ma Fallo Ad Alta Voce!
FanficDemet è una giovane donna laureata in lingue e culture europee. Vive in una affollata, caotica città, ma una proposta di lavoro la condurrà lontana per tre mesi. Quella proposta inaspettata la porterà in una cittadina dai colori sgargianti e dai vi...