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(🦙)

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La linea magra e alta del ragazzo dai capelli biondi -- più ricrescita che biondo, in realtà -- avanzò a passo deciso verso l'uomo grassottello legato su una sedia da delle catene.

Si trovavano in un seminterrato illuminato da una fioca lampadina attaccata al soffitto esattamente sopra le loro teste. Con in mano un martello fischiettò una canzoncina inventata al momento intanto che l'uomo mugugnava cose incomprensibili all'orecchio umano per via dello scotch di carta che gli era stato messo sulle labbra sottili.

Quando lui, il biondo, fu abbastanza vicino al signore si fermò smettendo così anche di fischiare. Intravide sulla fronte dell'uomo delle goccioline di sudore che gli fecero subito fare una smorfia di disgusto.

"Possibile che tu suda per così poco? Mi fai venire il voltastomaco." La voce fredda del ragazzo suonava forte e chiara nelle orecchie dell'uomo incatenato. Avvicinò una mano al viso del signore togliendo con prepotenza lo scotch che gli aveva spiaccicato sulle labbra qualche oretta prima.

L'uomo emise un urletto poco virile per via del lieve dolore che gli aveva procurato nello strappare l'adesivo di carta. Portò i suoi occhi filippini e scuri sul viso etereo del ragazzo squadrandolo dalla testa ai piedi.

"Sei un uomo morto." Calcò per bene ogni lettera in un coreano dalla pronuncia strana. "Lavoro per un mafioso, non sai cosa ti farebbe se venisse a scoprire che sono stato ammazzato da uno come te."

Il biondo emise una grassa risata che rimbombò per le pareti sporche del seminterrato. "Io? Un uomo morto? Sai almeno chi sono, bastardo?" Avvicinò pericolosamente il suo viso a quello del signore fissandolo con degli occhi da paura.

Il filippino sputò sulla guancia sinistra del biondo. "Reyes Alexis ti farà il culo quando scoprirà cosa mi hai fatto."

Il ragazzo si ripulì dalla saliva schifato. Esaminò abbastanza incazzato tutta la figura dell'uomo emettendo una smorfia di disgusto.

"Sei così ingenuo, Aaron." Afferrò saldamente il manico rosso del martello con entrambe le mani. "Si vede che sei in Corea da poco." L'uomo fissò terrorizzato le sottili dita di quel biondino avvolgere il martello.

Il ragazzo sogghignò guardando un'ultima volta l'uomo. "Sarò io a fare il culo al tuo capo, e sai perché? Perché io sono Hwang fottutissimo Hyunjin!"

Colpì con il martello la mascella del signore rompendogliela subito. Di seguito danneggiò la testa spaccando in due il cranio, uccidendolo all'istante. Per sicurezza colpì anche altre parti del corpo: caviglie, spalle, addome... tutto con violenza e pura rabbia.

Finito il suo lavoro, fece cadere per terra il martello dando un'altra occhiata minacciosa al corpo inerme dell'uomo prima di voltargli le spalle e salire la piccola scalinata. Lavorava in questo modo ormai da quasi un anno. Un anno da quando lui morì, un anno da quando Hyunjin si spense. Lo scricchiolio delle scale in legno risuonava tra le mura del passaggio tra la cantina e il salotto. Da quando i suoi due amici si erano trasferiti in un'altra 'casa' di quella zona, Hyunjin aveva fatto costruire sotto terra una cantina visto che ne era sprovvista di una.

Erano passati due mesi da quando aveva ricominciato ad abitare da solo con l'unica differenza che questo non fosse un edificio abbandonato ma una bella e accogliente casetta e ringraziava Jisung per questo visto che, una volta, quel luogo era casa sua.

𝐕𝐄𝐍𝐎𝐌 [ 𝟐 ]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora