37. Sani e salvi

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Le prime cose che percepisco sono il calore confortante della coperta che avvolge il mio corpo e il cuscino morbido sotto la guancia destra. Un leggero dolore alle tempie mi fa strizzare gli occhi e inalo un profondo respiro, percependo un odore ormai troppo familiare. Mi ricorda gli alberi della foresta.

Pian piano i ricordi di quello che è successo acquisiscono un senso logico e, nonostante una parte di me non vorrebbe affrontare la realtà, impongo alle palpebre di sollevarsi.

Focalizzo una bocca rosata, con il labbro inferiore più pieno rispetto all'altro, e sollevo lentamente lo sguardo sul naso lineare, fino a due iridi castane che appaiono più chiare a causa dei raggi del sole che giungono alle mie spalle.

Assottiglio lo sguardo mentre una scintilla di divertimento compare nei suoi occhi.

«La sua presenza qui è inquietante» mormoro con voce rauca.

«Non la pensava così quando dormiva.»

Sogghigno. «Sono sicura che fosse lei quello che aveva bisogno di me, non viceversa.»

Lui irrigidisce la mascella, ma non mi smentisce sotto il mio sguardo indagatore. Osservo una ciocca bionda sfiorargli l'alone violaceo sotto le palpebre, segno indistinguibile delle poche ore di sonno.

Sospiro mentre tutta la stanchezza accumulata mi ricade addosso. «Mi dica solo una cosa: Dalia e Loto stanno bene?»

Annuisce e i muscoli tesi del mio corpo si rilassano sul materasso. Dovrei chiedergli altro, ma per qualche breve istante voglio distrarmi dal caos che rimbomba nella mia testa e mi concentro su di lui. «Perché non riesce a dormire?»

Infilza i denti nel labbro inferiore e la luminosità del suo sguardo si affievolisce lentamente.

«È per via della selezione? Per le prove? Non ci sarebbe nulla di male se fosse così» affermo per colmare il suo silenzio. «Non si può essere sempre indistruttibili.»

«E lei come fa a esserlo?»

Mi accorgo che sta sviando la mia domanda, ma, d'altronde, perché dovrebbe aprirsi con me?

«Indistruttibile? Non lo sono per niente. Credo invece che il mio modo di affrontare le problematiche di getto sia un modo per non soccombere. Se mi fermassi a riflettere, il peso di tutto ciò che è accaduto mi sgretolerebbe.»

Appena mi accorgo della veridicità delle mie parole, quasi ho un sussulto. Ripenso alle persone che ho conosciuto da quando è iniziata la Messe e alcuni di quei visi sorridenti che incrociavo nei corridoi del palazzo vengono sostituiti da sguardi vacui o privi di vita. Le mie emozioni sembrano risvegliarsi gradualmente e i miei occhi si appannano per via delle lacrime, offuscando il viso di Glad. Chiudo le palpebre e ricaccio tutto indietro. Non posso permettermi di cedere. Non è ancora finita.

Sobbalzo quando percepisco i suoi polpastrelli sfiorarmi delicatamente le guance per poi proseguire lungo la linea della mandibola. Inconsciamente, inclino il capo per andare incontro al suo tocco confortevole che si fa più audace, però, appena sento le sue dita posarsi sulla mia bocca, spalanco gli occhi per ritrovarmi il suo viso a pochi centimetri dal mio.

«Che sta facendo?»

«Quello che avrei voluto fare da un po' di tempo.»

Senza che abbia il tempo di reagire, le dita vengono sostituite dalle sue labbra con un tocco leggero, privo dell'irascibilità che di solito contraddistingue i suoi gesti. Sta per ritirarsi, ma mi protendo in avanti per prolungare quel contatto inaspettato e quasi surreale che, per una breve frazione di secondo, mi fa dimenticare tutto. Per un istante posso essere una ragazza normale che viene baciata da un ragazzo che, nonostante abbia visto tutte le sfaccettature della sua indole ribelle, la accetta così com'è.

Iris - Il regno di FloraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora