La chiamata di Leyla fece pensare al peggio. Il suo presupposto era che fosse capitato qualcosa di orribile, ma in verità, Leyla era semplicemente spaventata.
«Sanem dove diavolo sei finita? Perché di te alle Galapagos non c'è traccia?» Sanem si sentì sprofondare. Avrebbe voluto che nulla fosse andato in quel modo, ma non aveva altra scelta, ai tempi. Sapeva del legame che univa Leyla, Emre e Can, e se mai avesse rivelato la verità, probabilmente ne avrebbero parlato con Can. Ma poi, un dubbio prevalse la sua mente: in un anno non ne avevano mai parlato oppure fu Can a rispettarla?
«Leyla non sono più alle Galapagos» decise di svuotare il sacco.
«Come scusa?»
«È la verità, ho lasciato le Galapagos due settimane fa e non sono da sola. Sono ad Ankara, insieme ad un amico»
«Ad un amico? Sanem, va bene tutto, ma perché non dircelo? Ti sembriamo estranei?»
«Leyla mi dispiace davvero tanto, ma non ero pronta per rivedere Can. Sapevo che prima o poi avreste parlato ed io non avevo voglia di rivederlo»
«Ora che ce ne stai parlando, dobbiamo supporre che vuoi incontrare Can?»
«Io non lo so, non ho intenzione di spostarmi da Ankara, non ancora almeno. È stato un anno terribile» Leyla, avendo il vivavoce, aveva fatto sentire ogni singola parola ad Emre, che aveva mandato messaggi a Can che aveva socchiuso gli occhi e stretto i pugni. Era colpa sua.
Si incolpava tremendamente per quello che era successo e non poteva fare altrimenti: quale persona sarebbe riuscita a perdonare un errore del genere? Sanem aveva ragione a non volerlo vedere, ma eppure, dentro di se, il suo cuore lo spingeva a raggiungerla per dimostrarle il suo amore.
Probabilmente, andando piano, tutto sarebbe tornato alla normalità e Sanem avrebbe recuperato la memoria. Ci sperava con tutto se stesso, era difficile ma non di certo impossibile. Lasciando la conversazione in sospeso e con le compresse strette in una mano, andò dritto a prenotare un viaggio per Ankara, dalle Galapagos.
Non si fece dire l'hotel, l'avrebbe trovata da solo. Avrebbe girato tutta la città pur di incontrarla. Si odiava tremendamente per ciò che le aveva fatto e il solo pensiero che avesse conosciuto un ragazzo e che al suo fianco ci fosse lui, lo aveva scosso internamente, talmente forte dal pensare di prendere quelle maledette compresse.
Ma poi si trattenne, non avrebbe dovuto mostrarsi debole davanti a Sanem, era bastata quella telefonata a mostrare il lato peggiore di sé, e lei nonostante tutto, l'aveva aiutato. Si erano aiutati a vicenda rimanendo al telefono, distanti.
Can capì che non poteva amare nessuno come amava quella donna che doveva riprendersi, a costo di morire. Il viaggio venne prenotato per quel pomeriggio, avvisò Emre e Leyla che l'avrebbe raggiunta, ma di non dirle nulla.
Sanem doveva vederlo con i suoi stessi occhi e lui doveva vedere com'era diventata a causa sua, e com'era quell'uomo che aveva descritto Emre. In fin dei conti, era stato proprio Can a spingerla nelle braccia di un altro.
D'altro canto, Sanem aveva saputo da Leyla che Can aveva incontrato Banu, ma senza entrare troppo nel dettaglio. Disse che fosse una coincidenza il loro trovarsi li nello stesso momento. Sanem con ansia nella voce, chiese che cosa si fossero detti, e Leyla raccontò ogni cosa.
«Sanem, Can era distante da lei, molto. La guardava come si guarda una persona qualsiasi, una ragazza che conosci, fine. Ha chiesto come stesse procedendo col marito e lei ha chiesto di te. Can le ha detto che non sei con lui, e Banu ha sperato con tutta se stessa che voi due vi ritrovaste»
«Alla fine è colpa sua»
«Gliel'ho detto, è lei la responsabile. Emre ha cercato di fermarmi, forse perchè non voleva peggiorare la situazione, ma non sono riuscita a tacere Sanem»
«E Can?»
«Can ha detto che non sbaglierà ancora, dice che deve morire in questo preciso momento se dovesse accadere» Quelle parole accesero una piccola speranza in Sanem. Era davvero pentito? Cosa avrebbe fatto per dimostrarlo? Emre e Leyla avevano raccontato di lei con un altro ad Ankara? Lui come aveva reagito?
Erano tante le domande che aleggiavano nella sua mente, e senza ricevere risposte, decise di tornare in hotel, da sola. Salutò Bulut, con la promessa che si sarebbero rivisti la sera a cena, e mentre lui andò in camera sua, sperò con tutto se stesso che Can raggiungesse Sanem il prima possibile.
Lui, nonostante i forti sentimenti che nutriva per Sanem, avrebbe voluto che al suo fianco ci fosse stato Can, ma se solo avesse provato nuovamente a ferirla, Bulut non sarebbe rimasto con le mani in mano. Ci teneva a Sanem e pur di vederla sorridere avrebbe fatto l'impossibile. Le avrebbe regalato la luna, ma il suo cuore doveva battere e lei doveva vivere.
Arrivarono le venti, e giunse il momento di cena. Sanem non si era fatta sentire per tutto il giorno, non aveva risposto ai messaggi, ne tantomeno alle chiamate. Bulut bussò molto alla porta, ma non ricevette risposta, così si preoccupò.
«Sanem, dimmi soltanto se stai bene. Se vuoi rimanere da sola, allora ti lascio da sola. Ma sono preoccupato»
«Sto bene»
Bulut tirò un sospiro di sollievo, quella risposta era bastata, almeno non aveva commesso nessun tipo di pazzie. Di solito, Sanem usciva fuori di testa con lui. Parlava e urlava, ricordando Can e il suo dolore. Quindi quella risposta bastò, anche se sapeva che non era reale. Lo sentì dal tono di voce, Bulut aveva imparato a conoscerla. Quando la voce era sottile, Sanem stava impazzendo. Quando la voce era normale, Sanem, nel suo piccolo, stava bene.
Qualche ora più tardi, bussarono nuovamente alla porta della sua stanza. Sanem era addormentata, quindi inizialmente non sentì nessuno. Ma poi, quando si fece più pesante, aprì gli occhi. Assonnata, cercò di alzarsi dal letto, e una volta raggiunta porta, intravide un piccolo foglietto rosa passare da sotto alla porta. Sgranì gli occhi, per poi abbassarsi a prenderlo.
Ciao principessa, sono venuto a trovarti.
Sanem crebbe di sognare. Si passò una mano sul viso e sorrise nervosamente, per poi tornare a letto. Ma bussarono ancora e lei capì che stava vivendo la sua vita. Si alzò nuovamente e raggiunse la porta, notando un altro post it per terra.
Le lacrime minacciavano di uscire, se si trovava veramente Can al di fuori di quella porta, lei non avrebbe faticato a controllarsi. Si abbassò nuovamente per recuperare quel foglietto, e lesse che cosa c'era scritto.
Hai tu la chiave del mio cuore, che è chiuso da quando sei andata via.
Ne arrivò un altro ancora, che fece scoppiare Sanem.
Piccola, il solo pensiero di aver condiviso qualcosa di tuo con un'altra, mi fa venire i brividi. Il ricordo di quella notte mi fa vomitare, e da all'ora non smetto di prendere medicine che salvano il mio cuore in frantumi da una possibile morte.
Sanem divenne pallida in volto. Cosa voleva significare? Aveva tentato di uccidersi? Assumeva compresse? Le stesse che assumeva lei nel periodo in cui era da sola?
«Sanem...» Quella voce, rotta, fatta a pezzetti, non la fece esitare un secondo di più. Aprì quella porta, ritrovandosi Can davanti, ma in tutta la sua diversità. Era bianco come un cadavere e in mano aveva quel pacchetto di compresse.
Nessuno dei due mantenne più il controllo, le lacrime scendevano prepotentemente.
«Come hai fatto a trovarmi?»
«Non ti basta sapere che sono qui?»
«Si e no, dimmi come ci sei riuscito. Emre e Leyla non sapevano di questo hotel»
«Ho cercato in tutti gli hotel in cui sono potuto andare, ma quando ho raggiunto questo e ho chiesto di te, spacciandomi per un tuo famigliare, è stato all'ora che mi hanno detto della tua presenza e il mio cuore ha fatto i salti di gioia»
«Perchè sei qui?»
«Perchè ho intenzione di salvarci dal baratro Sanem»
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Cᴇʀᴄᴀᴍɪ, Tʀᴏᴠᴀᴍɪ Dᴇɴᴛʀᴏ ᴅɪ Tᴇ. Pᴜᴏɪ Fᴀʀʟᴏ.
ФанфикSe fosse stata Sanem a perdere la memoria, invece che Can, cosa sarebbe successo? La fenice come avrebbe potuto risorgere dalle sue stesse ceneri? E l'albatros sarebbe volato via, lasciando la sua compagna da sola, oppure l'avrebbe aiutata a guarire...