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Tornati indietro, ogni singolo dipendente aveva l'occhio posato su Emre e Sanem, che tornavano vicini. Ogni scusa era buona per poter sparlare. Leyla si avvicinò immediatamente ai due per poter abbracciare Sanem, e mentre Emre guardò le due stringersi, anche Can si avvicinò a sua volta.

«Stai bene?» chiese ma Sanem ignorò prontamente. Così Can, chiese ad Emre e Leyla di lasciare del tempo ad entrambi, da soli. Leyla aveva pochissima voglia di lasciare sua sorella, ma Emre la convinse.

«È giunto il momento che parlino» disse prendendola per mano. Si allontanarono, mentre Can si sedette per terra, indicando a Sanem di fare altrettanto. Lei eseguì, ma mantenendo una certa distanza.

«Mi credi se ti dico che mi taglierei le vene per quello che ti ho fatto? Mi sento letteralmente uno schifo Sanem»

«Senti, io non voglio che tu ti giustifichi per quello che hai fatto, qualsiasi cosa sia. Mi devi soltanto dire il perchè»

«Quella sera sono uscito fuori di testa. Desideravo averti più di qualsiasi altra cosa al mondo, e bere mi sembrava l'unica consolazione. Perciò sono andato in questo locale dove ho conosciuto Banu. Ci sono andato a letto Sanem, ma mi sono fermato prima della metà per poi continuare da me. Non volevo andare oltre con lei, non era mia intenzione. Al suo posto c'eri tu, ho immaginato te... La tua vicinanza»

«Capisco»

«Sanem quando hai visto che l'ho guardata, è stato soltanto perché l'ho riconosciuta. E nel momento in cui l'ho riconosciuta, il mio sbaglio è passato davanti agli occhi. Sanem, so bene che non stiamo insieme, ma io sento di averti tradita. Ho tradito le tue labbra, i tuoi occhi»

«Giurami che non hai provato nulla»

«Te lo giuro su quanto conti per me Sanem. Non ho provato nulla, se non nausea, ribrezzo»

«Va bene, ma comunque sia, io non riesco a rimanere qui Can... So benissimo che da Istanbul ci differenziano due ore e mezza, ma ho bisogno di tornare a casa. Te lo chiedo per favore, portami via»

«No Sanem, non posso. Questa è la prima della tua serata, voglio che tutti quanti festeggino il tuo ritorno. Se una persona deve andare via, quello sono io»

«Tu sei il capo, non posso di certo permetterti di allontanarti. Per piacere Can, lasciami tornare a casa, ho bisogno di tempo»

«Sanem io giuro che mi farò perdonare»

«Can, fra me e te deve andare in questo modo, non può essere diversamente. Considerando che dentro di me non c'è più traccia di te e del nostro amore, probabilmente questo tuo sbaglio è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Io non sono innamorata di te Can, è finita mi dispiace»

«Sanem»

«Can davvero basta, va bene cosi. Non mi hai tradita perché non stiamo fidanzati, ma ora non riesco a starti vicina come se nulla fosse. Quella sera io e te stavamo bene insieme, eravamo felici. Non riesco a comprendere come tu sia riuscito a fare qualcosa del genere. E per fortuna ti sei fermato» Si alzò, posizionandosi davanti a Can. «È così che deve andare Can, non possiamo sforzare nulla. Ti prego di lasciarmi andare, non tornerò dai miei... Ho intenzione di andare via da İstanbul, voglio cambiare aria e magari cercare di ricordare quello che eravamo. Se davvero mi ami, ti chiedo di lasciarmi andare Can. Ti supplico»

Can annuì, e nel momento in cui Sanem prese a camminare per raggiungere gli altri, lui la bloccò dal polso.

«Sappi che mi odio per quello che ti ho fatto, e che ti amo da impazzire Sanem. Da impazzire»

Fu l'ultima cosa che sentì Sanem. Quella sera raggiunse la sua tenda senza salutare nessuno, si chiuse da dentro senza permettere nemmeno alla sorella di parlarle. Rimase da sola, con i suoi pensieri. Nonostante lei e Can non erano insieme, lei si sentiva delusa e ferita. Can aveva tradito il loro amore, quello che provava per lei. Can aveva tradito la vecchia Sanem.

Nonostante si era ripromessa di non piangere, quella volta non c'era riuscita. Era scoppiata, silenziosamente. Nessuno sentiva i suoi singhiozzi, ad eccezione di Can. Mentre tutti dormivano, Can si era avvicinato da lei, e aveva poggiato una mano sulla tenda, per poi chiudere gli occhi. Udiva il pianto di Sanem e si odiava ancora di più per quello che aveva fatto.

«Ti senti bruciare vivo Sanem, conosco la sensazione... È orribile, vorresti sprofondare. Ma ti basta sapere che per me, quella donna era una nullità? Ti basta sapere che mentre ero dentro di lei ho provato ribrezzo? Ho chiuso gli occhi perché non riuscivo a guardarla. Nonostante immaginassi te, ho sentito la differenza. Tu sei casa Sanem, sei la mia casa. E ho sbagliato, ho commesso un errore grande, ma non ho mai smesso di amarti. Forse è troppo presto per parlare di perdono, ma spero prima o poi di ottenerlo Sanem. Perché senza di te non è vita. Ti amo amore mio»

Sanem non aveva sentito nemmeno una parola di quello che aveva detto Can, era crollata poco prima, e forse era un segno negativo. La mattina successiva, Sanem aveva implorato Emre e Leyla di riaccompagnarla ad Istanbul prima che tutti quanti la potessero vedere. I due innamorati sapevano quanto fosse difficile per Sanem, ma l'avrebbero accompagnata. Sanem non salutò nessuno, nemmeno Can, ma non poté fare a meno di lasciargli un ultimo ricordo. Qualcosa che Can avrebbe tenuto stretto forse per ricordarsi dello sbaglio madornale che aveva commesso.

-Ti prego di non cercarmi, ho bisogno di tempo per capire se davvero io e te possiamo tornare insieme ed io posso dimenticare quello che hai fatto. So che non mi hai tradito, ed è l'ennesima volta che te lo dico, ma mi hai fatto un male cane. Ad oggi non riesco a ricambiare i tuoi sentimenti, ma forse... È colpa tua-

Rileggendo quel biglietto Can era scoppiato in lacrime. Come avrebbe potuto farsi perdonare? Prima era scappato lui, lasciandola da sola per un anno. Poi scappò lei, il dolore era troppo forte da sopportare e Sanem era diversa.

Prima avrebbe affrontato tutto a testa alta, ma in quel momento non ci riusciva. Non ci riusciva perché aveva scoperto di provare qualcosa per quell'uomo che aveva provato un'altra donna. Sanem si convinceva del fatto che non significava nulla, ma non ci riusciva. Piangeva e ripiangeva quando dopo soltanto un giorno, mise piede ad Istanbul.

I suoi genitori notarono immediatamente gli occhi gonfi e rossi dal pianto, le labbra gonfie, le braccia raschiate. Si chiesero cosa fosse successo e all'istante diedero la colpa a Can, ma Sanem smentì. Non voleva che lo accusassero, nonostante tutto.

«È colpa mia, abbiamo avuto una discussione per via della memoria. Non riesco a ricordare nonostante tutto quello che Can sta facendo per me, perciò ho bisogno di cambiare aria. Vi chiedo di non venirmi addosso, per questa decisione presa. Non so ancora dove andare, suppongo che farò un giro alle Galapagos senza sapere quando tornare, nella speranza di ricordare»

Nella speranza di ricordare e di riuscire a perdonare, avrebbe voluto aggiungere. Rimanendo distante da Can, probabilmente quel dolore avrebbe cessato di esistere e avrebbe messo alla prova Can. Cosa avrebbe fatto mentre lei era distante? Si sarebbe divertito con altre oppure l'avrebbe cercata? Sarebbe riuscito a farsi perdonare?

Cᴇʀᴄᴀᴍɪ, Tʀᴏᴠᴀᴍɪ Dᴇɴᴛʀᴏ ᴅɪ Tᴇ. Pᴜᴏɪ Fᴀʀʟᴏ. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora