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Il momento che Can stava aspettando da tutta una giornata era arrivato. Si erano riuniti attorno al falò, e mentre aspettavano l'arrivo di altri ragazzi che si erano allontanati pochi istanti prima, decise di sedersi accanto a Sanem. Sperò con tutto se stesso che non l'avrebbe ucciso a parole, e così fu, nonostante avesse sbuffato. Da quando si erano affrontati sul campo di battaglia, non avevano più parlato. Si erano ignorati tutto il tempo, fino a quel momento.

«Possiamo parlare?» mormorò, parlandole vicino all'orecchio.

«No» disse soltanto.

Rimase in silenzio, senza però distogliere lo sguardo da lei. Era ferito da se stesso, provava una forte delusione nei confronti dell'albatros che tanto amava la sia fenice. Però aveva intenzione di mostrarglielo a gesti, non poteva più rimanere buono al suo posto, parlando soltanto a parole. Doveva agire, mostrare con i fatti. I ragazzi raggiunsero il posto di ritrovo, dando così il via a quel momento così intimo dell'agenzia.

«Questi segreti rimarranno fra noi. Scrivete su dei bigliettini il vostro segreto più intimo, e dopo averlo letto, lanciatelo nel fuoco» spiegò Can. Iniziarono tutti nello stesso momento, i loro occhi erano puntati su quei fogli di carta che man mano venivano scritti. Il primo a partire fu Cey Cey, che con ansia lesse il biglietto.

«Sono molti i momenti in cui ho paura che arrivi la fine della mia vita. Non parlo semplicemente di essere licenziato, o di non trovare l'amore della mia vita, ma di perdere l'affetto per me stesso, perché quando ero piccolo, sono stati in pochi ad apprezzarmi. Uno dei miei segreti più profondi, è che quando avevo diciassette anni, lasciai scuola per via di un lavoro che ho trovato. Non ho eseguito un ordine del capo, per paura, e quell'uomo mi ha licenziato, ma prima di farlo, mi ha picchiato»

Rimasero sconvolti nel sentire quella confessione fatta in un momento di lucidità. Di solito Cey Cey era l'unico che riusciva a far ridere e sorridere chiunque, e stavolta fu il contrario. Sanem si avvicinò all'amico e lo abbracciò forte. Can commosso, portò una mano sulla spalla di Cey Cey, e le sue dita si sfiorarono con quelle di Sanem. Entrambi ignorarono quel contatto.

Chiesero però a Cey Cey quello che successe quel giorno e lui in lacrime, raccontò che aveva dovuto raggiungere il pronto soccorso da solo, a piedi. Aveva ferite in volto, dolore al polso, e le gambe tremolanti. Non era riuscito a denunciare quell'uomo. Arrivò il momento di Deren.

«Non ho nessun segreto profondo. L'unica cosa che ho tenuta nascosta per via dell'imbarazzo, è che quando ero piccola, frequentavo le elementari... Mi è capitato di non riuscire a trattenerla e l'ho fatta davanti a tutti»

Quel segreto fece scoppiare a ridere tutti quanti, nessuno riusciva a fermarsi. Deren a sua volta, non smetteva di piangere a causa delle troppe risate. Arrivò il tanto atteso turno di Sanem, che ansiosa, lesse quel biglietto.

«Il mio più grande segreto è che vorrei tornare indietro nel tempo per riuscire a capire meglio tutta la realtà che mi circondava, per poter differenziare il bene dal male e soprattutto, per poter sentire il mio cuore battere forte, perché ad oggi non batte più»

Leyla prese un respiro profondo, sapeva benissimo a chi erano riferite quelle parole. Chiunque lo sapeva, persino la persona al suo fianco, che le prese la mano.

«Il tuo cuore batte Sanem, batte forte. Non ha importanza come, ne per chi, l'importante è che ci sia»

Sanem non rispose, gettò il biglietto nel fuoco davanti a lei, e mentre lo vedeva bruciare con i suoi stessi occhi, la sua amica Deren posò la sua fronte sulla spalla, mormorandole qualcosa all'orecchio.

«Sei forte amica mia» Persino Cey Cey ed Emre le sorrisero. Leyla le aveva lasciato un bacio sulla guancia, volendo a tutti i costi rimanere vicino alla sorella. Dopo Sanem, venne il momento di Can. Sanem cercò di non guardarlo, ma dopo quello che le sue orecchie sentirono, non poté fare altro.

«Il mio più grande segreto è che ho commesso un grande errore, ferendo la persona alla quale tengo di più. Non so esattamente cosa dire, perché non ho più parole dentro di me. Non riesco a perdonare me stesso per quello che è successo, perciò l'unica cosa che riesco a dire, e che un errore può aiutare, così come può allontanare. E in quel caso, ti distruggi»

Bruciò quel biglietto, con gli occhi di tutti puntati addosso. Sanem aveva posato una sua mano sulla fronte, impedendo alle lacrime di uscire. Ancora non voleva mostrarsi debole, non poteva.

«Sbagliare è umano fratello, l'importante è accorgersene e rimediare all'istante, perché poi potrebbe essere tardi»

«Signor Can, sapeva di commettere un errore quando ha fatto quello che ha fatto?» domandò Cey Cey.

«Si, ed è questa la cosa che odio di più»

Dopo quella frase, Sanem non poté più resistere. Si alzò e si allontanò da quel posto, non sopportando più quel momento. Can volle seguirla, ma venne fermato da Emre.

«Ci parlo io, voi proseguite» disse, prima di dileguarsi. Emre la trovò seduta per terra, con le sue stesse mani posate sugli occhi che prendeva respiri profondi. Non sapeva perché si sentiva in quel modo se quello che provava per Can era semplice attrazione. Attrazione che però cresceva sempre di più e non poteva negarlo.

"Mi sono innamorato di te Sanem"

Sentì quella frase sempre più forte, con lo stesso tono di voce e con gli stessi occhi che la guardavano. Quel momento lo aveva ricordato come se fosse uno dei più belli, ma perché le faceva così male?

"Perché tu non mi vuoi?"
"Perché io ti amo"

Più passava il tempo, più la sua mente si apriva a nuovi ricordi che aveva semplicemente letto nel suo romanzo. Quella botta l'aveva spronata, portandola ad avere ricordi sempre più intensi. Sentiva il suo amore accendersi sempre più forte, come un fuoco che man mano si allargava.

"Tu sei come le altre"

Dolore. Il suo cuore si spaccava sempre di più. Quei ricordi la stavano distruggendo e lei finalmente sentiva il suo cuore battere più veloce. Il suo amore stava tornando, man mano sempre più forte. Non era la vecchia Sanem, ma si avvicinava. Mancava ancora un tratto di strada, ma l'avrebbe percorsa lentamente.

«Sanem» la richiamò Emre, notando che la situazione peggiorava e i suoi respiri si facevano più profondi.

"Tra me e lei c'è stato qualcosa"

Come si poteva fermare quel processo? Quel dolore straziante che aumentava di secondo in secondo. Emre si avvicinò e lentamente, per non farla spaventare, le prese entrambe le mani.

«Sanem, calmati e respira»

Ancora non aveva ricordato tutto, ma buona parte della loro storia l'aveva in testa. Non riusciva a tornare al presente. Qualcosa di più forte la tratteneva e i suoi occhi erano chiusi.

«Sanem lütfen, mi stai spaventando. Calmati» sussurrò nell'orecchio, cercando di arrivare a lei. Sanem aprì gli occhi, ritrovandosi Emre davanti. Ci mise poco a metabolizzare il tutto.

«Emre»

«Sanem»

Non riuscì a trattenersi. Si gettò nelle braccia del fratello di Can, stringendolo forte. Scoppiò a piangere, mentre Emre le posò una mano sul capo.

«Tranquilla Sanem» sussurrò ancora.

«Ho ricordato alcune cose Emre, alcuni dettagli della nostra storia. E al posto di essere felice, mi sta distruggendo. Fa male Emre»

«Passerà. Ora respira e calmati»

Il respiro di Sanem tornò a regolarizzarsi mentre Emre continuava a stringerla. Per lui fu come stringere sua sorella minore. L'avrebbe protetta a costo di qualsiasi altra cosa.

Cᴇʀᴄᴀᴍɪ, Tʀᴏᴠᴀᴍɪ Dᴇɴᴛʀᴏ ᴅɪ Tᴇ. Pᴜᴏɪ Fᴀʀʟᴏ. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora