Capitolo 63

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Il giorno dopo, Casey si fece trovare nell'atrio insieme a Nia. Reiji condusse il cavallo fuori dalla scuderia e montato in sella guardò l'inglese con un nodo al cuore.

"Ho sellato il vostro cavallo, Casey sama!"

"Grazie, lord Reiji!" rispose lei, sforzandosi di non apparire turbata. All'uomo non sfuggirono le borse scure sotto i suoi occhi, conseguenza, sicuramente, di una notte insonne.

"Siate prudente nella strada per Edo e rimanete sempre con Naemi san!" le raccomandò con tono prudente. Nia li guardò entrambi. Erano uno più orgoglioso dell'altra.

Casey sbatté le ciglia, sentendo una morsa nel petto. Si schiarì la voce e si strinse nello scialle. "Fate buon viaggio, milord!" gli augurò con voce cortese. "Al vostro ritorno troverete ciò che desiderate in camera mia."

- Ciò che desidero? - si fece eco lui, stringendo le mascelle. Tutto era, dunque, compiuto. Chinò il capo e lentamente avviò il cavallo.

Neppure lui aveva dormito quella notte, preferendo rimanere con i cavalli per poi fuggire da Jonathan esaltando, così, il suo orgoglio. Non era riuscito ad aprirsi, come gli aveva consigliato Naemi. Gli atteggiamenti della giovane inglese lo confusero. Aveva mostrato lati della sua personalità celati, fino a quel momento. La persecuzione di Helmut, certamente, l'aveva fortificata nel carattere, dissimulando l'insicurezza iniziale e imparando a non svelare i suoi sentimenti. Helmut Collins, gli parve di capire, aveva un ascendente su di lei. Con tutto il male che le aveva recato, Casey Bailey sembrava intenzionata a non cederlo nelle mani di Owen, e questo ... lo afflisse in una morsa gelida di gelosia crescente.

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Nel pomeriggio dello stesso giorno, Casey non riuscì a concentrarsi sui dettagli del progetto che London e Crawford discutevano con un architetto cinese, riguardo al rinnovamento e l'arredamento dell'edificio. Il suo sguardo vagava pensieroso tra le mura, sperando di mostrarsi attenta a ogni parola che mister Huang imprimeva per ogni singola parete e spazio.

" ... parecchio sobrio e lineare" stava commentando Crawford, passando un dito guantato su un bancone impolverato. La luce rossastra del tramonto filtrava dalle alte finestre, irradiando il pavimento a scacchi ricoperto da detriti e calcinacci.

London osservò la giovane con leggero imbarazzo. "Miss Bailey?" la chiamò gentilmente, sperando di attirare la sua attenzione. "Non avete proferito parola riguardo ai suggerimenti di mister Huang!"

Lei trasalì, fregandosi le mani guantate. Non gliene importava un accidente del tipo di arredamento che avrebbe rivestito quel luogo ma si sforzò, suo malgrado, di apparire accondiscendente.

"Ho ben udito le idee di mister Huang e condivido la sua iniziativa di non rendere austero questo luogo, bensì accogliente." Ringraziò il fatto di aver udito, nel caos della sua mente, quell'aggettivo impresso con allegria dal cinese, e metterci, infine, del suo non la fece apparire disattenta. "Quando il pubblico verrà a discutere le proprie esigenze dovrà essere circondato da un ambiente comodo, accogliente, che col tempo diverrà familiare" affermò con atteggiamento più sicuro.

Mister Huang chinò il capo, gradendo quelle parole e, subito dopo, spiegò una larga cartina per mostrare agli interessati i disegni progettati. Osservandoli, Casey gradì i colori sobri, vivaci e persino la carta da parati disposta in modo uniforme ed elegante. "Sono sicura che mister Huang farà un ottimo lavoro!" terminò di dire, desiderosa di congedarsi.

Quando si separò dal gruppo, percorse le vie del mercato centrale, dirigendosi verso la locanda di Naemi. L'ora del crepuscolo era gelido e lei si strinse nel mantello, avviandosi con passo celere tra le bancarelle e i fanciulli che schiamazzavano tra i passanti. Giunta nei pressi della locanda, il suo udito fu catturato dal suono della musica che si diffondeva appena vicino all'ingresso del locale, sotto la luce soffusa e giallastra di alcune lanterne di quartiere già accese. Si fermò davanti a quelli che le parvero dei musicanti di strada.

Una giovane orientale era china su un guzheng cinese. Le sue dita si muovevano leggere e capaci a pizzicare le varie corde dello strumento, che a singhiozzo diramava suoni aspri per poi divenire più acuti e profondi; a tempo, un tamburo lo seguiva in uno sfondo lento e incisivo, per poi armonizzare dolcemente le note con l'accompagnamento di un flauto di bambù, dolce e melodioso nel suo triste assolo.

Gli occhi di Casey si ingrigirono ancora di più, estasiati dalla sincronia dei tre musicisti: una fanciulla e due ragazzi, giovanissimi, dalle espressioni oniriche, che con leggiadria diffondevano una musica dolce, triste ma rilassante.

I suoi pensieri si calamitarono sull'immagine di una prestante figura che cavalcava tra i campi, che con i suoi profondi occhi verdi le trasmetteva coraggio e fiducia; il suo corpo stretto al suo ai piedi di una cascata; il vederlo sfidare un alto sakura per salvarla da Helmut e ancora ... la stretta delle sue braccia nella loro danza nuziale; la sua apprensione nella grotta sotto lo sfogo di un temporale; il battito del suo cuore e il calore del suo petto durante una notte gelida ... e quella strana parola sussurrata nei brividi delle sue emozioni, di cui ignorava il significato ...

I suoni armonici del guzheng le tennero avvinto il cuore, ipnotizzandola nei ricordi che si sarebbe portata dentro per sempre. Chiuse gli occhi, mentre una lacrima repentina le scendeva lungo una guancia.

La fanciulla teneva i capelli raccolti ed era avvolta in un kimono bianco con fiori azzurri, mentre i due giovani indossavano degli haori bianchi con hakama neri. La giovane arpeggiava il suo strumento con un tenero sorriso sulle labbra carnose e ogni tanto sollevava lo sguardo sul ragazzo che suonava il flauto, senza nascondere la loro amorosa complicità.

Casey sorrise teneramente a quegli sguardi romantici e timidi. Sospirò profondamente, asciugandosi la lacrima e appoggiandosi a un palo per meglio godersi quel concerto improvvisato. Il più bello cui avesse mai assistito. Dall'atrio della locanda, intanto, una voce la chiamava con apprensione.

"Piccola chan! Piccola chan!" Lei parve non udirla, concentrata com'era a lasciarsi rapire dalla musica di quei due strumenti, che le catturarono completamente i sensi.

Naemi rientrò frettolosamente per poi ricomparire, accompagnata da lady Butler.

Zia Emma si precipitò dalla ragazza e vedendola incantata si voltò verso i musicanti. La musica dolce e melodiosa stava catturando anche lei, sennonché, tornando a guardare Casey, notò i suoi occhi intristirsi. Con uno slancio di affetto, le avvolse le spalle con un braccio. "Oh, piccola mia!" le sussurrò, insinuandosi nei suoi pensieri per consolarla.

Casey sembrò destarsi da un sogno e sobbalzò. "Zia Emma!" esclamò, sbattendo le palpebre. "Non mi ero accorta del vostro arrivo!"

"E come biasimarti, cara. Eri, completamente, assorta dalla musica!" La sospinse, poi, verso la locanda e la ragazza lanciò un'ultima occhiata ai tre musicisti. "Ma io ..." stava per protestare.

"Su, su! Fa freddo qui fuori e Naemi è preoccupata per te!"

Come entrarono, la locandiera corse ad abbracciarla per poi accompagnare le due ospiti nella sala ristorante, dove accomodate a un tavolo, furono prontamente servite con pietanze calde.

"Mi sentirei più tranquilla se decidessi di trasferirti all'Ambassador, Casey!" disse zia Emma con apprensione.

La ragazza, armeggiando con le bacchette su alcuni gamberi rossi immersi in una salsa di soia, si sforzò di non apparire timorosa. "Non credo che Helmut si farà vivo, zia Emma!"

"Quell'uomo è imprevedibile, cara. Non devi sottovalutarlo!" la zittì con sussurrata veemenza per poi ricomporsi drizzando la schiena.

"A tale riguardo, credo che Naemi abbia preso delle precauzioni!" la tranquillizzò lei. "Quella donna ha parecchie risorse nel suo giro e io mi sento al sicuro qui da lei." Le sorrise, dunque, con affetto. "Godiamoci la cena, adesso!"

Zia Emma, in realtà, non riuscì a rilassarsi e si augurò che Jonathan tornasse, prima che si verificasse uno spiacevole inconveniente.

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