Capitolo 67

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... Un galoppo incessante oltrepassò il fischiare del vento. Casey scrutò oltre la spalla di Helmut, scorgendo un'ombra ammantellata correre verso di loro. Anche lui la udì e si voltò in direzione di quell'intrusione, ma nel farlo inciampò nel fango e la sua pistola tirò un colpo sordo e cupo, che saettò nel braccio della giovane.

Casey cadde quasi all'indietro; i suoi piedi franarono nel precipizio e con tutte le sue forze si aggrappò agli arbusti fradici, le cui radici sporgevano dal terreno, ma le sue mani scivolarono e dovette arpionarsi alle pietre sporgenti. Lanciò un mugolio strozzato. Il braccio sinistro le doleva maledettamente; era stato colpito di striscio e bruciava; sentiva il sangue colarle caldo e denso fin sotto il fianco.

L'uomo a cavallo si gettò su Helmut, carambolando con lui sul fango. Lei poté udirne la colluttazione violenta.

"Non vi permetterò di farle del male ..." urlò una voce che lei non seppe riconoscere, per quanto fosse smorzata dal vento. Fu però l'ultimo dei suoi pensieri, poiché sentì i piedi slittare alla ricerca di una base che le permettesse di risalire, mentre le sue mani irrigidite erano arpionate in quelle rocce maledette; gli occhi atterriti, fissi su quelle nocche tremanti, prossime al cedimento; lo scricchiolio delle pietre che si sbriciolavano sotto i suoi piedi contratti.

Serrò gli occhi in un ansito raccapricciante; sentì i muscoli del suo corpo vibrare spasmodicamente per lo sforzo. Aprì la bocca per urlare, ma la voce le venne meno. La pioggia la frustava senza sosta, come una cascata che si riversava con violenza su di lei.

Nel grigiore del temporale, intanto, Helmut si difendeva con tutta la sua tenacia. La pistola gli sfuggì di mano e un pugno gli giunse in pieno volto, facendogli perdere l'equilibrio. In quell'attimo di tregua, una mano si allungò tempestiva per afferrare un braccio della giovane.

"Reggetevi, miss Bailey!"

Casey sollevò speranzosa il capo su quella voce familiare e afferrò la mano dell'uomo che gliela porgeva.

"Gerard, siete voi?" urlò ansiosa, sentendosi sollevare verso l'alto. Come toccò il suolo, una tosse improvvisa la colse violenta per via della gola disidratata. Smith la aiutò a rimettersi in piedi e lei cercò di riprendere fiato, ma una figura si materializzò dietro le spalle del suo salvatore e trasalì, facendo voltare l'uomo di scatto.

Helmut aveva sfoderato un corto spadino e minacciava Smith con occhi furenti di delusione, come se il suo risentimento si fosse spostato su quel nuovo ostacolo, che mai avrebbe pensato gli si voltasse contro.

Smith si pose davanti alla ragazza, facendole da scudo.

"Come hai osato tradirmi, Smith? Tu mi devi tutto quello che sei!"

Smith mantenne uno sguardo gelido, per nulla intimorito. "Non vi permetterò di macchiarvi le mani, mio signore. Questa finzione deve finire!"

"Non capisci, Smith! Non necessariamente deve morire. Dovrebbe solo crederlo ..."

Casey scosse il capo all'incomprensione di quell'eloquio. I due uomini, intuì, stavano parlando di qualcosa a lei estraneo. Difficile, poi, in quel tumulto farselo rivelare, giacché il tono di Helmut rivelò una nota stridente, portandosi una mano alla fronte, come a scacciare quella venatura di follia prossima a coglierlo.

"La ucciderà!"

Un lampo fece trasalire Casey e accecò Helmut nell'istante in cui una crepa si apriva nel terreno, facendolo barcollare in avanti. Smith ne approfittò per disarmarlo, ma Collins frustò l'aria con la lama e l'avversario evitò un fendente nel petto, che però non impedì di lacerargli la manica del cappotto fino a provocargli un'escoriazione nella spalla destra. Con una mano a sorreggersi la spalla dolorante, si voltò verso Casey.

"Fuggite, miss Bailey!" la incitò in fretta. Lei dapprima scosse il capo. Nella confusione di ciò che stava capitando, rifiutò il sacrificio di Smith e non voleva rendere Helmut un assassino. Aveva lottato per persuaderlo e lo sparo, si convinse riguardando le sequenze nella sua mente, era stato un incidente ...

"Fuggite!"urlò ancora Gerard. Per meglio convincerla, l'uomo si gettò su Helmut nel tentativo di agguantarlo per disarmarlo. La lama del rivale, tuttavia, si mosse repentina a perforargli il cappotto e scivolare, senza trovare impedimento.

Casey urlò, portandosi le mani alla bocca. Helmut era ormai fuori controllo. Temendo, così, di fare la stessa fine di Smith, si chinò sulle ginocchia e prendendo una alla volta le pietre che le sue mani toccavano, cominciò a scagliarle su Helmut. La ragazza non poté scorgere, però, lo sconcerto del giovane nell'aver colpito Smith. Eppure, lui non si era mosso. Smith gli si era gettato contro ... Disorientato, si coprì il capo con le mani alla raffica di quelle pietre che giungevano con tiri spietati. Gettò lo spadino e fuggì via, appropriandosi del cavallo di Smith.

Vedendolo allontanarsi, Casey poté chinarsi su Gerard. Lo scoprì degli indumenti e indugiò con occhi terrorizzati su quella ferita che gli squarciava il busto, seguendo l'inclinazione delle costole.

"Dovete ... fuggire ... miss Bailey!" le mormorò in un rantolo strozzato.

"Non vi lascio!"

"Allora ..." si fece udire per persuaderla "andate ... cercate ... aiuto!"

Lei lo fissò con gli occhi imperlati di lacrime. Vide le sue palpebre vibrare come se stesse perdendo conoscenza. Lo scosse, fulminea.

"Gerard!" Quello scuotimento, però, non lo destò.

Impotente innanzi al sangue che usciva da quella ferita, lei non seppe più constatare se Smith fosse ancora vivo. Si guardò attorno. Tutto era grigio e nebbioso. Il sentiero sembrava essere stato inghiottito dalle tenebre del vento e in lontananza un tuono le fece drizzare la schiena.

Si sollevò in piedi, determinata a scendere a valle per cercare aiuto, e si avviò a tentoni per quella che le parve la direzione giusta da percorrere. Doveva affrettarsi, nella speranza di non cadere in un crepaccio.

Dopo un po' di tempo riuscì a trovare il sentiero che conduceva a valle, dove lei e Helmut avevano lasciato il cavallo per salire in cima. Lo scese quasi correndo, ma il cavallo non c'era. Doveva essere fuggito per paura del temporale, pensò. Si mise, dunque, a correre alla cieca.

Seguì la riva del torrente, che con furia si abbarbicava sulle rocce levigate. Un lampo le illuminò un tratto di strada, ma subito dopo il rombo sordo di un tuono la fece fermare di scatto. Il braccio le doleva e se lo strinse con forza. Come il tuono cessò, si rimise a correre tra il vento gelido e la pioggia scrosciante, che le appesantiva gli indumenti e le rallentava l'andatura.

Non seppe valutare per quanto tempo avesse corso. Frastornata si guardò attorno. Aveva perso l'orientamento e non si capacitava di dove si trovasse. Tra i rumori che la tempesta recava, poi, il suo udito fu proiettato verso un suono aspro di zoccoli che correvano nella sua direzione. Doveva nascondersi!

Riprese a correre con più audacia, immergendo i piedi nel torrente. Questo sembrò allargarsi in una larga pozza quasi calma, ma picchiettante di pioggia.

Il rombo dell'acqua che cascava da una bassa rupe, le fece sollevare il capo e sgranare gli occhi. Era giunta alle cascate. Ricordando ciò che Kyu le disse a proposito di quell'antro nascosto, si precipitò a salire il costone per trovarci rifugio.

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