33. La fine dell'inizio

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Ed eccoci qui.
Chi lo avrebbe mai detto?

Entrambi sotto lo stesso tetto, da dove tutto si è distrutto in mille pezzi, ma anche da dove tutto è nato.

Adesso ogni frammento, ogni particella di me non vorrebbe trovarsi qui, vorrebbe scappare.

Questo maledetto silenzio mi sta facendo impazzire, mi allontano in bagno lasciando Dam in camera mia.

Non appena entro in bagno guardo di sfuggita il mio riflesso allo specchio. Quasi non riuscivo a riconoscermi.

Avevo un enorme livido sullo zigomo sinistro, l'occhio a malapena riuscivo a sbatterlo che continuava a lacrimare.

Lego i capelli in uno chignon per evitare che mi vadano d'avanti agli occhi e vado in camera mia.

Lui era lí in piedi, esattamente dove lo avevo lasciato, era rimasto immobile. Riesco per un attimo a fissare il suo volto. Il suo labbro inferiore era tagliato e sulla guancia aveva un livido viola che si stava trasformando in nero.

Senza aspettare altro tempo corro a prendere disinfettante e cotone.

- Siediti.
Gli dico indicandogli il mio letto.

Lui si siede anche se mi guarda con un espressione confusa.

Con la mano gli sposto delicatamente la ciocca di capelli più lunghi così da poter disinfettare meglio la parte.

I suoi occhi mi guardano intensamente, ma io abbasso bruscamente lo sguardo.

Bagno un batuffolo di cotone con dell'alcol e lo passo delicatamente sulla sua ferita.

Si acciglia.
Forse per il bruciore dell'alcol.

- Oh scusami se ti faccio male.

- Ancora.
Aggiungo abbassando ulteriormente la voce.

I suoi occhi spalancati mi squadrano da ogni direzione.

Poi con del cotone imbevuto gli sfioro le labbra, proprio lì dove aveva quel brutto taglio.

Fisso le sue labbra.
Lui fissa le mie, senza dire una parola.

È da quando siamo arrivati che non parla.

M'incanto per l'ennesima volta a fissarlo e a perdermi nei ricordi più belli che ho di lui.

Mi basta chiudere gli occhi e scuotere la testa per ritornare di nuovo in me stessa.

Finisco di sistemare la ferita in silenzio smettendo quasi di respirare. Riesco a sentire il suo battito.

- Abbiamo finto, ho sistemato le tue ferite, adesso puoi tornare dagli altri. Io sto bene.

Dam: - Adesso mancano le tue ferite da sistemare.

- Non è nulla, devo solo sciacquare il volto.
Ti ringrazio per quello che hai fatto, preferirei che tu non soffrissi più per colpa mia.

Lui non aggiunge altro, ma all'improvviso mi spinge sul letto forzandomi a sedere.

Rimango immobile.

Adesso era lui che teneva cotone e disinfettante in mano.

Abbasso la testa, ma lui con l'indice fa incrociare entrambi i nostri sguardi.

Delicatamente mi sfiora la pelle con il cotone.

Brucia cazzo.
Chiudo gli occhi.

Sento all' improvviso una sensazione strana ma allo stesso tempo di sollievo.

Riapro gli occhi.
Dam stava soffiando sui tagli del mio viso.

Il mio cuore stava iniziando a ribattere più velocemente e il mio respiro lo seguiva.

- Perché lo hai detto?
Interrompo il silenzio.

Mi guarda strano non capendo.

- Noi due non stiamo insieme, almeno non più.

- Perché hai detto a quel ragazzo che stiamo insieme?

Lui non mi risponde.

- Non voglio che soffri, non voglio farti del male.

Tolgo la sua mano dal mio viso.

- Dam tu non lo meririti. Tu meriti qualcuno di migliore. Ho fatto del male a tutti, a te, a Ethan, anche a me stessa.

- Mi chiedo perché sei qui? Perché sei rimasto nonostante tutto quello che ti ho fatto? Perché stai qui?!

Dai miei occhi scendono le lacrime salate.

Dam: - Perché ti amo.

Mi urla, facendo risentire ogni singola sillaba all'interno del mio cuore come un eco.

Dam: - Ho cercato di odiarti, ma non ci sono riuscito...
Ti pensavo ogni istante di ogni giorno, ti penso.

Dam: - Non sono riuscito ad odiarti, il mio cuore non è riuscito a farlo. Non è riuscito a dimenticarti.

Dam: - Non appena penso che tu sia sola anche oggi. Non appena ti ho visto tra le braccia di quel coglione, tra le lacrime...

Dam: - La verità é che non c'ho visto più niente. Pensavo solo ad allontanarti da quello stronzo, a farti smettere di piangere. Non sono un tipo violento, ma quando ti ho vista a terra, quando quel bastardo ti ha colpita... Volevo solo distruggerlo, restituirgli ciò che ti aveva fatto...

Dam: - Quando mi hai chiamato e mi sono voltato, quando mi hai detto "questo non sei tu" sono ritornato in me stesso. Tu c'hai sto potere su di me, mi rendi vulnerabile.

Lascio lentamente la sua mano.

Dalla mia bocca non esce alcun suono.

- Damiano io...

Mi bacia.
Le sue labbra sulle mie.
Io la sua medicina, lui la mia.

Quanto cazzo mi era mancato.
Quanto cazzo mi era mancato stringerlo tra le mie braccia.
Quanto mi era mi era mancato essere stratta tra le sue. Lì mi sentivo al sicuro, al sicuro da ogni pericolo, dai problemi, dalla mia vita.

Il mio posto felice. Accanto a te, in che luogo non importa...

Dam: - Non permettere a nessuno di farti del male. Promettimelo!

- Promesso!
Rispondo io tra le lacrime.

Dam: - Tu non sei sola, noi stiamo insieme e per qualunque cosa ci rialzeremo insieme.
Io ti amo e non voglio perderti, sei troppo importante per me.

Dicendo ciò mi stringe ancora più forte mentre una lacrima gli bagna la guancia.

- Ti proteggerò da tutto e tutti. Te lo prometto.
Mentre dice queste parole, che rimaranno per sempre scolpite nella mia mente, mi guarda intensamente negli occhi.

Mi afferra la mano facendomi alzare.
Siamo uno di fianco all'altro.

Adesso mi stringe a lui e iniziamo a ballare.

Da dove tutto è iniziato, da dove tutto è finito.

Dam canticchiava una melodia, eravamo noi due. Io resto non contava.

Mi stringeva e ballavamo, sorridevamo tra quelle salate lacrime.

Dam: - Non ti lascerò mai più sola.
Mi bacia la fronte.

- Non ti ferirò mai più.
















Torna a casa || Damiano David Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora